Pensieri |
Piace vedere l'errore, la passione di Cléobuline, perché non ne è consapevole; non piacerebbe se non fosse stata ingannata.
Piace dare del principe a un re, perché lo abbassa.
« Spegnere la fiaccola della sedizione »: troppo lussureggiante.
« L'inquietudine del suo genio »: due parole troppo ardite.
Quando si gode di buona salute, ammiriamo quello che potremmo fare in caso di malattia.
Quando poi si è malati prendiamo di buon grado le medicine, il male ci convince; non proviamo più le passioni e il desiderio di divertirci e di passeggiare che ci dava la salute, che sono cose incompatibili con le necessità della malattia.
La natura ci dà allora passioni e desideri conformi alla condizione attuale.
Solo le paure che ci diamo da soli e che non vengono dalla natura, ci turbano, perché uniscono alla situazione in cui ci troviamo le passioni di quella in cui non ci troviamo.
Poiché la natura ci rende sempre infelici in ogni condizione, il desiderio evoca per noi una condizione felice, unendo alla condizione in cui ci troviamo i piaceri della condizione in cui non ci troviamo; ma anche se raggiungessimo quei piaceri, non per questo saremmo felici, perché concepiremmo altri desideri conformi alla nuova condizione.
Bisogna esemplificare questa affermazione generale.
Quelli che negli affari sfortunati conservano sempre la speranza e si rallegrano della buona sorte, se non si affliggono di quella cattiva vengono sospettati di essere contenti che l'affare sia andato male, e sono felici di trovare pretesti per sperare, così da mostrare che sono interessati, mascherando con la gioia che fingono di provare quella che provano per l'affare andato male.
La nostra natura vuole il movimento, una quiete assoluta è la morte.
[ Mitton ] vede bene che la natura è corrotta e che gli uomini sono avversi allo spirito cortese, ma egli ignora perché essi non possono volare più alto.
Le belle azioni nascoste sono le più degne.
Quando ne trovo qualcuna nella storia, come a pagina 184, mi piacciono molto; ma in fin dei conti non sono state per niente nascoste dal momento che sono note e, per quanto si sia fatto allo scopo di nasconderle, quel poco che si sono mostrate rovina tutto, perché la cosa più bella era di averle volute nascondere.
Non è forse voler compiacere il mondo ciò che ci fa ritenere certe cose moralmente possibili?
Non ci vorrete far credere che sia questione di verità, e che se non ci fosse la moda dei duelli voi trovereste lecito battersi, solo esaminando la cosa in se stessa?
La giustizia consiste in ciò che è stabilito: e così tutte le nostre leggi stabilite verranno necessariamente ritenute giuste senza essere esaminate, per il solo fatto di essere stabilite.
Sentimento.
La memoria, la gioia dei sentimenti, e anche le proporzioni geometriche diventano sentimenti, perché la ragione rende naturali i sentimenti e i sentimenti naturali vengono cancellati dalla ragione.
Gentiluomo.
Non se ne dovrebbe [ dire ]: « È matematico », né « predicatore », né « eloquente », ma: « È gentiluomo ».
Solo questo tratto universale fa per me.
Se vedendo un uomo ci si ricorda del suo libro, è un brutto segno.
Preferirei che ci si accorgesse di una qualità solo occasionalmente e all'atto di usarne, « ne quid nimis », nel timore che una qualità prenda il sopravvento e ci faccia etichettare; non si pensi che parla bene se non quando si deve parlar bene, ma allora ci si pensi.
Miracoli.
Il popolo ci arriva da solo, ma bisogna dargliene una ragione.
È antipatico trovarsi nell'eccezione della regola; anzi bisogna essere severi e contrari nei confronti dell'eccezione, e tuttavia, quando è certo che vi sono delle eccezioni alla regola, bisogna darne un giudizio severo ma giusto.
Montaigne.
Quanto di buono c'è in Montaigne può venire assimilato con difficoltà.
Ciò che ha di cattivo, intendo fuori dai costumi, potrebbe essere corretto in un attimo se lo si fosse avvertito che raccontava troppe storie e parlava troppo di sé.
Non avete mai visto delle persone che, per protestare della scarsa attenzione che manifestate nei loro confronti, vi portano l'esempio di gente importante da cui sono stimati?
Direi loro: « Mostratemi le qualità con cui avete affascinato quelle persone, e anch'io vi stimerò ».
La memoria è necessaria per tutte le operazioni della ragione.
Quando un discorso sensato descrive una passione o le sue conseguenze, troviamo in noi stessi la verità di ciò che udiamo senza sapere di averla, così che siamo portati ad apprezzare chi ce l'ha fatta sentire, perché non ci ha rivelato il suo bene ma il nostro.
Questo beneficio ce lo rende degno di essere amato, oltre al fatto che l'intesa intellettuale spinge necessariamente il nostro cuore ad amarlo.
Probabilità.
Ognuno può aggiungere, nessuno può togliere.
Non mi accusate mai di dire il falso su Escobar perché è conosciuto.
I discorsi sull'umiltà sono motivo d'orgoglio per i vanitosi e di umiltà per gli umili.
Così quelli sullo scetticismo sono motivo di certezza per i certi.
Pochi parlano umilmente dell'umiltà, pochi castamente della castità, pochi dello scetticismo dubitando.
Siamo solo menzogna, ambiguità, contraddizione, ci nascondiamo e ci mascheriamo davanti a noi stessi.
Scrivendo ciò che penso, qualche volta il pensiero mi sfugge; ma ciò mi ricorda la mia debolezza che dimentico continuamente, e questo mi istruisce quanto il pensiero dimenticato, perché il mio solo scopo è di conoscere il mio nulla.
Compatire gli infelici non è in contrasto con la concupiscenza; anzi, si è ben contenti di fornire questa testimonianza d'amicizia e attirarsi una reputazione di bontà senza dare niente.
Conversazione.
Grandi parole sulla religione: « Io la nego ».
Conversazione.
Lo scetticismo è utile alla religione.
È necessario uccidere per impedire che ci siano i malvagi?
Dove ce n'era uno ce ne saranno due, « Vince in bono malum » ( sant'Agostino ).
Spongia solis.
Quando vediamo che un effetto si ripete sempre uguale, ne concludiamo una necessità naturale, come che domani farà giorno, ecc.
Ma spesso la natura ci smentisce e non si assoggetta alle sue stessi leggi.
Lo spirito crede naturalmente e la volontà ama naturalmente, così che in mancanza di oggetti veri, essi devono attaccarsi a quelli falsi.
In questo mondo ci sarà sempre la grazia e anche la natura, così da essere in qualche modo naturale.
E dunque ci saranno sempre dei pelagiani e sempre dei cattolici, e sempre ci sarà lotta.
Perché gli uni vengono dalla prima nascita e gli altri dalla grazia della seconda nascita.
La natura ricomincia sempre le stesse cose, gli anni, i giorni, le ore, e anche gli spazi.
E i numeri fianco a fianco, uno dopo l'altro; così si forma una specie d'infinito e di eterno.
Non che ci sia in tutto ciò qualcosa d'infinito e di eterno, ma questi enti finiti si moltiplicano in modo infinito.
Solo il numero che li moltiplica, mi sembra, è infinito.
L'uomo è propriamente omne animai.
Il potere fondato sull'opinione e sull'immaginazione dura qualche tempo, ed è un potere dolce e volontario.
Quello fondato sulla forza dura sempre.
Così l'opinione è come la regina del mondo, ma la forza ne è il tiranno.
Sarà ben condannato chi lo sarà tramite Escobar.
Eloquenza.
Ci vuole piacevolezza e realtà, ma bisogna che questa piacevolezza sia tratta dal vero.
Ognuno è per se stesso un tutto, perché una volta morto, il tutto è morto per sé.
Da ciò deriva che ciascuno crede di essere tutto per tutti.
Non si deve giudicare la natura dal nostro punto di vista, ma dal suo.
Bisogna che in ogni dialogo e discorso, a coloro che se ne offendono, si possa dire: « Di cosa vi lamentate »?
Uno che sa fare delle belle battute, cattivo carattere.
Volete che si pensi bene di voi? Non lodatevi.
Non solo guardiamo le cose da altre angolazioni, ma con altri occhi; non ci curiamo di trovarle uguali.
Non ama più questa persona che amava dieci anni fa.
Lo credo: non è più la stessa, e neppure lui.
Egli era giovane e anche lei: lei è del tutto diversa.
Forse egli l'amerebbe ancora come era una volta.
Noi non ci sosteniamo nella virtù con le nostre forze, ma per il contrappeso dei due vizi opposti, così come restiamo in piedi tra due venti contrari.
Togliete uno di questi vizi, cadiamo nell'altro.
Stile.
Quando si vede lo stile naturale si rimane stupiti e come rapiti, perché ci si attendeva di vedere un autore e si trova un uomo; al contrario quelli che se ne intendono e che, vedendo un libro, credono di trovare un uomo, rimangono sorpresi di trovare un autore.
« Plus poetice quam humane locutus es ».
Rendono davvero onore alla natura quelli che apprendono da lei che può parlare di tutto, anche di teologia.
Bisogna che il mondo sia ben cieco se vi crede.
Il papa detesta e teme i sapienti che non gli sono sottomessi per voto.
L'uomo non è angelo né bestia, ma disgrazia vuole che chi vuole fare l'angelo faccia la bestia.
Quelli che amano la Chiesa si dolgono di vedere i suoi costumi corrotti, ma almeno rimangono le leggi.
Ma costoro corrompono le leggi.
Si guasta il modello.
Montaigne.
I difetti di Montaigne sono grandi.
Parole lascive: non hanno valore, malgrado Mlle de Gournay.
Ingenuo: « gens sans yeux ».
Ignorante: « quadratura del cerchio », « mondo più grande ».
Le sue idee sull'omicidio volontario, sulla morte.
Egli suggerisce il disinteresse per la salvezza, « senza timore e senza pentimenti ».
Il suo non era un libro di devozione, non ne aveva l'obbligo, ma c'è obbligo di non distogliersi da essa.
Si possono scusare le sue idee un po' libere e sensuali in qualche circostanza della vita, ma non si possono scusare le sue idee del tutto pagane sulla morte.
Perché bisogna rinunciare a ogni devozione se non si vuole morire da cristiani.
Ora, in tutto il suo libro egli pensa solo a morire in modo dolce e distaccato.
Non ammiro affatto l'eccesso di una virtù come il valore, se non vedo al tempo stesso l'eccesso della virtù opposta: come in Epaminonda che possedeva un valore estremo e un'estrema benevolenza.
In caso contrario non ci si eleva, si cade.
Non si dimostra la propria grandezza per il fatto di trovarsi su un estremo, ma toccando contemporaneamente i due estremi e colmando ciò che vi è tra uno e l'altro.
Ma è possibile che si tratti di un movimento improvviso dell'anima da uno all'altro degli estremi, e che essa non si trovi mai che in un punto, come il tizzone del fuoco.
E sia, ma se questo non testimonia dell'estensione dell'anima, ne rivela almeno l'agilità.
Movimento infinito.
Il movimento infinito, il punto che riempie tutto, il movimento è quiete.
Infinito senza quantità, indivisibile e infinito.
Ordine.
Perché dovrei suddividere la mia morale in quattro piuttosto che in sei?
Perché dovrei fissare quattro virtù, due, una?
Per fermarmi al « abstine et substine » piuttosto che al « seguire la natura » o al « condurre le proprie faccende senza ingiustizia » come vuole Platone, o a un'altra cosa?
« Ma ecco », direte voi, « tutto racchiuso in una parola ».
Sì, ma se non lo si spiega è inutile.
E quando si fa per spiegarlo, aprendo questo precetto che contiene tutti gli altri, essi ne escono proprio in quella primitiva confusione che volevate evitare.
Così, quando sono tutti racchiusi in uno solo, sono nascosti e inutili, come in una cassaforte, e non si rivelano che nella loro confusione naturale.
La natura li ha fissati senza racchiuderli uno nell'altro.
Ordine.
La natura ha messo tutte le sue verità ciascuna in se stessa.
Noi le abbiamo artificialmente racchiuse una nell'altra, ma questo non è naturale.
Ognuna sta al suo posto.
Gloria.
Gli animali non si ammirano.
Un cavallo non ammira il suo compagno.
Non che durante la corsa non ci sia emulazione tra loro, ma ciò resta senza conseguenze.
Nella stalla, il più pesante e mal fatto non cede la propria avena all'altro, come vogliono tra loro gli uomini.
La loro virtù si accontenta di sé.
Quando ci dicono che il calore è un movimento di particelle e luce, il conatus recedendi che noi sentiamo, questo ci meraviglia.
Come!
Il piacere non sarebbe altro che un balletto di spiritelli?
Ce ne siamo fatti un'idea così diversa, mentre queste opinioni ci sembrano tanto lontane da quelle altre che definiamo identiche a quelle a cui le paragoniamo.
La percezione del fuoco, questo calore che ci tocca in modo del tutto diverso da ogni altro contatto, la recezione del suono e della luce, tutto ciò ci sembra misterioso.
E tuttavia è una cosa concreta come un colpo di pietra.
È vero che grazie alla sottigliezza, gli spiriti che entrano nei pori raggiungono altri nervi, ma si tratta sempre di nervi toccati.
Avevo trascorso molto tempo nello studio delle scienze astratte e quel po' di esperienza che se ne può avere me ne aveva disgustato.
Quando ho iniziato a studiare l'uomo, ho visto che le scienze astratte non si confanno all'uomo, e che sbagliavo più io ad approfondirle che gli altri ignorandole.
Ho scusato gli altri di saperne poco.
Ma ho creduto di trovare molti compagni nello studio dell'uomo, e che questo fosse il vero studio adatto a lui.
Mi sono ingannato: sono ancora meno di quelli che studiano la geometria.
È solo per non saper studiare l'uomo che si studia il resto.
O forse non è questa la scienza che l'uomo deve possedere, ma è meglio per lui ignorarsi, se vuole essere felice?
Che cos'è l'io?
Un uomo che si mette alla finestra per vedere i passanti, se io passo di là, posso dire che si è messo là per vedere me?
No, perché egli non pensa a me in particolare; ma colui che ama qualcuno a causa della sua bellezza, lo ama?
No, perché il vaiolo, che ucciderà la bellezza senza uccidere la persona, non gliela farà più amare.
Ma se mi amano per la mia intelligenza, per la mia memoria, amano davvero me?
No, perché posso perdere queste qualità senza perdere me stesso.
Dov'è dunque questo io, se non si trova nel corpo e neppure nell'anima?
E come amare il corpo o l'anima, se non per queste qualità, che non sono ciò di cui è fatto l'io, dal momento che sono caduche?
Si può amare la sostanza dell'anima di una persona in modo astratto, indipendentemente dalle sue qualità?
Non è possibile e non sarebbe giusto.
Non amiamo dunque mai nessuno, ma solo le sue qualità.
Non prendiamoci più gioco dunque di quelli che si fanno onorare a causa di cariche e di uffici, perché non si ama nessuno se non per qualità prese a prestito.
È in me, non in Montaigne, che trovo tutto ciò che vi vedo.
Che Dio non ci imputi i nostri peccati, vale a dire tutte le conseguenze e lo strascico dei nostri peccati, che sono spaventosi, delle colpe più piccole, se si vogliono perseguire senza misericordia.
Lo scetticismo è vero.
Perché in fondo gli uomini prima di Gesù Cristo non conoscevano la loro condizione, se fossero grandi o piccoli.
E quelli che hanno affermato una cosa o l'altra, non ne sapevano niente e cercavano d'indovinare senza motivi e per caso.
E comunque sbagliavano sempre, escludendo una o l'altra.
« Quod ergo ignorantes quaeritis, religio annuntiat vobis ».
Montalte.
Le opinioni lassiste sono tanto gradite agli uomini che è strano che le loro non piacciano.
Il fatto è che hanno superato ogni limite.
E inoltre ci sono molti che vedono la verità ma che non riescono a raggiungerla, e ce n'è davvero pochi che non sappiano come la purezza della religione sia contraria alla vostra corruzione.
È ridicolo sostenere che è pronta una ricompensa eterna per costumi escobartini.
Le condizioni più facili per vivere secondo il mondo sono quelle più difficili per vivere secondo Dio; e al contrario, niente è così difficile per il mondo come la vita religiosa; niente è più facile che vivere secondo Dio.
Niente è più facile che trovarsi in una posizione importante e con grandi mezzi per il mondo; niente è più difficile che vivervi secondo Dio, senza prendervi parte e piacere.
Ordine.
Avrei volentieri impostato il discorso come segue: per dimostrare la vanità di ogni condizione, dimostrare la vanità delle vite comuni e poi la vanità delle vite filosofiche, scettiche, stoiche; ma l'ordine non sarebbe rispettato.
Conosco un po' di cosa si tratta e come poche persone lo capiscano.
Nessuna scienza umana lo può mantenere.
San Tommaso non l'ha rispettato.
La matematica lo mantiene, ma pur nella sua profondità essa è inutile.
Il peccato originale è una follia per gli uomini, ma lo si dà per tale.
Non potete dunque rimproverarmi l'irragionevolezza di questa dottrina, perché appunto la presento come irragionevole.
Ma questa follia è più saggia di tutta la saggezza degli uomini, « sapientius est hominibus ».
Perché, senza di essa, cosa si potrebbe dire dell'uomo?
Tutta la sua condizione dipende da questo punto impercettibile.
E come potrebbe capirla con la sua ragione, dal momento che è una cosa irragionevole e che la sua ragione, lungi dall'inventarla con i suoi mezzi, se ne allontana quando gliela si presenta?
Non si dica che non ho detto niente di nuovo, la disposizione degli argomenti è nuova.
Quando si gioca alla pallacorda, da una parte e dall'altra si gioca con la medesima palla, ma uno la piazza meglio.
Sarei anche contento che si dicesse che mi sono servito di parole antiche.
Come se gli stessi pensieri non formassero il corpo di un altro discorso con una disposizione diversa, così come le stesse parole formano pensieri diversi con una disposizione diversa.
Quelli che si trovano nella sregolatezza dicono a quelli che sono nell'ordine che sono loro ad allontanarsi dalla natura, mentre essi credono di seguirla, come chi si trova su una nave crede che ad andarsene siano coloro che si trovano sulla riva.
La lingua è uguale sotto tutti i punti di vista.
Bisogna avere un punto fisso per giudicarla.
Il porto giudica quelli che si trovano sulla nave.
Ma dove prenderemo un porto nella morale?
Natura imita se stessa.
La natura imita se stessa.
Un seme gettato nella buona terra dà frutti.
Un princìpio gettato in un buono spirito dà frutti.
I numeri imitano lo spazio, pur essendo di natura così diversa.
Tutto è fatto e guidato da uno stesso padrone.
La radice, i rami, i frutti, i princìpi, le conseguenze.
Se tutto si muove in modo uguale, in apparenza niente si muove; come in una nave, quando tutti vanno vento in poppa, nessuno sembra che si muova.
Chi è fermo fa rilevare il movimento degli altri, come un punto fisso.
Generali.
Non basta loro introdurre nei nostri templi simili costumi, « templis inducere mores ».
Non solo vogliono essere accettati nella Chiesa, ma come se fossero diventati i più forti, vogliono cacciarne quelli che non lo sono …
« Mohatra. Non è necessario essere teologi per stupirsene ».
Chi avrebbe avuto il coraggio di dire ai vostri generali che era vicino il tempo in cui avrebbero dato simili costumi alla Chiesa universale, chiamando guerra il rifiuto di questo disordine?
« Tot et tanta mala pacem ».
Quando si vuole rimproverare utilmente qualcuno e dimostrargli che si inganna, bisogna fare attenzione al punto di vista sotto il quale osserva la cosa, perché di solito essa, da quel punto di vista, è vera, e concedergli questa verità, ma svelargli l'aspetto secondo cui è falsa.
Questo gli basterà, perché vede che non si ingannava ma gli mancava una visione d'insieme.
Ora, non ci si arrabbia di non vedere tutto, ma non si vuole essere ingannati, e ciò deriva forse dal fatto che l'uomo non può vedere tutto per natura, e che per natura non può ingannarsi sull'aspetto che considera, essendo le percezioni dei sensi tutte vere.
I moti della grazia, la durezza del cuore, le circostanze esteriori.
Romani 3,27: « Gloria esclusa: per quale legge? Delle opere? No, ma della fede ».
Dunque la fede non è in nostro potere come le opere della legge, ci è data in altro modo.
Venezia.
Che vantaggio ne ricaverete se questo viene dal bisogno che ne hanno i princìpi e nonostante l'orrore che ne hanno i popoli?
Se essi vi avessero chiesto, e per ottenerlo avessero implorato l'aiuto dei principi cristiani, potreste vantarvi di questa domanda.
Ma che per cinquant'anni tutti i principi vi si siano adoperati invano, e che ci sia voluto un bisogno così pressante per ottenerlo …
I potenti e gli umili conoscono le stesse disgrazie e le stesse passioni, ma uno è in cima alla ruota e l'altro vicino al centro, e così gli stessi movimenti lo agitano meno.
Legare e sciogliere.
Dio non ha voluto assolvere senza la Chiesa.
Come essa è parte nell'offesa, egli vuole che lo sia anche nel perdono.
Egli l'associa a questo potere come fanno i re con i parlamenti; ma se essa assolve o lega senza Dio, non è più Chiesa, come in parlamento: poiché, anche se il re ha graziato un uomo, occorre che la grazia sia ratificata; ma se il parlamento ratifica senza il re o se rifiuta di ratificare su ordine del re, non è più il parlamento del re, ma un corpo ribelle.
Non potendo avere la perpetuità, essi cercano l'universalità, e in questo modo, per essere santi, corrompono la Chiesa intera.
Papi.
I re dispongono del loro regno, ma i papi non possono disporre del proprio.
Conosciamo così poco noi stessi che molti pensano di star per morire quando stanno bene, e altri pensano di star bene quando sono vicini alla morte, e non sentono la febbre che sta per arrivare o l'ascesso che si sta formando.
Linguaggio.
Non bisogna affatto distrarre lo spirito se non per farlo riposare, ma quando è necessario; farlo riposare quando è necessario e non altrimenti, perché chi lo fa riposare a sproposito lo affatica, e chi affatica a sproposito fa riposare, perché si lascia perdere tutto; a tal punto la malvagità della concupiscenza si diverte a fare tutto il contrario di ciò che si vuole ottenere da noi senza concederci quel piacere che è la moneta per cui noi diamo tutto ciò che si vuole.
Forza.
Perché seguiamo la maggioranza?
Forse perché ha più ragione?
No, solo più forza.
Perché seguiamo le leggi e le opinioni antiche?
Perché sono più sane?
No, ma esse sono unitarie e tolgono la radice della diversità.
Un giorno una persona mi diceva che provava grande gioia e fiducia uscendo dalla confessione.
Un'altra mi diceva che rimaneva nel timore.
Io pensavo che di quelle due se ne poteva fare una giusta, e che ciascuna di loro mancava di ciò che sentiva l'altra.
In altre cose capita lo stesso.
Nel sacramento della penitenza non è soltanto l'assoluzione che rimette i peccati, ma anche la contrizione, che non è autentica se non vuole il sacramento.
Così non è la benedizione delle nozze ad impedire il peccato nell'atto procreativo, ma il desiderio di generare dei figli per Dio, che è autentico solo nel matrimonio.
E come una persona contrita senza sacramento è più disponibile all'assoluzione di un impenitente nel sacramento, così le figlie di Lot, ad esempio, mosse dal solo desiderio di avere dei figli, erano più pure fuori dal matrimonio di quelle donne sposate che non desiderano figli.
Papi.
C'è contraddizione, perché da una parte essi dicono che bisogna seguire la tradizione e non oserebbero negarlo, ma dall'altra ritengono di poter dire quello che vogliono.
Sarà bene attenersi sempre alla prima intenzione, perché non farlo vorrebbe dire andare contro di loro.
Un talento principale che orienta tutti gli altri.
Temere la morte al di là del pericolo, non solo nel pericolo, perché dobbiamo essere uomini.
I fiumi sono strade che camminano e che portano dove si vuole andare.
Le profezie erano ambigue; ora non lo sono più.
« Me ne sono riservati settemila ».
Ammiro questi fedeli sconosciuti al mondo e agli stessi profeti.
Universale.
Morale e linguaggio sono scienze concrete ma universali.
Probabilità.
L'ardore dei santi nel ricercare la verità è stato inutile se il probabile fosse certo.
La paura dei santi che avevano sempre seguito il più certo.
Santa Teresa avendo sempre seguito il suo confessore.
Probabile.
Si veda se la ricerca di Dio è sincera esaminando le cose a cui si tiene.
È probabile che questa carne non mi avvelenerà.
È probabile che rinunciando a sollecitare io non perda il mio processo.
Probabile.
Anche se fosse vero che gli autori sono autorevoli e le ragioni sono sufficienti, direi che essi non sono autorevoli, né ragionevoli.
Come!
Un marito, secondo Molina, può speculare sulla moglie!
Le ragioni che adduce sono ragionevoli?
Sono ragionevoli quelle contrarire di Lessius?
Avreste il coraggio, voi, di prendervi gioco degli editti del re, dicendo che andare in un campo aspettando un uomo non significa battersi a duello?
Che la Chiesa ha certo proibito il duello ma non di passeggiare.
E anche l'usura, ma non …
E la simonia, ma non …
E la vendetta, ma non …
E i sodomiti, ma non …
E il quam primum, ma non …
Due infiniti.
Centro.
Quando leggiamo troppo velocemente o troppo adagio non capiamo niente.
Non si deve misurare la virtù di un uomo dalla sua eccezionalità ma nel quotidiano.
Peccatori senza penitenza, giusti senza carità, un Dio senza potere sulla volontà degli uomini, una predestinazione senza mistero.
Papi.
Dio non produce miracoli nella condotta ordinaria della Chiesa.
Quello dell'infallibilità di un solo uomo sarebbe ben strano; che l'infallibilità appartenga a una moltitudine sembra così naturale invece, perché la condotta di Dio è celata sotto la natura, come un tutte le sue altre opere.
Dell'eccezione essi fanno la regola.
Gli antichi hanno dato l'assoluzione prima della penitenza?
Prendetelo come un'eccezione.
Ma dell'eccezione voi fate una regola senza eccezioni; così che non volete nemmeno più che la regola esista come eccezione.
Tutte le false bellezze che deploriamo in Cicerone hanno degli ammiratori, e in gran numero.
Miracoli.
San Tommaso, t. 3, lib. 7, cap. 20.
Casuisti.
Un'elemosina considerevole, una penitenza ragionevole.
Anche se non si può definire il giusto, si vede bene ciò che non lo è.
I casuisti sono ridicoli se credono di poter interpretare ciò come fanno.
Gente che si abitua a parlare male e a mal pensare.
Il loro gran numero, lungi dall'essere un segno di perfezione, è segno del contrario.
L'umiltà di uno solo fa l'orgoglio di molti.
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