Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 2, q. 1, a. 2; Quodl., 5, q. 4
Pare che non vi sia solo un evo.
1. Nei libri apocrifi di Esdra [ Esd 3,4 ] è scritto: « La maestà e la potestà degli evi è presso di Te, o Signore! ».
2. Una diversità di generi richiede una diversità di misure.
Ora, alcuni esseri eviterni, cioè i corpi celesti, sono di ordine corporeo mentre altri, cioè gli angeli, sono sostanze spirituali.
Non vi è dunque un evo soltanto.
3. Siccome evo è nome di durata, le cose che hanno un solo evo hanno anche una sola durata.
Ma tutti gli esseri eviterni non hanno una sola durata, poiché alcuni cominciano a essere dopo gli altri, come è chiaro soprattutto nelle anime umane.
Non vi è dunque solo un evo.
4. Gli enti tra loro indipendenti non pare che abbiano una sola misura di durata: la ragione infatti per cui tutte le realtà temporali appaiono soggette a un unico tempo è che di tutti i movimenti è causa, in qualche maniera, il primo moto, il quale per primo è misurato dal tempo.
Ma gli esseri eviterni non dipendono l'uno dall'altro, poiché un angelo non è causa di un altro angelo.
Quindi non vi è un solo evo.
L'evo è più semplice del tempo e si accosta di più all'eternità.
Ma il tempo è uno solo.
Quindi con più ragione l'evo.
Su questo punto vi sono due opinioni: c'è chi dice che vi è un solo evo e c'è chi dice che ve ne sono molti.
Ora, per sapere quale delle due opinioni sia la più vera dobbiamo considerare da dove deriva l'unità del tempo: poiché alla conoscenza delle realtà spirituali noi arriviamo mediante quelle corporee.
Dicono dunque alcuni che per tutte le realtà temporali vi è un solo tempo, poiché una sola è la serie dei numeri per tutte le realtà numerate: infatti, secondo Aristotele [ Phys. 4,11 ], il tempo non è che un numero.
Ma la ragione è insufficiente, poiché il tempo non è un numero preso come astratto e separato dalle realtà numerate, ma come ad esse inerente, altrimenti non sarebbe continuo: come dieci braccia di panno non sono continue a causa del numero, ma del numerato.
Ora, il numero quale si trova in concreto nelle realtà numerate non è identico per tutte, ma diverso per ognuna.
Quindi altri assegnano come causa dell'unità del tempo l'unità dell'eternità, che è il principio di ogni durata.
E così tutte le durate sono una cosa sola se si considera il loro principio, mentre sono molte se si considera la diversità degli esseri che ricevono la loro durata dall'influsso della prima causa.
Altri invece assegnano come causa dell'unità del tempo la materia prima, che è il primo soggetto del movimento, la cui misura è il tempo.
Ma nessuna di queste due spiegazioni è sufficiente, poiché le cose che hanno in comune la causa o il soggetto, specie se remoto, non si identificano in senso pieno e assoluto, ma solo sotto un certo aspetto.
La vera ragione dell'unità del tempo è dunque l'unità del primo moto il quale, essendo semplicissimo, regola tutti gli altri, come insegna Aristotele [ Met. 10,1 ].
Così dunque il tempo non sta in relazione a quel moto soltanto come la misura al misurato, ma anche come l'accidente al soggetto, e così riceve da esso la sua unità.
Rispetto agli altri moti invece dice rapporto solo come la misura al misurato.
Per cui non si moltiplica col moltiplicarsi di essi, dato che con un'unica misura separata si possono misurare innumerevoli oggetti.
Posto dunque ciò, bisogna sapere che riguardo alle sostanze spirituali vi fu una duplice opinione.
Alcuni, come Origene [ Peri Arch. 1,8 ], dissero che tutte quante derivarono da Dio uguali tra loro, o per lo meno, come altri hanno detto, molte di esse.
Altri invece dissero che tutte le sostanze spirituali provennero da Dio secondo una certa gerarchia e con un certo ordine.
E tale pare essere il sentire di Dionigi [ De cael. hier. 10,3 ], il quale asserisce che tra le sostanze spirituali vi sono le prime, le intermedie e le ultime, anche in un medesimo ordine di angeli.
Secondo la prima opinione, dunque, è necessario dire che vi sono più evi, in quanto vi sono più enti eviterni primi ed eguali.
Secondo l'altra opinione invece bisogna dire che vi è un solo evo poiché, essendo ogni cosa misurata con ciò che vi è di più semplice nel suo genere, come dice Aristotele [ Met. 10,1 ], è necessario ammettere che l'essere di tutti gli enti eviterni abbia per misura l'essere del primo ente eviterno, il quale è tanto più semplice quanto più è eccelso.
E poiché questa seconda opinione è più vera, come dimostreremo in seguito [ I, q. 47, a. 2; q. 50, a. 4 ], ammettiamo al presente che vi è un solo evo.
1. Evo qualche volta è preso per secolo, il quale è un periodo di durata di qualcosa: e in questo senso si dice che vi sono molti evi, come molti secoli.
2. Sebbene i corpi celesti e le creature spirituali differiscano nella loro natura generica, tuttavia convengono nel fatto di avere l'essere intrasmutabile.
E per questo hanno come misura l'evo.
3. Neanche le realtà temporali nascono tutte insieme, e tuttavia hanno un unico tempo, essendo la prima misurata dal tempo.
Così tutti gli enti eviterni hanno un unico evo a motivo del primo tra essi, anche se non iniziano tutti insieme.
4. Perché più cose abbiano una stessa misura non si richiede che una sia causa di tutte le altre, ma che sia più semplice.
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