Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se Dio si identifichi con la sua essenza o natura

1 Sent., d. 34, q. 1, a. 1; q Cont. Gent., c. 21; De Un. Verbi. a. 1; De anima, a. 17, ad 10; Quodl. 2, q. 2, a. 2; Compend. Theol., c. 10; Opusc. 37, De Quatuor Oppos., c. 4

Pare che Dio non si identifichi con la sua essenza o natura.

Infatti:

1. Di nessuna cosa si dice che è in sé medesima.

Ma dell'essenza o natura di Dio, che è la divinità, si afferma che è in Dio.

Quindi non pare che Dio si identifichi con la sua essenza o natura.

2. L'effetto assomiglia alla sua causa, poiché ogni agente produce cose simili a sé.

Ma nelle realtà create il supposito non si identifica con la sua natura: infatti l'uomo non si identifica con la sua umanità.

Quindi nemmeno Dio è identico alla sua divinità.

In contrario:

Di Dio si afferma che è la vita, e non soltanto che è vivo, come appare dal Vangelo [ Gv 14,6 ]: « Io sono la via, la verità, la vita ».

Ora, tra la divinità e Dio c'è lo stesso rapporto che tra la vita e il vivente.

Quindi Dio si identifica con la stessa divinità.

Dimostrazione:

Dio si identifica con la sua essenza o natura.

Per capire bene questa verità bisogna sapere che nelle realtà composte di materia e di forma l'essenza o natura e il supposito differiscono necessariamente tra loro.

Infatti l'essenza o natura comprende in sé soltanto ciò che è contenuto nella definizione della specie: come l'umanità comprende solo ciò che è incluso nella definizione di uomo; solo per questo infatti l'uomo è uomo, e precisamente questo indica il termine umanità, vale a dire ciò per cui l'uomo è uomo.

Ora, la materia individuale con tutti gli accidenti che la individuano non entra nella definizione della specie: nella definizione dell'uomo infatti non sono incluse queste determinate carni, queste ossa, o il colore bianco o quello nero, o qualche altra cosa simile.

Quindi queste carni, queste ossa e tutti gli accidenti che servono a determinare tale materia non sono compresi nell'umanità.

E tuttavia sono incluse in ciò che è l'uomo: conseguentemente la realtà uomo ha in sé qualcosa che l'umanità non include.

Ed è per questo che l'uomo e l'umanità non sono totalmente la stessa cosa, ma l'umanità ha il significato di parte formale dell'uomo, poiché i principi [ essenziali ], da cui si desume la definizione, rispetto alla materia individuante hanno carattere di forma.

Perciò in quegli esseri che non sono composti di materia e di forma, e in cui l'individuazione non deriva dalla materia individuale, cioè da questa determinata materia, ma le forme si individuano da sé, bisogna che le forme stesse siano suppositi sussistenti.

Quindi in essi il supposito e la natura non differiscono.

E così, non essendo Dio composto di materia e di forma, come si è dimostrato [ a. prec. ] , è necessario che egli sia la sua divinità, la sua vita e ogni altra cosa che a lui viene in tale modo attribuita.

Analisi delle obiezioni:

1. Non possiamo parlare delle realtà semplici se non al modo delle composte, dalle quali traiamo le nostre conoscenze.

Perciò parlando di Dio ci serviamo di termini concreti [ Dio, Sapiente, Buono … ] per significare la sua sussistenza, dato che per noi soltanto i composti sono sussistenti, mentre per indicare la sua semplicità adoperiamo termini astratti [ Divinità, Sapienza, Bontà … ].

Se quindi si dice che vi sono in Dio la deità, la vita, ecc., ciò deve riferirsi a diversità esistenti nel nostro modo di concepire, e non a distinzioni esistenti nella realtà.

2. Gli effetti di Dio assomigliano a lui non perfettamente, ma per quanto è possibile.

E tale imitazione è imperfetta proprio perché non è possibile rappresentare ciò che è semplice e uno se non per mezzo di molte cose; e per lo stesso motivo si ha nelle creature quella composizione da cui proviene che in esse non si identifichino il supposito e la natura.

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