Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 8, q. 3, a. 1; C. G., I, cc. 13, 14; II, c. 25; De Pot., q. 8, a. 1, ad 9; Comp. Theol., c. 4; In De Trin., q. 5, a. 4, ad 2
Pare che Dio non sia del tutto immutabile.
1. Tutto ciò che muove se stesso è in qualche modo mutevole.
Ora, come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 8,20.39 ], « lo Spirito creatore muove se stesso, ma non nel tempo e nello spazio ».
Quindi Dio è in qualche modo mutevole.
2. Della Sapienza è detto [ Sap 7,24 ] che « è il più agile di tutti i moti ».
Ma Dio è la stessa sapienza.
Quindi Dio è soggetto al moto.
3. I due termini « avvicinarsi » e « allontanarsi » indicano movimento e sono nella Scrittura attribuiti a Dio: « Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi » [ Gc 4,8 ].
Quindi Dio è mutevole.
È detto in Malachia [ Ml 3,6 ]: « Io sono il Signore, non cambio ».
Da quanto è stato precedentemente esposto si dimostra che Dio è assolutamente immutabile.
Primo, perché sopra [ q. 2, a. 3 ] si è dimostrato che esiste un primo ente da noi chiamato Dio e che è necessariamente atto puro, senza mescolanza di potenza [ passiva ], essendo questa in linea assoluta posteriore all'atto.
Ora, tutto ciò che in qualunque maniera muta, in qualche modo è in potenza.
È quindi evidente l'impossibilità di una qualsiasi mutazione in Dio.
Secondo, perché in tutto ciò che si muove vi è qualcosa che permane e qualcosa che cessa: quando per es. un soggetto passa dal colore bianco al nero, perdura sempre quanto alla sua sostanza.
E così in tutto ciò che muta si nota qualche composizione.
Ma come sopra [ q. 3, a. 7 ] si è visto, in Dio non vi è composizione alcuna, essendo egli assolutamente semplice: è chiaro quindi che Dio non può mutare.
Terzo, perché tutto ciò che si muove acquista qualcosa in forza del suo movimento e arriva a ciò a cui prima non giungeva.
Ora Dio, essendo infinito e racchiudendo in se stesso in modo perfetto e universale la pienezza di tutto l'essere, nulla può acquisire, né estendersi a qualcosa a cui prima non giungesse: in nessun modo quindi a lui conviene il movimento.
- Ecco perché, anche tra gli antichi, alcuni, quasi costretti dalla stessa verità, affermarono l'immutabilità del primo principio.
1. S. Agostino qui parla alla maniera di Platone, il quale asseriva che il primo motore muove se stesso denominando moto qualsiasi operazione: e in questo senso gli stessi intendere, volere e amare sono considerati moti.
Siccome dunque Dio intende e ama se stesso, in questo senso dissero che Dio muove se stesso; non invece nel senso che noi ora diamo al moto e alla mutazione in quanto propri dell'essere in potenza.
2. La sapienza è detta mobile metaforicamente, in quanto diffonde la sua somiglianza anche nelle minime cose.
Nulla infatti può esservi che non proceda dalla divina sapienza per via di imitazione come dalla causa efficiente e formale, come i prodotti artificiali procedono dalla perizia dell'artefice.
Così dunque, in quanto la somiglianza della divina sapienza si estende gradatamente dalle creature superiori, che ne partecipano maggiormente, sino alle infime, che meno ne partecipano, si può dire che vi è una specie di processo e di movimento della sapienza verso le cose, come se dicessimo che il sole avanza fino alla terra perché il raggio della sua luce giunge fino ad essa.
E questo è anche il pensiero di Dionigi [ De cael. hier. 1,1 ] quando afferma che « ogni efflusso della divina manifestazione viene a noi da un movimento del Padre dei lumi ».
3. Simili espressioni bibliche dette di Dio sono metaforiche.
Come infatti si dice che il sole entra nella stanza e ne esce se vi giunge o se ne diparte il suo raggio, così si dice che Dio si avvicina a noi o si allontana in quanto noi percepiamo l'influsso della sua bontà o ne siamo privati.
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