Summa Teologica - I |
Infra, q. 77, a. 1; q. 79, a. 1
Pare che la virtù o potenza conoscitiva dell'angelo non sia altro che la sua essenza.
1. I termini mente e intelletto significano la potenza intellettiva.
Ora Dionigi, in molti passi delle sue opere, chiama gli angeli menti o intelletti.
Dunque l'angelo è la propria potenza intellettiva.
2. Se la potenza intellettiva dell'angelo è qualcosa al di fuori della sua essenza, dovrà essere un accidente: si dice infatti accidente di una cosa ciò che si sovrappone all'essenza.
Ora, come fa osservare Boezio [ De Trin. 1,2 ], « una forma semplice non può essere soggetto ».
Quindi l'angelo, contrariamente a quanto è stato detto sopra [ q. 50, a. 2 ], non sarebbe una forma semplice.
3. S. Agostino [ Conf. 12,7 ] dice che Dio ha fatto la natura angelica « vicina a sé » e la materia prima « vicina al nulla »: è chiaro perciò che l'angelo, come più vicino a Dio, è più semplice della materia prima.
Ma la materia prima è la sua potenza.
Quindi a maggior ragione l'angelo deve essere la sua potenza intellettiva.
Dionigi [ De cael. hier. 11,2 ] insegna che l'angelo « si divide in sostanza, virtù e operazione ».
Quindi negli angeli la sostanza non si identifica con la virtù e con l'operazione.
Nell'angelo, come in ogni altra creatura, la virtù o potenza operativa non si identifica con l'essenza.
E lo si vede in questo modo.
Essendo la potenza ordinata all'atto, bisogna distinguere le diverse potenze secondo la diversità degli atti: per cui si dice che l'atto corrisponde alla propria potenza.
Ora, si è già visto [ a. 1; q. 44, a. 1 ] che in ogni creatura l'essenza non si identifica con l'essere, al quale viene ordinata come la potenza al suo atto.
L'atto invece a cui è ordinata la potenza operativa è l'operazione.
E nell'angelo l'intellezione non si identifica con l'essere, come pure non si identifica con l'essere alcun'altra operazione; il che vale tanto per l'angelo quanto per qualsiasi altra creatura.
Quindi l'essenza dell'angelo non è la sua potenza intellettiva.
Né alcuna essenza di una realtà creata è la sua potenza operativa.
1. L'angelo viene chiamato intelletto e mente perché tutta la sua conoscenza è di ordine intellettivo.
La conoscenza dell'anima, invece, è in parte intellettiva e in parte sensitiva.
2. La forma semplice che è atto puro non può essere soggetto di alcun accidente: poiché il soggetto rispetto all'accidente è come una potenza rispetto al proprio atto.
Ma di tale natura è soltanto Dio.
E di questa forma parla Boezio nel passo citato.
- Invece la forma semplice che non è il proprio essere, ma che ad esso corrisponde come la potenza all'atto, può essere soggetto di accidenti, e soprattutto di quell'accidente che è proprio della specie: tale accidente infatti appartiene alla forma ( mentre gli accidenti individuali, quelli cioè che non si estendono a tutta la specie, derivano dalla materia, che è il principio dell'individuazione ).
E l'angelo è appunto una forma semplice in questa maniera.
3. La potenza della materia dice ordine all'essere sostanziale; non così invece la potenza operativa, che è in correlazione con l'essere accidentale.
Il confronto perciò non regge.
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