Regole del governo individuale e collettivo dei Catechisti

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Regole e riflessioni

Distacco dai parenti ( S.I. - 8 )

Dal "Sommario delle Regole" di S. Ignazio, par. n.8

Ognuno lavori diligentemente a spogliarsi interamente dall'affetto che la carne e il sangue hanno per i parenti e a cambiarlo in affetti spirituali, per non amarli che col solo amore richiesto dalla carità ben regolata, come deve fare chi, essendo morto al mondo e all'amor proprio, non vive più che per Gesù Cristo Nostro Signore che per lui tiene il posto di padre, di madre, di fratello, di sorella e di tutto.

Questa è una delle regole più importanti perché contiene un punto essenziale della perfezione evangelica: il distacco dai genitori e da quelli coi quali abbiamo qualche legame basato sulla natura.

Tutti i cristiani vi sono obbligati fino a un dato punto perché ogni cristiano deve essere un discepolo di Gesù Cristo, e questo Divin Salvatore dichiara che: "Chi non odia il padre e la madre, non può essere mio discepolo".

Non è necessario risalire fino al tempo dei martiri per trovare degli individui che per troppo amore ai genitori fecero cose che li separarono da Gesù Cristo.

Il distacco dei genitori è più necessario ancora agli operai evangelici i quali non faranno mai nulla di grande per Gesù Cristo finché avranno per i loro genitori e parenti un affetto troppo umano.

Il timore di affliggerli impedirà sempre di fare quel sacrificio generoso di se stessi che Dio potrà richiedere da loro.

Ma questa virtù è assolutamente necessaria a dei religiosi che per il loro stato e in virtù dei loro Voti sono obbligati a tendere continuamente alla perfezione e a seguire più da vicino Nostro Signore.

I Catechisti devono applicarsi molto più all'acquisto di questa virtù perché essendovi essi obbligati non meno degli altri religiosi non hanno per tale acquisto la stessa facilità di quelli che sono separati dalla solitudine del chiostro.

Trattenuti sovente dalle circostanze e dalle disposizioni della Divina Provvidenza nel seno di una famiglia che è loro cara e dalla quale ricevono continuamente devono difendersi continuamente dall'impressione troppo viva e troppo naturale che la vista dei parenti e le dimostrazione del loro affetto possono fare su di loro.

Essi devono essere disposti più di qualsiasi altro a rendere loro ciò che è ad essi dovuto; ma devono farlo in modo affatto soprannaturale.

Gesù obbediente a Maria SS. e a S. Giuseppe deve essere il loro modello: obbedendo a loro, è a Dio che bisogna obbedire; è Dio che devono amare in essi, e in vista della loro eterna salvezza.

Nessuna compiacenza per essi dovrà mai portarli a scostarsi in nulla dalla via nella quale Dio vuole che camminino.

Bisogna che siano pronti ad allontanarsi anche per sempre, e con questo si vuol dire, ad affliggerli in modo sensibilissimo, quando il servizio di Dio e la loro perfezione sembreranno richiederlo e che il Signore farà conoscere la sua volontà per mezzo dei Superiori, quantunque essi non dessero su tale punto ordini positivi.

Ricordiamo a tale riguardo, che noi in qualità di religiosi "siamo morti al mondo e a noi stessi per non più vivere che per Gesù Cristo il quale solo deve tener il posto di ogni cosa".

Il riuscire ad avere il distacco naturale dai parenti cambiato in affetto soprannaturale è una grazia preziosa che i Catechisti non debbono mai stancarsi di domandare per il mistero della Santa Infanzia di Gesù e per l'intercessione della SS. Vergine sua Madre e di S. Giuseppe suo padre putativo.

Possono ricordarci tale obbligo pronunciando questi santi nomi: Gesù, Maria, Giuseppe!

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