Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949 |
L'anima umana ha per natura e per grazia un senso della giustizia che le dà coscienza delle sue colpe e del castigo che esse meritano, della purificazione che esse richiedono, bisogno come istintivo di riparazione che fa accettare o cercare la sofferenza come mezzo di soddisfare alla giustizia di Dio, di purificare l'anima, di soddisfare per suoi debiti, di liberarli.
Con questa purificazione e riparazione l'anima si libera e riacquista la pace, riconosce i diritti di Dio, si rende al suo amore.
La sofferenza non solo ripara e cancella il peccato, rimette l'anima nell'ordine e nel bene, ma essa forma inoltre l'uomo morale, gli dà per così dire la sua statura, la sua forza, il suo valore.
Essa sviluppa tutte le sue potenze.
La sofferenza rischiara lo spirito.
Quante cose ignorano e non saranno mai capaci di capire quelli che non hanno sofferto, perché la sofferenza purificando il cuore rende l'occhio più semplice, lo sguardo più penetrante, e anche perché riconduce alla verità:
verità su se stesso; si sente la propria piccolezza, la propria indigenza e impotenza.
Essa dà all'anima il vero suo valore e le fa conoscere ciò che le manca.
Verità sulle creature; essa distrugge i castelli in aria e dissipa molte illusioni, rischiara sugli effetti del peccato e sulle sue conseguenze.
"Sappi e vedi che è cosa pessima e amara l'aver abbandonato il tuo Signore e di non esserti dato pensiero di rispettarmi e di temermi" ( Ger 2,19 ).
La sofferenza dà alla vita il suo senso, il suo carattere serio, austero, penitente cioè il suo carattere vero.
Essa conferma la fede nei destini eterni e ne accresce il desiderio.
Le ore di prova sono ore di grazia, visite del Signore: esse fanno riconoscere Dio.
Il peccato rende la volontà rilassata e debole, la sofferenza pare, certe volte, abbatterla, ma in realtà la prova, la esercita, la provoca.
La sofferenza distrugge, spezza le forze perverse o fittizie della volontà, essa l'afferra, la raddrizza, la rende più vigorosa.
La natura non trova nella sofferenza che contraddizioni e ripugnanze.
Per accettarle, e più ancora, per sottomettervisi e abbandonarvisi, essa deve farsi violenza, vincere se stessa, trionfare di sé.
Così la sofferenza fortifica e sviluppa la potenza della volontà per il bene e, sotto la Croce umilmente accettata e coraggiosamente portata, l'anima si fa più libera, più valorosa, più agguerrita, più santamente ardente.
Dio compie l'opera sua nella sofferenza: opera d'amore.
È sovente verso il termine di una vita, quando l'anima si è esercitata a lungo nell'azione che Dio viene a perfezionare l'opera, a cesellare e finire l'abbozzo e dare con la croce le ultime finiture, le ultime purificazioni sulla terra, ultima preparazione prima di chiamarla dinanzi a Lui.
Se la Croce, cristianamente portata, fortifica e santifica la volontà ed eleva l'anima verso Dio, essa è molto più efficace quando raggiungendo il cuore lo umilia e lo dona a Dio.
Di fronte alla Croce, lo spirito si sottomette, la volontà si rassegna, il cuore, a sua volta, si tranquillizza e si arrende.
La sofferenza che raggiunge il cuore lo inclina verso Dio, apre nuove vie all'amore, all'abbandono, alla confidenza, e nello stesso tempo porta alla carità verso il prossimo, alla comprensione delle sue pene e delle sue sofferenze, alla vera bontà dando a tutte le virtù una nuova forza, una maggior perfezione, quel compimento che l'aver sofferto aggiunge alla virtù.
La profonda nobiltà di certi caratteri, la dignità, la magnanimità, la serenità che sì sovente si ammira nei santi, non sono altro che l'opera intima della sofferenza e della Croce
"Nulla condensa tanto la vita quanto la sofferenza;
nulla accelera quanto essa il lavoro dell'esperienza e nulla arricchisce la nostra natura e le nostre facoltà di accrescimenti più splendidi.
È l'afflizione che fa i santi" ( Padre Faber: "ai piedi della Croce" ).
L'amore reso ordinariamente a chi è nel dolore, non è semplice compassione, ma è una specie di rispetto istintivo ispirato da colui che è nella prova;
egli sembra attualmente toccato dalla stessa mano di Dio.
( Questo condanna l'educazione moderna nella sua attenzione eccessiva ad evitare agli educanti tutto ciò che è pena, dolore, sofferenza: svalutazione della persona umana ).
Ogni virtù ogni santità religiosa si riduce a seguire Nostro Signore.
Sequere Me ; a seguirlo più da vicino possibile.
"Se qualcuno vuol seguirmi rinneghi se stesso, prenda dì per dì la sua croce e mi segua" ( Lc 9,23 ).
Gesù Crocifisso è il libro della vita;
prendiamolo ogni giorno e meditiamolo, ci insegnerà ogni verità.
La passione di N.S. Gesù Cristo è come l'irradiazione suprema del suo amore.
Si dà a noi completamente.
"Nessuno ha carità più grande che quella di colui che dà la vita per i suoi amici" ( Gv 15,13 ).
Si lamenta che l'abbiamo lasciato solo e domanda il nostro amore.
"I miei amici e i miei parenti si sono allontanati.
Ho aspettato che qualcuno prendesse parte ai miei dolori e non l'ho trovato" ( Sal 69 ).
È con la Croce generosamente portata che il nostro amore salirà verso Gesù, che noi penetreremo nell'intimo del suo Cuore.
"Chi non ha sofferto per Nostro Signore e con Nostro Signore non può essere sicuro di amarlo" ( Mons. Gay: Dolore cristiano ).
"Il mio vivere è Cristo, e il morire un guadagno" ( Fil 1,21 ).
La sofferenza ha le sue ascensioni come l'amore:
sofferenza del corpo, agonia del cuore, desolazione dell'anima.
Quando l'avversità ci prova, essa rischiara l'anima nostra con una luce superiore, ci distacca da questa terra e ci eccita a cercare una dimora più elevata in cielo.
Essa ci toglie ogni desiderio che non abbia per fine Gesù e Gesù Crocifisso la cui grazia ci attacca in quel tempo alla Croce per farci poi risuscitare con Lui.
"Do nella carne mia compimento a quello che rimane dei patimenti di Cristo" ( Col 1,24 )
"Quello che rimane, cioè la continuazione attraverso i secoli dei patimenti, dei membri del suo corpo mistico e specialmente di quelli chiamati a dedicarsi alla sua causa".
"Quest'uomo è uno strumento eletto da me.
Io gli farò vedere quanto debba egli patire per il nome mio" ( At 9,16 ).
La vita della Chiesa si appoggia sopra il sacrificio storico di Nostro Signore e sul sacrificio mistico continuato dai suoi membri: Messa e martiri.
È per questo doppio sacrificio che le anime sono salvate, conquistate a Dio.
Così la persecuzione favorisce e feconda l'opera divina della Chiesa.
"L'odio di Satana e più ancora l'amor di Dio s'incontrano" ( Mons. Gay ) per fortificare la Chiesa e moltiplicare i santi.
on c'è dubbio, l'apostolato è necessario e lo sarà fino alla fine, la preghiera è indispensabile e può molto, ma l'uno e l'altra saranno tanto più efficaci quanto più sacrificio vi si aggiungerà.
Il sacrificio, l'olocausto totale e vivo di se stesso nella sofferenza della croce unito al sacrificio redentore tocca il cuore di Dio, attira le sue benedizioni, allontana gli effetti della sua giustizia, attira dal suo Amore grazie abbondanti di misericordia e di salvezza.
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