Gesù Cristo rivelazione dell'uomo |
Se Cristo ci ha rivelato Dio come Amore, è perché la vita divina è essenzialmente un focolaio d'amore.
Ciò che il Nuovo Testamento ci rivela, è la rivelazione di Dio, Padre, Figlio e Spirito, vale a dire di persone che si amano e che ci amano.
Questo Dio, che è unità perfetta di persone amanti, è quindi identicamente Carità.
Nella vita divina, quello che colpisce, più che la Trinità delle persone, è l'irresistibile attrattiva vicendevole che le tiene legate.
Ogni persona si distingue dalle altre per il modo in cui possiede l'amore supremo.
Ora, la meraviglia delle meraviglie, è che l'umanità sia invitata a entrare in questo cerchio d'amore.10
Per san Paolo, Dio è il Dio e Padre di Nostro Signore Gesù Cristo, suo Padre e nostro Padre.
« Abba, Padre », è il termine scelto da Cristo per rivolgersi a Dio, perché è questo termine che meglio esprime la generosità totale.
Il Padre infatti è l'iniziativa d'amore, la sovrabbondanza di una vita che non vuole che donare e donarsi.
Il Padre non si esprime, non si afferma che in un altro, infinitamente amato, il Figlio.
Il Padre è interamente Paternità, Padre di un unico Figlio, e da sempre.
Tutto il suo amore è nel suo Figlio.
E tuttavia questo Padre « ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » ( Gv 3,16 ), affinchè noi fossimo con lui.
Poiché la natura divina, indivisibilmente una, è comunicata integralmente, occorre dire che il Figlio, che riceve tutto il suo essere dal Padre, ne è la perfetta immagine.
Da ambo le parti l'amore è infinito.
Come il Padre è la paternità stessa, il Figlio è interamente filiazione: Figlio unico, del Padre unico, e da sempre.
Riceve tutto dal Padre, non per compiacersi nel dono ricevuto, perché il Figlio, orientale interamente verso il Padre, si nutre della sua volontà, brama di glorificarlo: il suo slancio verso il Padre è uguale alla generosità del Padre.
Poiché Cristo è la trasparenza del Padre ( Col 1,15 ), la Parola in cui il Padre si esprime interamente ( Gv 17,26; Mt 11,25-27 ), è anche il solo che possa rivelarci fino a che punto il Padre ama il Figlio, fino a che punto ama gli uomini, suoi figli, generati dal sangue di suo Figlio.
L'amore umano aspira a una unione che, senza distruggere l'amore, e mantenendo la distinzione delle persone, abolirebbe tra loro ogni distanza.
Impossibile desiderio di una reciprocità perfetta, sentita come tale.
Nella Trinità, invece, l'intimità d'amore del Padre e del Figlio è tale che questo amore stesso si esprime in una persona che è Amore: è lo Spirito.
Precisiamo che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio non in quanto sono due, ma in quanto sono uno.
Lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio, in quanto il Padre-Figlio, ad modum unius, si ama lui stesso di un amore fecondo.
In linguaggio più tecnico, diciamo che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio, ma in virtù di un'unica aspirazione d'amore, o in virtù di un'unica relazione.
È perché lo Spirito è quindi estasi totale verso il Padre e verso il Figlio, che la Trinità si chiude sulla terza persona.
Così lo Spirito Santo è il legame indecifrabile, l'amore comune del Padre per il Figlio, del Figlio per il Padre, che li porta uno verso l'altro: nodo per sempre sussistente della divina comunione.
Lo Spirito non è che trasparenza: si nasconde per meglio rivelare il Padre e il Figlio.
È in noi come la Luce, come l'Acqua, come il Soffio che fa vivere.
All'origine di tutto, si trova « l'Amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » ( Rm 5,5 ).
Gli si danno i nomi più diversi: soffio, libertà, forza, dono, legame, consolatore, spirito di verità.
È lui che « scruta tutto fino alle profondità divine …
Nessuno conosce i segreti di Dio se non lo Spirito di Dio » ( 1 Cor 2,10-11 ).
È lo Spirito che ci dà la conoscenza di Cristo, che ci svela il senso della sua vita, del suo messaggio, della sua morte.
Non aggiunge nulla al messaggio di Gesù, ma lo ripete, lo interiorizza, lo rende solubile nell'anima, perché l'amore è fonte di conoscenza ( Gv 14,21 ).
È pure lo Spirito che agisce in noi, come sorgente di « ripresa », quando la stanchezza ci assale, quando il soffio ci abbandona.
Allora è lui che viene alla riscossa, che ci « vitaminizza », ci rilancia.
È lui che è la sorgente di tutti i nuovi slanci, di tutti i rinnovamenti, di tutti gli aggiornamenti della Chiesa.
Perché lo Spirito non si stanca mai, non invecchia mai: sempre giovane, sempre nuovo, sempre ardente come il primo amore.
Dio è un perpetuo sgorgare d'amore.
Così, dall'origine alla fine, nella vita divina come nella storia della salvezza, tutto è dono, tutto è amore.
Dono dell'amore di una persona all'altra, in seno alla Trinità; dono della persona del Figlio nell'incarnazione e nella redenzione; dono di Cristo nell'eucaristia.
Ciò che stupisce, in Dio, non è la salvezza offerta a tutti gli uomini, ma piuttosto la sovrabbondanza dell'amore.
Dio è Amore.
Ora l'amore di persone divine è insieme rivelazione, esempio, origine e sorgente di ogni amore.
La Trinità non è quindi un dogma facoltativo: è l'essenza stessa del cristianesimo, la sua chiave di volta.
Indice |
10 | J.-P. TORRELL, Dieu, qui es-tu?, pp. 1-190; G. SALET, Le Christ in tre vie, Tournai-Paris, 1958, pp. 101-136. |