Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 7, q. 1, a. 1; De Pot., q. 2, a. 1
Pare che in Dio non esista una potenza relativa agli atti nozionali.
1. Ogni potenza o è attiva o è passiva.
Ma qui non ci può essere né l'una né l'altra: come infatti si è dimostrato [ q. 25, a. 1 ], la potenza passiva in Dio non ci può essere, e quella attiva non può appartenere a una persona per rispetto a un'altra, dato che le persone divine non sono fatte, come già si è visto [ a. prec. ].
Quindi in Dio non c'è una potenza relativa agli atti nozionali.
2. Si parla di potenza in relazione a un possibile.
Ma le persone divine non sono tra le realtà possibili, bensì tra quelle necessarie.
Quindi rispetto agli atti nozionali, che danno origine alle persone, non si deve parlare di potenza in Dio.
3. Il Figlio procede come Verbo, che è una concezione dell'intelletto, mentre lo Spirito Santo procede come Amore, che appartiene alla volontà.
Ma in Dio la potenza riguarda gli effetti che produce, e non l'intendere e il volere, come si è detto [ q. 25, a. 1, ad 3, 4 ].
Quindi in Dio non si può ammettere una potenza per gli atti nozionali.
S. Agostino [ Contra Maxim. 2,7 ] dice: « Se Dio Padre non ha potuto generare un Figlio uguale a sé, dov'è la sua onnipotenza? ».
Vi è dunque in Dio una potenza per gli atti nozionali.
Come si pongono in Dio gli atti nozionali, così si deve ammettere in lui una potenza che li riguardi, poiché la potenza non è altro che il principio di un atto.
Ora, siccome il Padre è concepito da noi come principio della generazione, e il Padre e il Figlio come principio della spirazione, è necessario attribuire al Padre la potenza di generare, e al Padre e al Figlio quella di spirare.
Infatti la potenza di generare non è altro che ciò per cui il generante genera.
Ora, ogni generante genera in forza di una facoltà adeguata.
Quindi in chi genera bisogna ammettere la potenza di generare, e in chi spira la potenza di spirare.
1. Dagli atti nozionali nessuna persona divina procede nel senso che è fatta: perciò anche la potenza relativa agli atti nozionali può essere ammessa in Dio soltanto rispetto a una persona procedente, non a una persona fatta.
2. Il possibile che è opposto al necessario accompagna la potenza passiva, che in Dio non esiste.
Quindi in Dio non vi è nulla di possibile in questo senso; vi si trova invece il possibile che è incluso nel necessario.
E in questo senso, come diciamo che è possibile l'esistenza di Dio, così è possibile la generazione del Figlio.
3. Potenza significa principio.
Un principio poi implica distinzione dalla cosa di cui è principio.
Ora, tra le cose che vengono attribuite a Dio vi è una duplice distinzione: quella reale e quella solo concettuale.
Dio dunque si distingue realmente ed essenzialmente dalle cose di cui è principio per creazione, come una persona si distingue realmente dall'altra di cui essa è principio secondo un atto nozionale.
L'azione invece in Dio si distingue dall'agente solo per una distinzione di ragione: altrimenti in Dio l'azione sarebbe un accidente.
Quindi rispetto a quelle azioni che determinano la derivazione di cose essenzialmente o personalmente distinte da Dio si può attribuire a Dio la potenza nel suo vero concetto di principio [ o di causa ].
Come quindi ammettiamo in Dio la potenza di creare, così possiamo ammettere la potenza di generare e di spirare.
Invece l'intendere e il volere non sono azioni che indichino derivazione di qualcosa che sia distinto da Dio essenzialmente o personalmente.
Quindi rispetto a questi atti non può sussistere in Dio l'attributo della potenza se non secondo il nostro modo di capire e di esprimerci, dato che noi esprimiamo in Dio con termini diversi l'intelletto e l'intendere, nonostante che l'intendere stesso di Dio sia la sua essenza, che non ha principio.
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