Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se l'essenza dell'anima si identifichi con le sue potenze

Supra, q. 54, a. 3; In 1 Sent., d. 3, q. 4, a. 2; De Spir. Creat., a. 11; Quodl., 10, q. 3, a. 1; De anima, a. 12

Pare che l'essenza dell'anima si identifichi con le sue potenze.

Infatti:

1. S. Agostino [ De Trin. 9,4 ] insegna che « la mente, la conoscenza e l'amore sono nell'anima sostanzialmente, oppure, il che è lo stesso, essenzialmente ».

E aggiunge [ De Trin. 10,11.17 ] che « la memoria, l'intelligenza e la volontà sono una sola vita, una sola mente e una sola essenza ».

2. L'anima è più nobile della materia prima.

Ma la materia prima si identifica con la sua potenza.

Quindi a più forte ragione l'anima.

3. La forma sostanziale è più semplice di quella accidentale, come mostra il fatto che la forma sostanziale non subisce intensificazioni o attenuazioni, ma consiste in qualcosa di indivisibile.

Ma la forma accidentale si identifica con la sua virtù.

Quindi più che mai [ si identificherà con essa ] una forma sostanziale come l'anima.

4. La potenza sensitiva è il principio della sensazione, e quella intellettiva dell'intellezione.

Ma secondo il Filosofo [ De anima 2,2 ] « l'anima è il principio primo del sentire e dell'intendere ».

Perciò l'anima si identifica con le sue potenze.

5. Tutto ciò che non fa parte dell'essenza di una cosa è un suo accidente.

Se dunque la potenza dell'anima è fuori della sua essenza, ne segue che è un accidente.

Ma così si va contro S. Agostino [ De Trin. 9,4 ], il quale afferma che le cose sopra accennate [ mente, notizia, amore, ecc. ] « non hanno per soggetto l'anima, come il colore e la figura hanno per soggetto il corpo, al pari delle altre qualità e della quantità: poiché ogni entità di tal genere non si estende oltre il soggetto nel quale si trova, mentre la mente può ancora amare e conoscere altri oggetti ».

6. « Una forma semplice non può fare da soggetto » [ Boezio, De Trin. 1,2 ].

Ma l'anima è una forma semplice, non essendo composta di materia e di forma, come si è visto [ q. 75, a. 5 ].

Perciò le potenze dell'anima non possono trovarsi in essa come in un soggetto.

7. L'accidente non può causare una differenza sostanziale.

Ma sensitivo e razionale sono differenze sostanziali, derivate dal senso e dalla ragione, che sono due potenze dell'anima.

Quindi le potenze dell'anima non sono accidenti.

Perciò dette facoltà vengono a identificarsi con la sua essenza. In contrario: Dionigi [ De cael. hier. 11,2 ] scrive: « Negli spiriti celesti sono cose distinte l'essenza, la potenza e l'operazione ».

A maggior ragione dunque saranno cose distinte tra loro l'essenza dell'anima e la sua virtù o potenza.

Dimostrazione:

Non è possibile ammettere che l'essenza dell'anima si identifichi con le sue potenze, benché alcuni l'abbiano pensato.

E per il momento bastano due argomenti.

Primo: dato che la potenza e l'atto dividono l'ente e ogni genere dell'ente, è necessario che la potenza e il rispettivo atto appartengano al medesimo genere.

Se quindi l'atto non appartiene al genere della sostanza, anche la potenza che dice ordine a quell'atto non può essere nel genere della sostanza.

Ma l'operazione dell'anima non è nel genere della sostanza, poiché ciò avviene in Dio solo, la cui operazione si identifica con la sua sostanza.

Per cui la potenza di Dio, che è il principio dell'operazione, non è altro che la sua essenza.

Il che non può essere vero né per l'anima né per qualsiasi creatura, come sopra [ q. 54, a. 3 ] abbiamo visto a proposito degli angeli.

Secondo: la cosa appare impossibile anche se consideriamo direttamente l'anima.

Infatti l'anima, considerata nella sua essenza, è atto.

Se dunque l'essenza stessa dell'anima fosse il principio immediato delle sue attività, chi ha attualmente l'anima avrebbe sempre in maniera attuale le operazioni della vita, così come sempre è un vivente.

- [ E questo perché l'anima ], in quanto forma, non è un atto ordinato a un atto ulteriore, ma è il termine ultimo del processo generativo.

Se quindi essa è ancora in potenza a un altro atto ciò non è dovuto alla sua essenza, vale a dire al fatto che essa è forma, ma alle sue potenze.

E così l'anima, considerata come soggetto delle sue potenze, viene denominata [ De anima 2,1 ] « atto primo », in rapporto cioè a un atto secondo.

- Ora, si costata che non sempre chi ha l'anima è in atto rispetto alle operazioni della vita.

Perciò anche nella definizione dell'anima si dice che essa è « l'atto di un corpo che ha la vita in potenza », la quale potenza tuttavia « non esclude l'anima ».

- Resta dunque provato che l'essenza dell'anima non si identifica con la sua potenza.

Non è possibile infatti che una cosa sia in potenza precisamente in quanto è in atto.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino parla della mente in quanto essa conosce e ama se stessa.

Così dunque la conoscenza e l'amore, in quanto si riferiscono a essa stessa quale oggetto conosciuto e amato, sono sostanzialmente o essenzialmente nell'anima, dato che è la sostanza o essenza stessa dell'anima che viene conosciuta e amata.

E in senso analogo va intesa l'altra asserzione, che cioè esse sono « una sola vita, una sola mente e una sola essenza ».

- Oppure, come altri spiegano, tale locuzione è vera allo stesso modo in cui un tutto potenziale, che sta di mezzo fra il tutto universale e il tutto integrale, viene predicato delle sue parti.

Infatti il tutto universale è presente in ciascuna delle sue parti con tutta la sua essenza e virtù, come l'animale nell'uomo e nel cavallo: perciò [ questo tutto ] viene predicato in senso proprio di ogni sua parte.

Invece il tutto integrale non si trova in ciascuna delle sue parti né con tutta la sua essenza, né con tutta la sua virtù.

Quindi esso non viene predicato in nessun modo delle singole parti, ma è predicato in qualche modo, sia pure impropriamente, di tutte insieme: come se dicessimo, p. es., che la parete, il tetto e le fondamenta sono la casa.

Il tutto potenziale infine è presente nelle singole parti con tutta la sua essenza, ma non con tutta la sua virtù.

Perciò si può predicare in un certo modo di ciascuna parte, non però così propriamente come il tutto universale.

E precisamente sotto questo punto di vista S. Agostino dice che la memoria, l'intelligenza e la volontà sono l'unica essenza dell'anima.

2. L'atto al quale è in potenza la materia prima è la forma sostanziale.

E così la potenza della materia non è altro che la sua essenza.

3. L'agire spetta al composto come l'essere, poiché chi agisce è l'esistente.

Ora, il composto riceve la possibilità di esistere sostanzialmente dalla forma sostanziale; opera invece mediante le facoltà che emanano da essa.

Perciò la forma accidentale attiva sta alla forma sostanziale dell'agente ( p. es. il calore alla forma del fuoco ) come le potenze dell'anima stanno all'anima.

4. Il fatto che la forma accidentale sia principio di operazione è dovuto anch'esso alla forma sostanziale.

Quindi la forma sostanziale è il principio primo, non prossimo, dell'operazione.

E in questo senso il Filosofo afferma che « l'anima è il principio dell'intendere e del sentire ».

5. Se prendiamo l'accidente in quanto si contraddistingue dalla sostanza, allora non ci può essere un elemento intermedio fra l'accidente e la sostanza: poiché essi si contrappongono come l'affermazione e la negazione, cioè come essere in un soggetto e non essere in un soggetto.

E in questo senso è necessario che le potenze dell'anima, non identificandosi con la sua essenza, siano accidenti; e vengono classificate nella seconda specie della qualità.

- Se però prendiamo l'accidente come uno dei cinque [ predicabili ] universali, allora esiste qualcosa di intermedio fra la sostanza e l'accidente.

Infatti tutto ciò che è essenziale a una cosa appartiene alla sua sostanza; però non può dirsi subito accidente tutto ciò che è fuori dell'essenza, ma soltanto ciò che non è causato dai princìpi essenziali della specie.

Infatti le proprietà non rientrano nell'essenza della cosa, e tuttavia sono causate dai princìpi essenziali della specie: per cui stanno tra l'essenza e l'accidente inteso come predicabile.

E in questo modo le potenze dell'anima possono dirsi intermedie fra la sostanza e l'accidente, quasi proprietà naturali dell'anima.

Quando poi S. Agostino afferma che la conoscenza e l'amore non sono nell'anima come accidenti nel loro soggetto, si riferisce, stando alla spiegazione precedente [ ad 1 ], all'anima non in quanto ama e conosce, ma in quanto è oggetto di amore e di conoscenza.

E in questo modo la sua argomentazione è corretta: poiché se l'amore fosse nell'anima amata come nel suo soggetto, un accidente trascenderebbe il suo soggetto, dato che anche altri oggetti sono amati dall'anima.

6. Sebbene l'anima non sia composta di materia e di forma, ha tuttavia in se stessa una certa potenzialità, come si è detto sopra [ q. 75, a. 5, ad 4 ].

Quindi può essere soggetta ad avere accidenti.

Il testo addotto vale invece nel caso di Dio, che è atto puro: e Boezio lo ha enunziato parlando di lui.

7. Il razionale e il sensitivo, in quanto differenze specifiche, non vengono desunti dalle facoltà del senso e della ragione, ma dalla stessa anima sensitiva e razionale.

Siccome però le forme sostanziali, che in se stesse ci sono ignote, si manifestano mediante gli accidenti, nulla impedisce che gli accidenti vengano talora usati in luogo delle differenze sostanziali.

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