Paolo VI e la costruzione della civiltà dell'amore |
L'esortazione apostolica di Paolo VI Evangelii nuntiandi ( = EN ) del 19745 verte sul rapporto tra evangelizzazione e promozione umana.6
Essa consente di precisare meglio la tipicità dell'annuncio, della celebrazione e della testimonianza della civiltà dell'amore da parte della Chiesa, di cui rappresentano altrettanti scopi pastorali.
Sono vie concrete mediante cui la Chiesa vive e si organizza per offrire al mondo i doni di verità e di grazia di cui Cristo l'ha resa depositaria, affinché ogni popolo possa partecipare alla pienezza di vita del Redentore.
Ma ci domandiamo: quanto questi compiti compenetrano la missione primaria di annunciare Cristo, salvatore del mondo?
Sono dimensione costitutiva della missione?
E, se costitutivi, sono parte integrante oppure elemento accidentale e periferico?
Simili interrogativi erano già affiorati nella coscienza ecclesiale allorché il Sinodo del 1971 ( = GNM ) aveva riflettuto sul rapporto tra evangelizzazione e impegno a favore della giustizia.7
« L'agire per la giustizia e il partecipare alla trasformazione del mondo – si risponde nel documento finale su cui si ritornerà più avanti – ci appaiono chiaramente come dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo, cioè della missione della Chiesa per la redenzione del genere umano e la liberazione da ogni stato di cose oppressivo » ( GNM n. 2 ).
Tale affermazione, che oggi appare scontata, era in realtà – in un contesto in cui molti sottacevano o addirittura dimenticavano la dimensione cristologica, trascendente, dell'impegno per la giustizia e la liberazione, rischiando l'immanentizzazione della missione della Chiesa – un nucleo veritativo ed esistenziale da sviscerare in tutte le sue sfaccettature, senza cadere in messianismi terrenisti o in fondamentalismi disincarnati.
Fino a qual punto e in che misura, dunque, l'impegno per la promozione dell'uomo è dimensione costitutiva per l'evangelizzazione?
La risposta della EN a questa domanda cruciale sembra essere la seguente: l'impegno di promozione e di liberazione è elemento necessario e qualificante dell'opera evangelizzatrice, ma non primario.
La sua secondarietà non equivale, però, a marginalità rispetto al contenuto essenziale, imprescindibile, dell'annuncio che Dio, nel suo Figlio morto e risorto, ha amato il mondo e ha offerto la salvezza a ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia ( cf. EN nn. 26-27 ).
L'impegno per la giustizia e – ritornando al nostro tema – quello per la realizzazione della civiltà dell'amore entrano a costituire l'evangelizzazione nella sua fisionomia completa, pena il suo impoverimento e stravolgimento seppure secondo una gradualità diversa.
La EN, per quanto detto, rappresenta uno sforzo chiarificatore notevole circa la specificità dell'impegno proprio del cristiano, che comprende la costruzione della civiltà dell'amore e che non è disgiungibile dall'annuncio della salvezza in Gesù Cristo.
In caso contrario la testimonianza cristiana si ridurrebbe a mera opera filantropica, immane e inutile tentativo prometeico, esposto al rischio della disperazione perché incapace di essere all'altezza di un'esistenza divina che non ci si può autodonare.
L'attenzione rivolta da Paolo VI al cuore dell'evangelizzazione rivela la sua sollecitudine e insieme la sua preoccupazione pastorale affinché all'opera complessa dell'umanizzazione delle culture – implicante assunzione, purificazione ed elevazione dei criteri di giudizio, dei valori determinanti, delle linee di pensiero, dei modelli di vita – non venga a mancare la forza risanatrice e trasfiguratrice di Cristo redentore, principio assoluto di novità di vita.
E così, con il primato dell'evangelizzazione, affidato alla testimonianza e alle necessarie mediazioni storiche e culturali delle comunità cristiane, si matura quella che da alcuni fu definita la « scelta religiosa » della chiesa montiniana.8
Ma veniamo più direttamente al binomio evangelizzazione e civiltà dell'amore, perché esso fornisce, a nostro avviso, un'angolatura teologico-ecclesiologica che conduce a penetrare il mistero della Chiesa e della sua missione più in profondità.
In altri termini, il binomio evangelizzazione e impegno per la civiltà dell'amore, rispetto al precedente – evangelizzazione e promozione umana –, viene a costituire nella riflessione di Paolo VI una prospettiva privilegiata sulla compenetrazione tra i due poli, scongiurando senza margini d'ombra il pericolo che la promozione umana e l'innalzamento di una civiltà sul modello trinitario possano essere visti come opere meno importanti o non centrali in relazione alla responsabilità primaria delle comunità ecclesiali.
In realtà, se la costruzione della civiltà dell'amore è un compito che erompe dalla natura e dalla missione stessa della comunità ecclesiale – che è comunione di amore tra Dio e l'uomo, comunità a servizio dell'unità della famiglia umana in se stessa e in Dio –, si giunge con maggiore chiarezza e immediatezza al punto di giunzione tra la proclamazione della Buona Novella dell'amore di Dio e l'impegno per la civiltà dell'amore che, come già detto, include la promozione umana.
Entrambi allora fanno parte, come elementi parimenti indispensabili, dell'essenza della missione pastorale della Chiesa.
La Chiesa, che chiama l'umanità a condividere la vita trinitaria hic et nunc per poterla poi godere pienamente in paradiso, non può contemporaneamente non invitare a costruire una civiltà omogenea, anticipatrice nel tempo dell'eschaton.
L'evidenza della coessenzialità dei due elementi traspare dal fatto che, nella missione della Chiesa, l'amore di Dio è indissociabile dall'amore del prossimo.
Non esiste un amore di Dio che non si traduca in amore dell'umanità, in elevazione della sua dignità e umanizzazione della sua relazionalità.
La Chiesa non può proclamare il comandamento nuovo senza "sporcarsi le mani" nella costruzione di un ambiente sociale improntato e animato dall'amore, senza promuovere la vera crescita dell'uomo nella giustizia e nella pace ( cf. EN n. 31 ).
In sintesi, l'annuncio dell'Amore trinitario, donato all'umanità mediante Cristo e celebrato e testimoniato dalla Chiesa, rappresenta il luogo teologico ove l'azione a favore della crescita in amore delle civiltà si rivela essenziale, più che secondaria, oltre che visibilmente e intuitivamente interna e connessa all'opera evangelizzatrice.
Evangelizzazione e costruzione della civiltà dell'amore sono le due facce di una stessa medaglia.
Entrambe si completano e contribuiscono a comporla nella sua sostanza e nella sua concretezza.
Indice |
5 | Il testo latino e italiano della Evangelii nuntiandi si può leggere in AAS 58 (1976), pp. 5-76; Enchiridion Vaticanum, V, EDB, Bologna 1979, nn. 1588- 1716, pp. 1008-1125. Per il testo italiano e la numerazione, seguiamo L'impegno di annunziare il Vangelo, Elle Di Ci, Torino 1975. Sulla preparazione e svolgimento del Sinodo preliminari all'esortazione apostolica di Paolo VI si vedano: G. Caprile, Il sinodo dei vescovi. Terza Assemblea Generale (27 settembre-26 ottobre 1974), Edizioni «La Civiltà Cattolica», Roma 1975; R. Laurentin, L'évangélisation après le quatrième Synode, Seuil, Paris 1975. Per la bibliografia, si veda anche Paulus P. P. VI (1963-1978). Elenchus Bibliographicus, collegit Pál Arató. Denuo refudit, indicibus instruxit P. Vian, nn. 2374-2431, Istituto Paolo VI-Studium, Brescia-Roma 1981, pp. 103-105. Tra i commenti, citiamo AA. VV., L'annuncio del Vangelo oggi: commento all'esortazione apostolica di Paolo VI «Evangelii nuntiandi », Pont. Università Urbaniana, Roma 1977 |
6 | In questo paragrafo ci si proietta in avanti rispetto al Sinodo del 1971, dedicato al tema della giustizia, per fermarsi sulla diaconia della Chiesa nei confronti della civiltà dell'amore e per precisare il rapporto tra evangelizzazione, promozione umana e civiltà dell'amore: un rapporto spesso frainteso |
7 | Una buona fonte di informazione per tutto ciò che concerne il Sinodo dei Vescovi del 1971 è costituita dall'opera di G. Caprile, Il sinodo dei vescovi. Seconda assemblea generale ( 30 settembre-6 novembre 1971 ), 2 voll., Edizioni « La Civiltà Cattolica », Roma 1972. Ma può tornare utile anche la lettura di G. Salvini, Il sinodo e la giustizia nel mondo, in « Aggiornamenti sociali », 23/2 (1972), pp. 83-98. Il testo latino e italiano del documento finale si può trovare in Enchiridion Vaticanum, IV, EDB, Bologna 1991, nn. 1238-1308, pp. 800-839. Per il testo italiano e la numerazione seguiremo il Documento su «La giustizia nel mondo» (30 novembre 1971), in I documenti sociali della Chiesa, II, pp. 1074-1103 |
8 | Cf. B. Sorge, Uscire dal tempio, intervista autobiografica a cura di P. Giuntella, Marietti, Genova 1989, p. 122 |