Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 20, q. 1, a. 2; C. G., IV, cc. 7, 8
Pare che il Figlio non sia uguale al Padre nella potenza.
1. Dice il Vangelo [ Gv 5,19 ]: « Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre ».
Il Padre invece può fare da sé.
Quindi il Padre è più potente del Figlio.
2. Il potere di chi comanda e insegna è maggiore del potere di chi ubbidisce e ascolta.
Ora, il Padre comanda al Figlio, il quale disse [ Gv 14,31 ]: « Faccio quello che il Padre mi ha comandato ».
Inoltre il Padre insegna anche al Figlio, poiché sta scritto [ Gv 5,30 ]: « Il Padre ama il Figlio, e gli manifesta tutto quello che fa ».
Così pure il Figlio ascolta [ Gv 5,30 ]: « Giudico secondo quello che ascolto ».
Quindi il Padre è più potente del Figlio.
3. Appartiene alla potenza del Padre il poter generare un Figlio uguale a sé.
Dice infatti S. Agostino [ Contra Maxim. 2,7 ]: « Se non potesse generare un Figlio uguale a sé, dove sarebbe l'onnipotenza di Dio Padre? ».
Ma come si è dimostrato [ q. 41, a. 6, ad 1,2 ], il Figlio non può generare un Figlio.
Quindi il Figlio non può tutto ciò che può il Padre nella sua onnipotenza.
E così non è uguale a lui nel potere.
Nel Vangelo [ Gv 5,19 ] leggiamo: « Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa ».
È necessario affermare che il Figlio è uguale al Padre anche nella potenza.
Infatti il potere di agire è una conseguenza della perfezione della natura: vediamo infatti nelle creature che quanto più perfetta è la natura di un agente, tanto più perfettamente esso agisce.
Ora, si è dimostrato [ a. 4 ] che la stessa ragione di paternità e di filiazione richiede che il Figlio sia uguale al Padre nella grandezza, cioè nella perfezione della natura.
Conseguentemente si deve anche dire che il Figlio è uguale al Padre nella potenza.
- E lo stesso si dica dello Spirito Santo rispetto al Padre e al Figlio.
1. Le parole evangeliche: « Il Figlio da sé non può fare nulla » non tolgono nulla al Figlio del potere che ha il Padre, poiché subito si aggiunge: « quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa ».
Esse invece ci mostrano che il Figlio riceve il potere dal Padre, da cui riceve la natura.
Quindi S. Ilario [ De Trin. 9,48 ] può affermare: « L'unità della natura divina è tale che il Figlio, pur agendo di per sé, non agisce da sé ».
2. Il manifestare del Padre e l'ascoltare del Figlio non indicano se non che il Padre comunica al Figlio la scienza, come gli comunica anche l'essenza.
E a ciò stesso può riferirsi il comandare del Padre, avendo egli dato al Figlio da tutta l'eternità, con la generazione, la conoscenza e il volere di ciò che egli doveva fare.
- Oppure, e meglio, tutto ciò è da riferirsi a Cristo in quanto uomo.
3. Come la medesima essenza che nel Padre è paternità nel Figlio è filiazione, così è la medesima potenza quella con cui il Padre genera e il Figlio è generato.
Quindi è chiaro che tutto ciò che può il Padre, lo può anche il Figlio.
Non ne segue però che il Figlio possa generare: poiché [ in tale illazione ] si passa dall'essenza alle relazioni, dato che in Dio la generazione significa una relazione.
Quindi il Figlio ha la stessa onnipotenza del Padre, ma con una diversa relazione.
Il Padre la possiede come donatore, e ciò è indicato col dire che può generare; il Figlio invece la possiede come ricevente, e ciò è indicato col dire che può essere generato.
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