Summa Teologica - I |
De Verit., q. 2, a. 9; Comp. Theol., c. 133
Pare che il nostro intelletto possa conoscere infinite cose.
1. Dio sorpassa tutti gli infiniti.
Ma il nostro intelletto può conoscere Dio, come si è visto [ q. 12, a. 1 ].
Molto più dunque potrà conoscere tutti gli altri infiniti.
2. Il nostro intelletto è fatto per conoscere tanto i generi quanto le specie.
Ma ci sono dei generi che hanno specie infinite, come il numero, la relazione e la figura.
Quindi il nostro intelletto può conoscere infinite cose.
3. Se un corpo non impedisse all'altro di occupare il medesimo luogo, non si potrebbe escludere la presenza di infiniti corpi in un solo luogo.
Ma una specie intelligibile non impedisce a un'altra di trovarsi nel medesimo intelletto: poiché entrambe possono essere oggetto di una conoscenza abituale.
Quindi nulla impedisce che il nostro intelletto abbia la scienza abituale di infiniti oggetti.
4. L'intelletto, non essendo una facoltà materiale e corporea, come si è dimostrato [ q. 76, a. 1 ], pare essere una potenza illimitata.
Ma una potenza illimitata può estendersi a un'infinità di cose.
Quindi il nostro intelletto può conoscere infinite cose.
Aristotele [ Phys. 1,4 ] afferma che « l'infinito, in quanto infinito, è ignoto ».
Essendo le facoltà proporzionate al loro oggetto, è necessario che l'intelletto abbia verso l'infinito l'identico rapporto che ha verso di esso l'oggetto suo proprio, cioè la quiddità delle realtà materiali.
Ora, nel mondo corporeo non si trova un ente che sia infinito in maniera attuale, ma solo in maniera potenziale, in quanto cioè [ nella materia ] può esservi un continuo succedersi di forme, come spiega Aristotele [ Phys. 3,6 ].
Quindi anche nel nostro intelletto si riscontra l'infinito potenziale, in quanto cioè esso riceve un oggetto dopo l'altro: infatti l'intelletto non è mai così saturo di conoscenze da non poterne ricevere delle altre.
Però la nostra intelligenza non può conoscere, né in maniera attuale, né in maniera abituale, oggetti infiniti.
Non in maniera attuale, poiché il nostro intelletto può conoscere simultaneamente in tal modo soltanto ciò che è conoscibile mediante una sola idea.
Ora, un infinito non è rappresentato da un'unica idea, altrimenti sarebbe un tutto unico e un'entità definita e perfetta.
Quindi non è possibile conoscerlo se non prendendo una parte dopo l'altra, come si può arguire dalla stessa definizione che ne dà Aristotele [ Phys. 3,6 ]: « Infinito è quell'essere tale per cui, se si toglie una quantità, ne resta sempre dell'altra da prendere ».
Cosicché per conoscere in maniera attuale un infinito bisognerebbe enumerare distintamente tutte le sue parti: il che è impossibile.
E per la stessa ragione non possiamo conoscere gli infiniti in maniera abituale.
Infatti la conoscenza abituale è causata in noi dalla conoscenza attuale, poiché come dice Aristotele [ Ethic. 2,1 ] noi acquistiamo la scienza attraverso atti intellettivi.
Non potremmo quindi avere un abito conoscitivo di infinite cose che ce ne desse una nozione distinta se non avessimo considerato prima tutte quelle cose con atti successivi di conoscenza: il che è impossibile.
Per conseguenza il nostro intelletto non può conoscere infinite cose né in maniera attuale, né in maniera abituale, ma solo in maniera potenziale, come si è spiegato.
1. Come abbiamo già spiegato [ q. 7, a. 1 ], Dio è infinito perché è una forma non limitata da una qualsiasi materia; invece nella realtà materiale una cosa è infinita perché manca di una qualsiasi determinazione di forma.
Poiché dunque, mentre la forma è intelligibile per se stessa, la materia priva di forma è inintelligibile, ne segue che l'infinito materiale di per sé è inintelligibile.
Tuttavia anche quell'infinito che è Dio, pur essendo intelligibile per se stesso, non è intelligibile per noi, data la limitatezza del nostro intelletto, il quale nello stato della vita presente ha una capacità naturale limitata alla conoscenza delle realtà materiali.
Quindi nella vita presente noi possiamo conoscere Dio soltanto attraverso le sue creature materiali.
Nella vita futura invece questa limitazione della nostra intelligenza sarà eliminata dalla gloria, e allora potremo vedere Dio nella sua essenza, senza però comprenderlo appieno.
2. Il nostro intelletto è fatto per conoscere le specie intelligibili astratte dai fantasmi.
Quindi uno non può conoscere né in maniera attuale né in maniera abituale quelle specie dei numeri e delle figure che non sono passate attraverso l'immaginativa, ma semmai potrà averne una conoscenza generica nei princìpi generali, il che equivale ad averne una conoscenza potenziale e confusa.
3. Se due o più corpi si trovassero nel medesimo spazio non sarebbe necessario che vi entrassero uno dopo l'altro e permettessero così, con questa occupazione successiva, di enumerare distintamente i vari corpi occupanti.
Invece le specie intelligibili entrano nel nostro intelletto l'una dopo l'altra: poiché non è possibile intendere più cose simultaneamente.
È quindi necessario che le idee si trovino nel nostro intelletto in numero non infinito, ma limitato.
4. Il nostro intelletto ha una conoscenza dell'infinito proporzionata all'infinità che possiede come potenza.
Esso infatti possiede una capacità infinita in quanto non è limitato dalla materia corporea.
Avendo inoltre la conoscenza degli universali, che sono astratti dalla materia individuale, l'intelletto non è limitato a conoscere un individuo determinato, ma di per sé si estende a un'infinità di individui.
Indice |