Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 45, q. 1, a. 4; De Verit., q. 23, a. 3
Pare che non sia esatto stabilire che cinque sono i segni della volontà di Dio e cioè: la proibizione, il precetto, il consiglio, l'operazione e la permissione.
1. Dio, talora, opera in noi quello che ci comanda o ci consiglia, e qualche volta ci permette quello che ci proibisce.
Dunque tali termini non possono distinguersi tra loro.
2. Dio nulla opera senza volerlo, come dice la Scrittura [ Sap 11,25s ].
Ma la volontà significata si distingue dalla volontà di beneplacito.
Quindi l'operazione non deve classificarsi sotto la volontà significata.
3. L'operazione e la permissione riguardano tutte le creature, poiché Dio opera in tutte le creature, e in tutte permette che qualcosa accada.
Invece il precetto, il consiglio e la proibizione riguardano le sole creature razionali.
Quindi tutte queste cose non sono ben classificate sotto un'unica divisione, non appartenendo al medesimo ordine.
4. Il male accade in più modi che il bene: poiché il bene si attua in una sola maniera, il male invece in tutte le maniere, come notano Aristotele [ Ethic. 2,6 ] e Dionigi [ De div. nom. 4,30 ].
Non è dunque esatto stabilire per il male un solo segno, cioè la proibizione, e due per il bene, cioè il consiglio e il precetto.
Si dicono segni della volontà quegli atteggiamenti con cui noi siamo soliti far intendere che vogliamo qualcosa.
Ora, uno può mostrare che vuole qualcosa o da se stesso, o mediante un altro.
Da se stesso quando compie direttamente, o indirettamente e accidentalmente, qualcosa.
Direttamente quando compie qualcosa di proposito: e in ciò si ha il segno detto operazione.
Indirettamente invece quando non pone ostacoli a un dato evento: infatti chi elimina l'ostacolo merita il nome di movente accidentale, come dice Aristotele [ Phys. 8,4 ].
E con ciò abbiamo il segno detto permissione.
Uno poi manifesta di volere qualcosa per mezzo di altri in quanto dispone altri a compierla: e questo o con una disposizione obbligatoria, comandando ciò che vuole e proibendo il contrario, oppure con la persuasione, che corrisponde al consiglio.
Quindi, siccome questi cinque termini corrispondono ai modi di manifestare la propria volontà rispetto a qualcosa, essi talora vengono chiamati col nome di volontà divina, in quanto sono segni della medesima.
Infatti dal testo del Vangelo [ Mt 6,10 ]: « Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra » appare evidente che il precetto, il consiglio e la proibizione si dicono volontà di Dio.
Che poi la permissione e l'operazione si dicano anch'esse volontà di Dio risulta da quel passo di S. Agostino [ Enchir. 95 ]: « Nulla avviene senza che l'Onnipotente voglia che avvenga, o lasciando che si effettui, o facendolo lui stesso ».
O si potrebbe anche dire che la permissione e l'operazione si riferiscono al presente: la permissione riguardo al male e l'operazione riguardo al bene.
Al futuro invece si riferiscono: rispetto al male la proibizione, rispetto al bene necessario il precetto, rispetto al bene supererogatorio il consiglio.
1. Nulla impedisce che circa la medesima cosa uno mostri la propria volontà in diverse maniere, come si usano molti nomi per indicare la medesima realtà.
Quindi nulla vieta che una sola e identica cosa sia oggetto del precetto, del consiglio e dell'operazione, come pure della proibizione o della permissione.
2. Se si può indicare in senso metaforico che Dio vuole ciò che non vuole di volontà propriamente detta, si può anche indicare con un'espressione metaforica che vuole ciò che vuole in senso proprio.
Quindi nulla impedisce che circa la medesima cosa ci possano essere la volontà di beneplacito e la volontà significata.
Solo che mentre l'operazione si identifica sempre con la volontà di beneplacito, non così invece il precetto o il consiglio: sia perché la prima riguarda il presente e questi ultimi il futuro, sia anche perché quella è un effetto immediato della volontà, mentre questi comportano la mediazione di altri, come si è spiegato [ nel corpo ].
3. La creatura razionale è padrona dei suoi atti, e quindi in rapporto ad essa si possono determinare dei segni speciali della divina volontà, in quanto Dio dispone la creatura intellettuale a operare volontariamente e da se stessa.
Le altre creature invece agiscono solo perché mosse dall'azione divina: perciò rispetto ad esse non ha luogo se non l'operazione e la permissione.
4. Il male morale, sebbene si produca in tante maniere, pure è uniforme in questo, che non si accorda con la volontà di Dio: perciò in rapporto al male è stato posto un solo segno, cioè la proibizione.
Invece i beni stanno in relazione con la divina bontà in varie maniere: poiché ve ne sono alcuni che sono indispensabili per conseguire il godimento della bontà di Dio, e rispetto ad essi abbiamo il precetto; ve ne sono altri invece che servono a conseguirlo con maggiore perfezione, e abbiamo il consiglio.
- O si può anche rispondere che il consiglio riguarda non solo i beni migliori da conseguire, ma anche i mali minori da evitare.
Indice |