Gesù Cristo rivelazione dell'uomo |
Pascal, Teilhard e Blondel cercano di capire l'uomo del loro tempo per meglio farsi intendere da lui e per condurlo a interrogarsi sulla sua reale identità in Gesù Cristo.
Tutti e tre cercano nell'uomo del loro tempo un punto d'inserzione favorevole al cristianesimo.
Il punto debole del del destinatario deve diventare il punto forte della dimostrazione.
Pascal si rivolge agli spiriti forti del suo tempo: colti fino alla raffinatezza, ma superficiali e mondani fino al libertinaggio, pronti a divertirsi fino ailo stordimento che fa dimenticare il tragico dell'avventura umana, avidi di tutto, ma vuoti di Dio.
Sono questi uomini, che vivono nell'apatia religiosa più totale, che occorre inquietare fino al brivido della morte eterna.
A questi mondani, Pascal, parlerà il linguaggio degli autori alla moda: Epitteto e Montaigne.
A questi gaudenti parlerà della vita.
Pascal cercherà di far barcollare quella falsa sicurezza, di dimostrare loro il volto smorfioso e orrendo che nascondono sotto la maschera del piacere.
In realtà, sono esseri miserabili, feriti, sconvolti, contraddittori, che hanno bisogno di essere illuminati e salvati.
Teilhard si rivolge agli scienziati del suo tempo, che vedono nel cristianesimo una religione che non soltanto non si interessa al progresso, ma gli è ferocemente opposta.
Scienza e religione sono due universi chiusi su se stessi, senza linguaggio comune.
Lo scisma tra fedeltà al mondo e fede in Dio è completo.
Da una parte una religione statica; dall'altra una scienza altera e sprezzante.
Come favorire l'incontro di questi due universi?
Come far capire che senso cosmico e senso cristico, lungi dall'opporsi sono destinati a incontrarsi, a completarsi, a esaltarsi?
Cristo è ancora più grande dell'universo.
D'altra parte lo scienziato, a dispetto delle apparenze, è inquieto davanti all'avvenire di un mondo la cui padronanza gli sfugge.
Anch'egli, in fondo a sé, cerca un appoggio.
A quest'uomo segnato dalla scienza, Teilhard parlerà il linguaggio della scienza.
A una mente che non concepisce la realtà che in termini d'evoluzione, parlerà il linguaggio dell'evoluzione.
Teilhard convoca gli scienziati del suo tempo all'intelligenza di un universo in evoluzione; mostrerà loro che, per capire l'evoluzione nella sua totalità ( incluso l'uomo ) e trovargli uno sbocco, occorre uscirne, invocare Qualcuno che assicuri il successo dell'evoluzione.
Ora, se vi si riflette, il fenomeno cristiano sembra appunto la chiave che decifra l'evoluzione e la consolida.
Blondel si trova confrontato al mondo laico: un mondo che evolve in modo autonomo, di fronte alla Chiesa e al cristianesimo.
Il pensiero della fine del XIX secolo è gelosamente attaccato alla sua autonomia.
Esso non deve niente al cristianesimo e non attende nulla da esso.
Filosofia e cristianesimo seguono vie parallele.
Una rivelazione esterna che si propone come obbligatoria, è un non senso, ancor più che un'offesa alla dignità dell'uomo.
Il pensiero laico dei secoli XIX e XX non potrebbe accettare altre prospettive che quelle dell'immanenza.
Sarà precisamente la strada seguita da Blondel: mostrare che la vera immanenza dell'uomo deve passare attraverso la confessione della sua indigenza interiore e attraverso l'accoglienza di un azione che la colmi, ma che non è sua.
Blodel, come Teilhard si interessa all'azione umana, tuttavia meno nelle sue realizzazioni concrete, sempre più stupende, che nel suo dinamismo interiore; meno all'oggetto che alla facoltà realizzatrice.
Pascal si interessa all'uomo peccatore, macchiato, infelice, per indicargli dov'è la sua vera salvezza e la sua vera felicità.
Teilhard si rivolge al nostro desiderio di vita e di speranza, e ci indica l'opera da fare.
Blondel si rivolge al nostro volere insaziabile per indicarci ciò che solo lo può colmare.
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