Summa Teologica - I |
In 4 Sent., d. 44, q. 3, a. 3, sol. 1, 2; d. 50, q. 1, a. 1; C. G., II, c. 81; De Virt., q. 5, a. 4, ad 13; De anima, a. 19; Quodl., 10, q. 4, a. 2
Pare che dopo la separazione dal corpo rimangano nell'anima tutte le sue potenze.
1. Leggiamo nel libro De spiritu et anima [ 15 ] che « l'anima si stacca dal corpo portando seco il senso e l'immaginazione, la ragione, l'intelletto e l'intelligenza, il concupiscibile e l'irascibile ».
2. Le potenze dell'anima sono sue proprietà naturali.
Ora, ciò che è proprio è sempre inerente, né mai si separa dall'essere a cui appartiene.
Quindi le potenze restano nell'anima anche dopo la morte.
3. Le potenze dell'anima, anche quelle sensitive, non si indeboliscono con l'indebolirsi del corpo poiché, come dice Aristotele [ De anima 1,4 ], « se a un vecchio fosse innestato l'occhio di un giovane, egli vedrebbe di certo come un giovane ».
Ora, l'indebolimento è la via che porta al disfacimento.
Quindi le potenze dell'anima non periscono quando perisce il corpo, ma restano nell'anima separata.
4. La memoria è una potenza dell'anima sensitiva, come prova il Filosofo [ De mem. et remin. 1 ].
Ora, essa rimane nell'anima separata [ dal corpo ], poiché si legge nel Vangelo [ Lc 16,25 ] che al ricco epulone, il quale stava con l'anima nell'inferno, fu detto: « Ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita ».
Perciò la memoria rimane nell'anima separata, e per conseguenza anche le altre potenze della parte sensitiva.
5. La gioia e la tristezza stanno nel concupiscibile, che è una potenza della parte sensitiva.
Ma è evidente che le anime separate si rattristano e gioiscono dei premi e delle pene che ricevono.
Quindi il concupiscibile resta nell'anima separata.
6. S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,32.60 ] afferma che quando l'anima sarà totalmente separata dal corpo dopo la morte avrà con l'immaginativa delle visioni, come quando il corpo giace senza sentimento benché non sia del tutto morto.
Ma l'immaginazione è una potenza della parte sensitiva.
Quindi c'è una potenza della parte sensitiva che rimane nell'anima separata, e per conseguenza rimangono anche tutte le altre potenze.
Si legge nel De Ecclesiasticis Dogmatibus [ 19 ]: « L'uomo è composto soltanto di due sostanze: dell'anima con la sua ragione e del corpo con i suoi sensi ».
Perciò morto il corpo non possono rimanere le potenze sensitive.
Come si è già detto [ aa. 5,6,7 ], tutte le potenze dell'anima hanno soltanto in essa il loro principio.
Alcune di esse poi, cioè l'intelletto e la volontà, hanno esclusivamente in essa il loro soggetto: e queste ultime devono necessariamente sussistere nell'anima anche dopo la dissoluzione del corpo.
Le altre invece, cioè le potenze della parte sensitiva e vegetativa, hanno la loro sede nel composto umano.
Ora, venuto a mancare il soggetto non possono rimanere i suoi accidenti.
Quindi le potenze suddette non rimangono in atto dopo la distruzione del composto, ma restano soltanto virtualmente nell'anima, come nella loro causa o radice.
È quindi falsa l'asserzione di alcuni, i quali dicono che tali potenze restano nell'anima anche dopo la morte del corpo.
- Ed è ancora più falso asserire che nell'anima separata restano perfino gli atti di tali potenze: poiché ad esse non è possibile alcuna operazione senza un organo corporeo.
1. Il libro citato non fa testo.
Perciò quanto vi è scritto è da rigettarsi con la stessa facilità con la quale è affermato.
Tuttavia si potrebbe anche rispondere che l'anima porta con sé quelle facoltà non in maniera attuale, ma virtuale.
2. Le potenze che secondo quanto diciamo non restano in atto nell'anima separata non sono proprietà dell'anima sola, ma del composto umano.
3. Si dice che tali potenze non si indeboliscono con l'indebolirsi del corpo perché resta immutabile l'anima che ne è il principio attivo.
4. Quel ricordo va riferito alla memoria che S. Agostino [ De Trin. 10,11.17; 14,7.10 ] attribuisce alla mente, e non alla memoria che fa parte dell'anima sensitiva.
5. Nell'anima separata non c'è la gioia o la tristezza dell'appetito sensitivo, ma quella dell'appetito intellettivo, come anche negli angeli.
6. In questo caso S. Agostino parla come chi è in ricerca della verità, e non come chi vuole affermarla: per cui ritratterà in seguito [ Retract. 2,24 ] alcune espressioni di questo suo libro.
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