Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 16, q. 1, a. 4
Pare che non sia conveniente distinguere la somiglianza dall'immagine.
1. Non è logico distinguere il genere dalla specie.
Ma la somiglianza sta all'immagine come il genere alla specie: poiché, come dice S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 74 ], « dove c'è l'immagine si trova senz'altro la somiglianza, ma non viceversa ».
Quindi non è giusto distinguere la somiglianza dall'immagine.
2. L'immagine si desume in ordine alla rappresentazione non solo delle Persone, ma anche dell'essenza divina, alla quale rappresentazione appartengono l'immortalità e l'indivisibilità.
Non è dunque giusto dire [ Sent. 2,16 ] che « la somiglianza si trova nell'essenza, che è immortale e indivisibile, mentre l'immagine si trova nelle rimanenti proprietà ».
3. C'è nell'uomo una triplice immagine di Dio, e cioè secondo la natura, la grazia e la gloria, come si è già spiegato [ a. 4 ].
Ma l'innocenza e la giustizia sono proprie della grazia.
Quindi non è esatto affermare [ Sent., l. cit. ] che « l'immagine si desume dalla memoria, dall'intelligenza e dalla volontà; la somiglianza invece dall'innocenza e dalla giustizia ».
4. La conoscenza della verità spetta all'intelletto, l'amore della virtù invece alla volontà: le quali cose sono due aspetti dell'immagine.
Quindi non si può dire [ Sent., l. cit. ] che « l'immagine si fonda sulla conoscenza della verità, la somiglianza invece sull'amore della virtù ».
Scrive S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 51 ]: « C'è chi pensa con ragione che non siano state usate inutilmente le due parole immagine e somiglianza: poiché se si fosse trattato di una cosa sola sarebbe bastata un'unica espressione ».
La somiglianza implica una certa unità. Infatti la somiglianza risulta da una comunanza di qualità, come dice Aristotele [ Met. 5,15 ].
Ora l'uno, essendo un trascendentale, conviene a tutti gli enti e può essere attribuito a ciascuno di essi, come il bene e il vero.
Per cui, come la bontà può essere attribuita a una data cosa sia come presupposto che come coronamento, qualora stia a indicare una sua perfezione, lo stesso vale per la somiglianza in rapporto all'immagine.
C'è infatti una bontà che è anteriore alla nozione di uomo, in quanto l'uomo è un bene particolare; e c'è una bontà che è posteriore all'uomo stesso, in quanto diciamo che un uomo è buono in una maniera speciale, per la perfezione della sua virtù.
E in modo analogo la somiglianza può essere considerata come anteriore all'immagine, in quanto è qualcosa di più generico dell'immagine, come si è visto sopra [ a. 1 ], e può essere considerata anche come posteriore, se sta a indicare una certa perfezione dell'immagine.
Infatti diciamo che l'immagine di qualcosa è somigliante o no all'originale secondo che lo rappresenta perfettamente o imperfettamente.
Perciò si può distinguere la somiglianza dall'immagine in due modi.
Primo, in quanto ne è un presupposto e ha un'estensione maggiore.
E da questo lato la somiglianza è desunta dagli aspetti più generici delle proprietà della natura intellettiva, dalle quali propriamente si desume l'immagine.
E in questo senso parla S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 51 ] quando dice che « lo spirito », cioè la mente, « fu creato a immagine di Dio, e di ciò nessuno dubita; qualcuno invece vorrebbe che le altre proprietà dell'uomo », cioè tutto quanto rientra nelle facoltà inferiori dell'anima, compreso lo stesso corpo, « fossero state create a somiglianza di Dio ».
E sempre in questo senso leggiamo, nel suo libro De quantitate animae [ 2 ], che la somiglianza di Dio nell'anima è fondata sulla sua incorruttibilità: infatti corruttibile e incorruttibile costituiscono due suddivisioni dell'ente comune.
Secondo, la somiglianza può essere considerata come la perfetta espressione dell'immagine.
E in questo senso il Damasceno [ De fide orth. 2,12 ] scrive: « L'immagine include l'intelligenza e la libertà di arbitrio; la somiglianza invece include la conformità nella virtù, per quanto è possibile all'uomo ».
- E ha lo stesso significato il dire che la somiglianza riguarda l'amore della virtù, poiché non c'è virtù senza l'amore della medesima.
1. La somiglianza non si distingue dall'immagine secondo la sua nozione generica ( così considerata, infatti, è inclusa nella nozione stessa di immagine ), ma se ne distingue o perché non raggiunge la natura di immagine, o perché è una perfetta espressione dell'immagine.
2. L'essenza dell'anima rientra nell'immagine per il fatto che rappresenta l'essenza divina mediante le proprietà caratteristiche della natura intellettiva, e non mediante gli attributi che accompagnano l'ente nella sua universalità, come la semplicità e l'indissolubilità.
3. Ci sono anche delle virtù che si trovano naturalmente nell'anima, almeno in germe; e rispetto ad esse si potrebbe già parlare di somiglianza naturale.
Sebbene nulla impedisca che una cosa sia detta immagine in un senso e somiglianza in un altro.
4. L'amore del verbo [ mentale ], cioè la conoscenza amata, è un elemento dell'immagine; l'amore della virtù invece, come la virtù medesima, è un elemento della somiglianza.
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