L'azione

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Dalla soglia della coscienza all'operazione volontaria

Seconda tappa

Gli elementi coscienti dell'azione

È scientificamente assodato che la coscienza esiste, e che non basta studiarla in funzione degli stati esteriori ai quali è legata come a sue condizioni naturali, ma ai quali tuttavia non si riduce.

Ciò è necessario perché le scienze positive sussistano; è necessario, perché volendo che vi sia qualcosa, con questo stesso riconoscimento era già implicato il fenomeno soggettivo.

Non è più quindi una sottigliezza verbale dire che prendendo l'oggeto sì pone il soggetto, e che affermando il fenomeno vi si introduce il pensiero.

L'atto interno è certo, preciso, positivo, scientifico allo stesso modo, e più di qualsiasi fatto fisico, qualsiasi verità matematica.

La coscienza attinge i suoi alimenti nello sconfinato ambiente che compendia in sé.

Ma essa lo compendia e lo contiene solo trascendendolo, formando una sintesi originale, diventando l'atto di tutte queste condizioni e di queste potenze subalterne.

Pertanto fin dal momento in cui appare sotto la forma di appetito o di bisogno istintivo, si da una spontaneità vittoriosa sul determinismo meccanico, automatismo già del tutto psicologico.

Senza dubbio questi stimoli interni dipendono da cause più profonde e, per così dire, sotterranee come germi inconsci della coscienza.

Ma dal momento in cui si elevano e si espandono nella vita soggettiva, con ciò che manifestano dominano tutto ciò che celano in sé.

Pertanto il principio stesso di qualsiasi fenomeno cosciente è un dinamismo e più si intensifica questa luce interiore, meglio concentra le forze e i raggi della natura.

Forse che, nel linguaggio delle apparenze scientifiche, in pieno contesto del mondo, sotto l'oppressione delle energie fisiche e tra le ruote dell'ingranaggio universale, i movimenti non seguono gli impulsi del desiderio?

È possibile, è anzi vero che l'immagine o la tendenza deriva dal determinismo inconsapevole che precede o prepara il risveglio della coscienza.

Ma l'immagine o l'idea trova, in ciò che la suscita e in ciò che essa è, la potenza di produrre un movimento proprio.

C'è dunque una spontaneità motrice che dipende dalla spontaneità soggettiva: il determinismo psicologico assorbe il determinismo fisico, e senza abolirlo vi si sostituisce o vi si sovrappone adoperandolo.

È dunque nella coscienza che adesso bisogna cercare il principio interno, il principio determinante dell'azione.

* * *

Ciò che entra nel campo illuminato della coscienza non può che attraversarlo, e finisce necessariamente per operare al di là.

Ma l'atto, passando in questo modo nell'intimità del soggetto e riflettendosi in essa, una volta uscito dalla natura si trasforma, e divenendo padrone delle proprie condizioni originali, che esso in qualche modo riprende per proprio conto, crea l'intenzione volontaria che animerà tutta la storia ulteriore della sua espansione.

Qui dunque si tocca il punto centrale dello sviluppo naturale dell'azione.

Perché da una parte si mostra che a questa determinazione volontaria dell'atto si raccordano tutti i suoi antecedenti « preconsci »; dall'altra si indica come questa decisione libera prende inevitabilmente corpo in una sequenza di atti « postconsci » che vi restano implicati e sospesi.

In precedenza avevamo intravisto che la coscienza è superiore al determinismo scientifico; qui vedremo sorgere dal determinismo interno un'iniziativa nuova, la quale peraltro non conserverà la sua libertà relativa che cessando di circoscrivere il movimento volontario all'intenzione puramente formale, e cercando al di là della chiara coscienza uno spazio di espansione.

- Pertanto per studiare l'integrazione cosciente dell'azione, descrivo il dinamismo automatico della vita interna.

In tale contesto esibisco l'apparizione necessaria della libertà in seno al determinismo psicologico.

E assodo che questa libertà si conserva solo uscendo da se stessa per sottomettersi a un'eteronomia, per guadagnare alla libertà quello che le sfugge e per buttarsi nell'azione operante.

Insomma il soggettivo si manterrà intatto, completo e genuino solo « oggettivandosi ».

L'intento del capitolo seguente è di mostrare come la coscienza del determinismo psicologico porta naturalmente ad abolire l'automatismo e a sospendere la fatalità dell'azione.

- Studiando dapprima il meccanismo della spontaneità soggettiva in ciò che ha di necessario, cerco poi di indagare in che modo questo sviluppo fatale dell'attività interiore può produrre l'idea stessa del determinismo, e infine indico come l'esistenza e la conoscenza del determinismo interno presuppongono che la vita soggettiva ne sia radicalmente immunizzata.

In tal modo questo stesso determinismo è subordinato a una libertà più intima.

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