Gesù Cristo rivelazione dell'uomo |
Se cerchiamo di guardare più da vicino l'opera di Teilhard per definirne la natura, dobbiamo dire che è un'apologetica, cioè la riflessione di un uomo di scienza sulla sua fede, allo scopo di vedere se e come scienza e fede possono armonizzarsi.
Non soltanto un grande numero dei suoi scritti hanno direttamente o indirettamente questo carattere apologetico, ma Teilhard stesso propone la sua opera come una « apologetica ».
Nell'Abbozzo di una dialettica dello spirito, presenta persino i « tempi successivi » della sua « apologetica », o se si preferisce, della sua « dialettica ».27
Il suo primo obiettivo è di rovesciare la barriera che, da quattro secoli, non ha cessato di crescere tra scienza e rivelazione, tra Chiesa e scienza.
In un mondo dominato dalla scienza, Teilhard si applica a riconciliare visione religiosa e visione scientifica dell'universo.
A questo proposito scrive Mons. de Solages, egli « si mostra come il più grande apologista del cristianesimo, da Pascal in poi ».
Cuénot afferma ancor più: « Teilhard è tra i più grandi apologisti della religione cristiana …
Ha elaborato una apologià del cristianesimo la cui potenza dimostrativa è paragonabile e forse superiore al pensiero di Pascal, di Newman, di Maurice Blondel ».28
Il cristianesimo, all'inizio del XX secolo, cioè all'epoca del modernismo, si trova di fronte un mondo nato al di fuori di lui: un mondo formato e influenzato dalla scoperta dello spazio immenso, dalla scoperta soprattutto della durata, che porta con sé l'idea di un progresso indefinito.
A prima vista, questa religione del progresso e dell'evoluzione non si armonizza col cristianesimo.
Adoratori della terra e adoratori del Dio del Vangelo sono in conflitto.
« Per nascita, l'universalismo e il futurismo del Mondo moderno sono a tendenza panteista, immanente, organicista, evolutiva … mentre quelli del Cristianesimo sono soprattutto espressi in termini di personalità, di trascendenza, di rapporto giuridico e di fissità …
Una Religione della Terra sta formandosi contro la Religione del Cielo ».29
Agli occhi dei non credenti il cristianesimo sembra coagulato, chiuso su se stesso.
L'uomo moderno ha l'impressione che la Chiesa volti le spalle al progresso, allo sforzo dell'uomo per costruire l'universo.
Teilhard condivide questa convinzione: il cristianesimo perde velocità, segna il passo.
La Chiesa non accoglie le aspirazioni profonde dell'uomo moderno.
Con le sue resistenze a seguire l'umanità sulle vie del progresso, ha lasciato che si creasse una spaccatura inguaribile tra essa e la scienza.
Il non credente ha l'impressione che, per diventare cristiano, deve « diminuirsi ».30
Evidentemente dopo il Vaticano II e la Gaudium et spes, molte delle lamentele di Teilhard non hanno più ragione di essere; per lo meno sul piano delle dichiarazioni.
Ma Teilhard scrive agli inizi del secolo.
Uomo di scienza e credente, Teilhard si sente « visceralmente » cittadino delle due città nemiche.
Ora è convinto che esiste, nonostante tutto, un punto di congiunzione e di riconciliazione tra questi due mondi in apparenza irriconciliabili e che parlano un linguaggio estraneo.
È ugualmente convinto che la sua vocazione propria, è di dire agli uomini del suo tempo la parola che attendono, in particolare di dire ai teologi come dovrebbero esprimersi per essere presi sul serio dagli uomini di scienza.
Ma perché avvenga questa congiunzione, è necessario che da ambo le parti si faccia un passo per avvicinarsi.
Teilhard infatti si trova di fronte a positivisti senza religione e a cristiani senza gusto della vita.
Una certa maniera di vedere il mondo è chiusa ad alcuni credenti tanto quanto il mondo della fede può esserlo ai non credenti.
Vi sono cristiani che non capiscono il senso dell'agire umano, dello sforzo umano, del progresso umano e, di conseguenza, si rifiutano di impegnarvisi.
Perciò l'apologetica di Teilhard si rivolge sia ad intra che ad extra.
In una lettera del 22 agosto 1925 a Auguste Valensin, scrive: « Raccolgo poco a poco gli elementi di una Divinizzazione della Terra che seguirà ( ad usum christianorum ) a l'Ominizzazione … » scritta, questa, ad usum Gentilium.
L'insieme farà, insomma, la mia Apologetica, un'Apologetica a base evoluzionista, ma che mi sembra veramente e adeguatamente cristiana.31
L'impresa di Teilhard si rivolge quindi sia ai cristiani che ai non cristiani.
Un uguale sforzo di comprensione è richiesto ai credenti come agli uomini di scienza.
Per gli uomini di scienza, l'evoluzione è un fatto e una certezza.
A questo mondo occorre quindi proporre un deciframento accettabile del testo della natura.
L'approccio di Teilhard sarà risolutamente una visione scientifica del mondo concepito come evolutivo.
Al punto di partenza, pone dei princìpi generalmente riconosciuti dagli scienziati: origine dell'universo a partire da un atomo primitivo che esplode e si diffonde ( teoria dell'abate Lemaìtre ), granulazione della materia, teoria atomica, strutturazione progressiva degli esseri in livelli fisici discontinui, cerebralizzazione delle vertebre come preparazione all'ominizzazione, socializzazione umana, ecc.
La sua spiegazione dell'universo e del fenomeno umano deve convincere gli intelletti, perché è coerente e rende conto dei fatti.
Teilhard vuoi condurre gli uomini di scienza a riconoscere che l'unità convergente dell'evoluzione non ha senso, se non ammette, non soltanto l'in-avanti del progresso, ma anche l'in-alto che la dirige efficacemente fin dall'inizio.
Teilhard introduce così l'idea di trascendenza, come pure l'idea di finalità, che gli scienziati gli rimprovereranno.
Inoltre, pensa Teilhard, senza la fede in un senso e in uno sbocco della vita, l'uomo non può continuare a vivere e ad agire.
Teilhard prepara così la strada per l'accettazione del Cristo, solo capace di garantire l'avvenire dell'uomo.
Solo il cristianesimo è capace di dare un senso totale all'universo in via d'evoluzione.
Teiihard vuole giungere a « cristificare » l'evoluzione.
Il suo progetto in definitiva è di dimostrare all'uomo di scienza che l'evoluzione dell'universo trova in Dio e, finalmente nel cristianesimo, una coerenza che costituisce un criterio di verità.
Teilhard, tuttavia, non vuole una conclusione « placcata » dall'esterno.
Concepisce la rivelazione e la fede come una risposta inattesa e appagante a un misterioso appello venuto dalle profondità del cosmo e dell'uomo: e in questo si avvicina a Pascal e a Blondel.
Lo sforzo di avvicinamento e di comprensione chiesto ai cristiani non è minore.
Per riconquistare le posizioni perdute di fronte alla mentalità moderna, occorre più che una revisione: ci vuole una conversione totale.
Non senza ragione il cristianesimo è stato accusato di lesa umanità, di antiumanesimo.
Troppi cristiani hanno dato l'impressione che, per essere cristiani, ci si doveva opporre al progresso.
La Chiesa « pur accettando verbalmente alcuni risultati e alcune prospettive del Progresso … sembra non credervi.
A volte benedice. Ma le manca la voglia ».32
Per riconciliare scienza e cristianesimo, si deve ripensare il senso cristiano del lavoro, del progresso, della ricerca, dello sforzo umano .33
Perché il Dio salvatore è anche il Dio creatore.
Cristo ha condannato il mondo superbo, vile, gaudente, ma non il mondo del lavoro e dello sforzo disinteressato.
Questo mondo continua l'impulso del Creatore.
Il cristiano deve capire che lavorare al progresso dell'universo, sotto tutte le sue forme, non è soltanto occasione di merito, ma innanzitutto una collaborazione alla creazione del mondo e all'edificazione del Cristo totale.
Fin che i cristiani non proveranno le aspirazioni e le ansietà del mondo moderno, non potrà mai realizzarsi l'incontro del cielo e della terra.
Il cristianesimo deve accettare « senza reticenze le nuove dimensioni ( spaziali, temporali, psicologiche ) del Mondo intorno a noi ».34
La Chiesa deve accettare con magnanimità il mondo del progresso e credervi veramente.
« Immergersi per emergere e sollevare.
Partecipare per sublimare.
È la legge stessa dell'Incarnazione …
Io penso che il Mondo moderno non si convertirà alle esperienze celesti del Cristianesimo se prima il Cristianesimo non si converte ( per divinizzarlo ) alle speranze della Terra ».35
Tutta la sua vita, Teilhard, credente e scienziato, ha lavorato per riconciliare il nostro mondo con Dio e con Cristo, invitando l'uomo contemporaneo, figlio della civiltà scientifica e tecnica a raggiungere Cristo nell'universo.
Per lui senso cosmico e senso cristico, lungi dall'opporsi e dall'escludersi, sono destinati a incontrarsi e a esaltarsi.
Teilhard cerca di raggiungere l'uomo del XX secolo sulla sua strada, nella sua fede nel progresso, per condurlo a credere, prima allo Spirito, poi a Dio, poi a Cristo.
Sogna di riconciliare l'amore dell'uomo per il progresso col lavoro per il progresso del Regno di Dio.
In una lettera del 26 maggio 1923 diceva già: « Io credo in un Assoluto che hic et nunc si manifesta a noi in nessun altro modo che attraverso Cristo …
In ciò consiste tutta la mia Apologetica. Non ne concepisco altra ».36
All'uomo del XX secolo, appassionato per il progresso di un universo di cui ha scoperto la durata e lo spazio infiniti, propone la figura del Cristo cosmico, abisso di grandezza in tutte le direzioni, che abbraccia l'universo, l'uomo e il suo progresso.
Nel 1943 scrive: « Per Super-Cristo, io non voglio assolutamente dire un altro Cristo, un secondo Cristo diverso dal primo, e più grande di lui; ma intendo dire lo stesso Cristo, il Cristo di sempre, che si rivela a noi sotto una figura e delle dimensioni ingrandite ».37
Indice |
27 | Esquisse d'une dialectique de l'Esprit, 1946, Oeuvres, 7, p. 149. |
28 | BRUNO DE SOLAGES, Teiihard de Chardin, Lyon, 1966, p. 390; C. CUÉNOT, « Science et foi chez Teiihard de Chardin », Études Teilhar- diennes, 1968, p. 10. |
29 | Quelques réflections sur la conversion du monde, 1936, Oeuvres 9, p. 159. Stessa idea in La Mystique de la science: «Accidentalmente, a causa dell'interpretazione materialista che attribuiva al movimento evolutivo recentemente scoperto nell'Universo, la religione della scienza si situava come avversaria del Dio del Vangelo. A questa provocazione i fedeli del Vangelo dovevano naturalmente rispondere condannando. Così è nata, e così continua nel corso del diciannovesimo secolo, la guerra infelice, che conosciamo anche troppo bene, tra scienza e religione » (La Mystique de la Science, 1939, Oeuvres 6, p. 219). |
30 | Quelques réfiexions sur la conversion du monde, 1936, Oeuvres 9, p. 164; C. CUENOT, « Science et foi chez Teiihard de Chardin », Éfudes Teiihardiennes, 1968, p. 35. |
31 | Lettres intimes de Teiihard de Chardin a A. Valensin, B. de Solage, H. de Lubac, A. Ravier, Paris, 1974, Lettera del 22 agosto 1925 a A. Valensin, p. 125. |
32 | Quelques réflexions sur la conversion du monde, 1936, Oeuvres 9, pp. 165-166. |
33 | Ibid., p. 165. |
34 | Ibid., p. 165. |
35 | Ibid., p. 166. |
36 | Lettres a Léontine Zanta, Paris, Lettera del 26 maggio 1923, p. 53. |
37 | Super-Humanité, Super-Christ, Super-Charité, 1943, Oeuvres 9, p. 208. |