Summa Teologica - I |
Pare che mediante la grazia non si abbia una conoscenza di Dio più alta di quella che si ha con la ragione naturale.
1. Dice Dionigi [ De myst. theol. 1,3 ] che chi in questa vita si unisce più intimamente a Dio si unisce a lui come a un essere del tutto sconosciuto; e lo afferma anche di Mosè, che pure nell'ordine della conoscenza per grazia raggiunse un grado sublime.
Ora, congiungersi a Dio ignorandone però l'essenza è cosa che avviene anche mediante la ragione naturale.
Quindi per mezzo della grazia Dio non è da noi conosciuto più perfettamente che per mezzo della ragione naturale.
2. Con la ragione naturale non possiamo pervenire alla conoscenza delle realtà divine se non mediante le immagini della fantasia; ma ciò avviene anche in forza della conoscenza per grazia.
Dice infatti Dionigi [ De cael. hier. 1,2 ]: « È impossibile che a noi risplenda il raggio divino senza essere circondato e velato dalla varietà dei sacri veli ».
Quindi mediante la grazia non conosciamo Dio più perfettamente che mediante la ragione naturale.
3. Il nostro intelletto aderisce a Dio per la grazia della fede.
Ora, non pare che la fede sia una conoscenza poiché, come dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 26 ], le cose che non si vedono « sono oggetto di fede, non di scienza ».
Quindi mediante la grazia non ci viene aggiunta una nuova e più eccellente conoscenza di Dio.
In contrario: L'Apostolo [ 1 Cor 2,10 ] scrive: « A noi Dio le ha rivelate per mezzo del suo spirito », cioè quelle cose « che nessuno dei principi di questo mondo ha potuto conoscere » [ 1 Cor 2,8 ]; vale a dire nessuno dei filosofi, come spiega la Glossa [ interlin. di Gir., su 1 Cor 2,8 ].
Mediante la grazia noi possediamo una conoscenza di Dio più perfetta che mediante la ragione naturale.
E lo si prova così.
La conoscenza che abbiamo in base alla ragione naturale richiede due cose, cioè le immagini che ci vengono dalle realtà sensibili e il lume naturale dell'intelligenza, in forza del quale astraiamo dalle immagini sensibili le concezioni intelligibili.
Ora, quanto all'una e all'altra cosa la nostra conoscenza umana è aiutata dalla rivelazione della grazia.
Infatti il lume naturale dell'intelletto viene rinvigorito dall'infusione del lume di grazia, e talora si formano per virtù divina nell'immaginazione dell'uomo anche delle immagini sensibili assai più espressive delle realtà divine di quanto non lo siano quelle che ricaviamo naturalmente dalle realtà esterne: come appare chiaro nelle visioni profetiche.
E talvolta Dio forma miracolosamente anche delle realtà sensibili, come pure delle voci, per esprimere qualcosa di divino; come nel battesimo di Gesù lo Spirito Santo apparve sotto forma di colomba, e fu udita la voce del Padre: « Questi è il mio Figlio prediletto » [ Mt 3,17 ].
1. Sebbene mediante la rivelazione della grazia non conosciamo in questa vita l'essenza di Dio, e in questo senso ci uniamo a lui come a uno sconosciuto, tuttavia lo conosciamo in modo più completo, poiché ci vengono manifestate opere di lui più numerose e più eccellenti, e poiché in forza della rivelazione divina gli attribuiamo delle perfezioni che la ragione naturale non può raggiungere, come ad es. che Dio è uno e trino.
2. Dalle immagini forniteci dai sensi secondo l'ordine naturale, o formate per virtù divina nella nostra immaginativa, si genera una conoscenza intellettuale tanto più perfetta quanto più forte è in un uomo il lume intellettuale.
E così in forza della rivelazione si trae da queste immagini, per l'infusione del lume divino, una più ricca conoscenza.
3. La fede è una certa conoscenza, poiché l'intelletto è determinato dalla fede ad aderire a un oggetto conoscibile.
Però questa determinazione non è causata dalla visione di colui che crede, ma dalla visione di colui al quale si crede.
E così, in quanto manca l'evidenza, la fede resta al disotto della conoscenza scientifica: infatti la scienza determina l'intelletto a una data verità in forza dell'evidenza e dell'intelligenza dei primi principi.
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