Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949 |
a) Accettare la Croce - Bisogna dunque accettare la Croce, le nostre Croci che non mancano mai.
"Sollevati, abbassati, esci fuori di te, rientra in te stesso, in tutto incontrerai la Croce" ( Imit. II,12 ).
Bisogna accettare ogni croce del corpo, croce del cuore, dello spirito, dell'anima, croce temporale o spirituale, croce di sofferenze, di tentazioni, di privazioni, di disprezzi, di obbrobri, croce proveniente direttamente da Dio ovvero da Dio per mezzo delle creature, croce nella vita religiosa, croce dai Superiori, dagli uguali, dagli inferiori, da noi stessi ecc.
Nessuna è buona per se stessa, ma diventa buona per quelli che soffrono per amor di Dio.
"Lo stesso fuoco che distrugge la paglia, purifica l'oro" ( S. Agostino ).
Esempio dei due ladroni.
b) Con umiltà - Bisogna santificare la sofferenza e perciò:
· Accettare la croce con umiltà per la rassegnazione, l'adesione libera e sincera dell'anima che non esclude le ripugnanze e le apprensioni eccetto una grazia particolare.
Questa adesione trionfa sulla natura senza sopprimerla né mutilarla.
"È meglio per il cuore umano piangere e consolarsi, anziché cessare, non piangendo, di essere un vero cuore umano" ( S. Agostino ).
· Rimanere in ogni cosa nella semplicità e nella verità.
· Scusare e comprendere i dolori più sensibili come effetti di debolezza fisica, di emotività, di grande impressionabilità di temperamento.
Accettare umilmente questa nostra debolezza.
"L'anima mia è triste fino alla morte.
Se è possibile, questo calice si allontani" dominata però dalla rassegnazione calma e amorosa.
"Si faccia la tua volontà e non la mia" ( Mt 26,38-39 ).
"Quest'adesione si fa sovente in mezzo a tanti turbamenti da sembrare che essa sia ritirata nella più alta punta dello spirito come nel torrione d'una fortezza dove rimane coraggiosa e forte quantunque tutto il resto sia preso da affanno e da tristezza" ( S. Francesco di Sales. Amor di Dio VII, 3 ).
c) Portare la Croce non solo con pazienza, ma "con cuor deciso e coraggioso" ( S. Bernardo ).
La rassegnazione diventa accettazione coraggiosa e attiva che oltrepassa la semplice adesione e moltiplica gli atti di virtù:
atti di fede, di speranza, d'umiltà, di coraggio, di confidenza, di abbandono.
"Preparati dunque come buono e fedel servo di Cristo a portare con coraggio la croce del tuo Signore crocifisso per amor tuo" ( Imit. II, 12,10 ).
d) Bisogna inoltre, ad imitazione di Gesù Cristo e con la sua grazia, amare la sofferenza, abbracciarla con ardore, accettarla e anche desiderarla come supremo trionfo dell'amore e della grazia.
"Ho un battesimo col quale debbo essere battezzato e qual pena è la mia, fino a tanto che sia adempito" ( Lc 12,50 ).
Follia della croce, secondo il mondo; vera e alta saggezza secondo Dio.
La carità spiega tutto, non solo essa giustifica l'amore delle sofferenze e le conserva in noi, ma essa sola le rende veramente possibili.
Sarebbe però un errore il credere che la perfezione consista nell'amare direttamente e sensibilmente la sofferenza, vi sarebbe in ciò un'impossibilità reale.
Se la croce non è che la croce, essa non trova in noi che opposizione e orrore, ma se vediamo in essa Nostro Signore Gesù e Gesù Crocifisso, subito l'amore ha la sua ragione d'essere, e trova il suo posto;
ciò che era impossibile diventa possibile.
"Non mi credetti di sapere altra cosa tra voi, se non Gesù Cristo e questo crocifisso" ( 1 Cor 2,2 ).
È l'amore di preferenza che porta a segnare tutto, nella propria vita, col segno della croce, segno dell'amore, affinché Dio sia glorificato in tutto.
Condizione indispensabile per questa vita d'amore: liberazione di sé, libertà interiore.
"Se vuoi andare alla Croce, spogliati di ogni cosa, ché bisogna essere leggeri e liberi affinché il tuo cuore e la tua volontà siano sempre nel Cuor di Dio, che il Cuore e la Volontà di Dio siano sempre nel tuo cuore" ( S. Angela da Foligno ).
"Quando l'anima ha preso la sua spinta verso Dio, meravigliosamente libera e superiore a tutti i supplizi essa stende, per volare, delle grandi e magnifiche ali e, forte del suo casto amore, si slancia verso Dio che la chiama" ( S. Agostino ).
Questo amore potente e forte è in noi per vocazione come risulta dall' art. 2º delle R. e C.
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