Gesù Cristo rivelazione dell'uomo |
Senza Cristo non sappiamo cosa è l'uomo: non comprendiamo nulla di ciò che sono il lavoro e la giustizia, il peccato e la libertà, gli altri e noi stessi, la sofferenza e la morte.
Senza Cristo sappiamo ancora meno chi è Dio e quale tipo di rapporto vuol avere con noi.
« Noi non conosciamo Dio che mediante Gesù Cristo ».1
Nella vita personale, e anche a livello della scienza, abbiamo tendenza ad addomesticare Dio, per farne un'immagine adattata ai nostri schemi di pensiero, alle nostre preoccupazioni.
Noi « proiettiamo » su di lui le caratteristiche della nostra epoca, della nostra cultura.
Oggi, come ieri, noi ci fabbrichiamo degli idoli.
Senza dubbio il quarto Concilio del Laterano ci ha opportunamente ricordato che tra Dio e l'uomo non potrebbe esistere che un rapporto di analogia e che la differenza tra lui e noi è ancora più grande della somiglianzà: siamo noi che dobbiamo allinearci su Dio, e non lui su noi.
Eppure, nel corso della storia, quante immagini di Dio persistenti e grossolane!
Quante caricature! Un Dio inaccessibile e inavvicinabile; un Dio dominatore e despota; un Dio legislatore e vendicatore che spia ogni minima debolezza; un Dio matematico, che soppesa meriti e demeriti; oppure al contrario un Dio addomesticato, che si invoca nei casi urgenti ( noie di salute e di denaro ); un Dio bonaccione, col quale si pratica ogni specie di accomodamento.
Al di fuori del cristianesimo, pensiamo al Dio orologiaio, architetto, meccanico, di Voltaire e dei deisti; al Dio morto di Nietzsche, di Marx, Feuerbach, Freud; al grande represso del XX secolo, ora ritirato nelle sue terre e poco ingombrante.
I cristiani sanno bene che solo Cristo, vero Dio e vero uomo, può dirci chi è Dio.
Eppure anche di Gesù la storia ci offre una galleria infinita di ritratti, modelli secondo le epoche, gli ambienti, le culture, le opzioni politiche.
I ritratti di Gesù sono tanto numerosi quanto sconcertanti.
Chi è Gesù? Un esempio eminente? un genio religioso? un maestro del pensiero? un focoso adolescente? un tenero romantico? un rivoluzionario? un liberatore? un capo operaio? un contestatore? un eretico? un ribelle? un utopista?
Ciò che lo fa accettare dai cristiani come Signore ( amore crocifisso, prossimità, umiltà, incarnazione ), è precisamente ciò che lo fa rigettare dai musulmani.
Davanti a tanti ritratti così contraddittori, si è tentati di gridare, come Maurice Clavei: Dieu est Dieu, nom de Dieu.2
Non si può manipolare Dio in questo modo, diluire l'Infinito, scomporre l'Assoluto.
Non si può disporre di Dio.
E Gesù non è un presta-nome, un sosia di Dio.
Gesù non è un codice, ma il volto umano dell'Assoluto, l'epifania di Dio.
Non si può dissociare Dio da Gesù, come due esseri diversi.
Solo Dio parla bene di Dio.
Solo la rivelazione può dire chi è Dio, perché « nessuno ha mai visto Dio; il Figlio unico che è nel seno del Padre, lui, lo ha fatto conoscere » ( Gv 1,18 ), « Chi mi ha visto, dice Gesù, ha visto il Padre » ( Gv 14,9 ); « nessuno va al Padre » se non mediante Cristo ( Gv 14,6 ); « nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare » ( Mt 11,27 ).
Per sapere chi è Dio, occorre mettersi in ascolto e alla scuola del Figlio, che è la Parola del Padre: « Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo » ( Lc 9,35 ).
Il Dio in cui noi crediamo è colui che ha parlato per mezzo del Figlio: « Dopo aver parlato nei tempi antichi ai Padri per mezzo dei profeti, Dio … ci ha parlato per mezzo di suo Figlio » ( Eb 1,1-2 ).
Se si può parlare di Dio, è perché Dio ha parlato di se stesso per mezzo di suo Figlio.
Proponendoci tuttavia un Dio « a misura di Dio », Gesù ha rivelato i lineamenti di una immagine paradossale: ogni tratto troppo marcato esige subito una correzione.
Anche se conosciuto, Dio resta sempre paradossalmente sconosciuto: nella rivelazione del Figlio, resta il più conosciuto e il più sconosciuto, l'accessibile inaccessibile.
Il Dio di Abramo, di Mosè, di Amos, di Isaia, di Davide, di Maria, di san Paolo, di san Giovanni, di Francesco d'Assisi, di Teresa d'Avila, resta sempre sconcertante, imprevedibile, inquietante.
Indice |
1 | B. PASCAL, Pensées, C730 B151. |
2 | M. CLAVE!., Dieu est Dieu, nom de Dieu, Paris, 1976. |