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Si è fatto obbediente fino alla morte ( Fil 2,8 )
Col voto d'Obbedienza, l'uomo si sottomette a un altro uomo come occupante nei suoi riguardi, il posto di Dio, col fine di rinunciare alla propria volontà e assicurarsi così la salvezza eterna.
Tale è la natura dell'obbedienza religiosa.
L'obbedienza religiosa è quella che è fondata sul voto o la promessa speciale che se ne fa a Dio; è ciò che la distingue da ogni altra obbedienza naturale o civile; l'una è basata sulla dipendenza che la natura mette tra gli uomini; l'altra, sui rapporti che esistono tra loro nell'ordine sociale: l'una e l'altra sono obbedienze cristiane, quando se ne compiono i doveri in vista di Dio; e tale virtù è graditissima a Dio, molto meritoria e non solamente vantaggiosa, ma assolutamente necessaria, sia ad ogni uomo in particolare, sia alla società in generale.
Il vizio contrario, la disobbedienza o l'insubordinazione, è affatto incompatibile con la salvezza, e distrugge il buon ordine nella famiglia e nella società.
L'una e l'altra obbedienza traggono, in primo luogo, la loro origine dalla dipendenza essenziale e necessaria dell'uomo da Dio, e dalla sommessione che gli deve come a suo Creatore, e a suo supremo Padrone da cui procede ogni autorità, qualunque essa sia.
"Non c'è podestà che non venga da Dio; è Lui che ha stabilito quelle che sono sulla terra; colui dunque che resiste alle potestà, resiste all'ordine di Dio" ( Rm 13,1-2 ).
Coll'Obbedienza religiosa l'uomo si sottomette a un altro uomo; vale a dire che si mette liberamente e volontariamente sotto la dipendenza di un altro, per fare ciò che questo uomo gli prescriverà e non quello che egli stesso vorrebbe fare.
Questa dipendenza è l'effetto della sua scelta e non della necessità, come avviene sempre nella dipendenza naturale, e il più delle volte nella dipendenza civile; e anche quando quest'ultima dipendenza è di nostra scelta essa differisce sempre molto dalla dipendenza religiosa: per il suo motivo, che è sempre qualche bene temporale; per la sua estensione ché limitata a certi effetti, e per la natura del legame che la forma o costituisce.
Lo scopo o fine della dipendenza religiosa, che è per molte persone la via più sicura della salvezza, esiste sempre; la sua estensione è assai più grande ed è per mezzo del voto che si contrae.
Con l'Obbedienza ci sottomettiamo a un uomo come occupante il posto di Dio.
Non è direttamente e per se stesso che Dio vuole condurre gli uomini, ma è per mezzo di altri uomini che li dirige e che manifesta la sua volontà.
Pretendere di non obbedire che a Dio, sarebbe un non voler obbedire; sarebbe un dirigere se stessi ed esporsi a grandi pericoli.
Perciò Dio ha investito uomini della sua autorità per dirigere gli altri uomini.
Ma siccome la loro autorità è circoscritta in certi limiti, e che quella stessa dei Superiori ecclesiastici, che è tutta spirituale, si limita a comandare le cose in generale necessarie alla salvezza, l'obbedienza religiosa viene sempre stimata come pratica santa e costantemente seguita nella Chiesa, perché appoggiata sulle parole di Dio stesso che vuol farci conoscere con tal mezzo, le sue volontà e condurci più sicuramente nella via della salvezza e della perfezione.
Impegnarvisi con Voto, in una di quelle società che Dio suscita nella sua Chiesa, e che la Chiesa stessa, guidata dallo Spirito Santo, segna col sigillo della sua approvazione, è tendere alla propria salvezza e perfezione in modo più sicuro e più perfetto, ed è la vera Obbedienza religiosa.
Quando ci sottomettiamo a qualcuno come direttore la nostra dipendenza riguarda unicamente l'interno e ciò che riguarda la coscienza; quando ci sottomettiamo a un Superiore religioso, questa sommessione si estende anche all'esterno, e abbraccia tutte le azioni che cadono sotto l'obbedienza.
Per sottometterci a un direttore si deve essere sicuri della sua fede e della sua sommessione perfetta alla Chiesa.
Bisogna altresì che la sua condotta sia tale che dia un giusto motivo di credere che sia un uomo di Dio capace di condurre nelle vie della perfezione: se in seguito non si trovassero in lui tali doti, sarebbe saggio, e forse necessario, abbandonarlo.
Prima di sottomettersi all'obbedienza di un Superiore religioso, si può conoscere con maggior certezza ciò che egli può esigere, e qual è la forma di vita che bisognerà condurre; ma di più bisogna avere una dolce convinzione che Dio ci chiama a quel genere di vita.
I Superiori religiosi che sono approvati dalla Chiesa, in virtù del Voto che loro si fa, hanno un'autorità particolare per condurre i loro inferiori, e tale autorità deve essere il motivo dell'obbedienza che loro si presta.
È ciò che ne costituisce il merito, la forza e la perfezione.
Col fine di rinunciare alla propria volontà e assicurarsi così la salvezza eterna.
Queste parole esprimono il sacrificio della propria volontà contenuto nel Voto d'Obbedienza, e il frutto che se ne vuole ottenere.
È la pratica più perfetta di quell'abnegazione che è tanto raccomandata nel Santo Vangelo; e certamente non c'è miglior mezzo di questo per assicurare la propria salvezza perché la dannazione avviene sempre per il cattivo uso della propria volontà.
Da quanto s'è detto dell'Obbedienza si può arguire la sua eccellenza.
Si è che i Voti sono il sacrificio più grande e più perfetto che l'uomo possa fare di sé a Dio; ma tra i Voti il più perfetto è quello d'Obbedienza.
Col voto di Povertà l'uomo sacrifica i beni della terra; con quello di Castità, sacrifica il suo corpo; col Voto d'Obbedienza sacrifica la sua volontà; e sacrificando la sua volontà, sacrifica interamente se stesso.
Nulla dunque di più glorioso a Dio.
Non c'è pure nulla di più vantaggioso all'uomo.
Il Voto d'Obbedienza lo eleva in modo più eccellente degli altri due voti.
Col voto di povertà l'uomo si eleva sopra la terra e diventa celeste; col voto di castità diventa angelico; il voto d'Obbedienza lo rende in qualche modo divino, per l'unione della sua volontà con quella di Dio stesso: "Chi sta unito col Signore, è un solo spirito con Lui" ( 1 Cor 6,17 ).
Il Voto d'Obbedienza spande su tutte le azioni un nuovo merito, quando si opera con la perfezione che il voto domanda; e con la sua direzione non solamente si è al riparo dall'illusione dell'amor proprio, dagl'inganni dello spirito delle tenebre, dai pericoli dell'ignoranza, dalla seduzione del peccato, ma si è sicuri, anche nelle piccole cose, di fare la volontà di Dio e di farlo col motivo più sublime che è quello di tale santa volontà.
Il religioso che opera per obbedienza fa in tutto ciò che c'è di più santo e di più perfetto per rapporto a lui, perché tutto ciò che fa è conforme alla volontà divina, che gli è intimata dal suo Superiore.
Di qui la pace di coscienza; la dolce sicurezza della propria salvezza!
Quante ricchezze spirituali accumulate in poco tempo!
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13 | Titolo inserito da Fratel Teodoreto. |