Summa Teologica - I |
De Verit., q. 15, a. 2, ad 3; In 6 Ethic., lect. 1
Pare che l'intelletto non conosca le realtà contingenti.
1. Scrive Aristotele [ Ethic. 6,6 ] che l'intelletto, la sapienza e la scienza non hanno per oggetto le realtà contingenti, ma quelle necessarie.
2. Come dice Aristotele [ Phys. 4,12 ], « gli esseri che ora esistono e ora non esistono sono misurati dal tempo ».
Ma l'intelletto umano fa astrazione dal tempo, come anche dalle altre condizioni materiali.
Essendo dunque proprietà delle realtà contingenti di esistere solo per un certo tempo, pare che esse non siano conosciute dall'intelletto.
Tutte le scienze risiedono nell'intelletto.
Ma esistono delle scienze che hanno per oggetto le realtà contingenti: p. es. le scienze morali, che trattano degli atti umani, soggetti al libero arbitrio; e anche le scienze naturali, per quella parte che riguarda le cose generabili e corruttibili.
Quindi l'intelletto ha la capacità di conoscere le realtà contingenti.
Possiamo considerare le realtà contingenti sotto due aspetti.
Primo, nella loro contingenza.
Secondo, in quanto includono un elemento necessario: poiché nessuna cosa è tanto contingente da non includere qualche aspetto necessario.
Il fatto, p. es., che Socrate corre di per sé è contingente, ma il rapporto tra la corsa e il moto è necessario.
Se infatti Socrate corre, è necessario che si muova.
Ora, la contingenza dipende dalla materia: poiché è contingente quella cosa che è in potenza a essere e a non essere, e la potenzialità appartiene alla materia.
La necessità invece deriva dalla forma: poiché ciò che deriva dalla forma si trova necessariamente in un dato essere.
Inoltre, mentre la materia è principio di individuazione, l'universale è desunto, mediante l'astrazione della forma, dalla materia concreta e particolare.
Ora, abbiamo già dimostrato [ a. 1 ] che l'intelligenza ha per oggetto proprio e immediato gli universali, mentre il senso ha per oggetto i singolari, i quali sono conosciuti indirettamente anche dall'intelletto, come si è spiegato [ a. 1 ].
Quindi le realtà contingenti, in quanto contingenti, sono conosciute direttamente dai sensi e indirettamente dall'intelletto: i dati invece universali e necessari sono conosciuti [ solo ] dall'intelletto.
Se quindi consideriamo l'universalità dei dati scientifici, allora tutte le scienze hanno per oggetto il necessario.
Se invece consideriamo le cose in se stesse, allora avremo una scienza delle realtà necessarie e una scienza di quelle contingenti.
E in tal modo è evidente la risposta da dare alle obiezioni.
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