Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se l'uomo nello stato di innocenza avrebbe conseguito l'immortalità mediante l'albero della vita

In 2 Sent., d. 19, q. 1, a. 4; De Malo, q. 5, a. 5, ad 8, 9

Pare che l'albero della vita non potesse essere causa di immortalità.

Infatti:

1. Nessuna cosa può nell'agire superare la propria specie: poiché l'effetto non può essere superiore alla causa.

Ma l'albero della vita era corruttibile: altrimenti non sarebbe potuto servire come cibo, poiché il nutrimento si trasforma nella sostanza di chi lo ingerisce, come si è detto [ a. prec., ad 2 ].

Quindi l'albero della vita non poteva dare l'incorruttibilità o immortalità.

2. Gli effetti causati dalla virtù delle piante e delle altre realtà naturali sono naturali.

Se quindi l'albero della vita avesse causato l'immortalità, questa sarebbe stata di ordine naturale.

3. Il racconto della Genesi pare affine alle favole degli antichi, messe in ridicolo da Aristotele [ Met. 3,4 ], i quali dicevano che gli dèi erano diventati immortali mangiando certi cibi.

In contrario:

Sta scritto [ Gen 3,22 ]: « Che egli [ Adamo ] non stenda più la mano, e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre ».

2. S. Agostino [ De quaest. Vet. et Novi Test. 19 ] commenta: « L'uso dell'albero della vita impediva la corruzione del corpo: per cui anche dopo il peccato [ l'uomo ] sarebbe potuto rimanere incorruttibile se gli fosse stato concesso di mangiare di quell'albero ».

Dimostrazione:

L'albero della vita era causa di immortalità, ma non in senso assoluto.

Per esserne persuasi bisogna considerare che l'uomo nello stato primitivo, per conservare la vita, aveva due rimedi, contrapposti a due deficienze.

La prima deficienza consiste nella perdita dell'elemento umido sotto l'azione del calore naturale, necessario strumento dell'anima.

E l'uomo rimediava a tale deficienza cibandosi degli altri alberi del Paradiso, come facciamo anche noi mediante i cibi che prendiamo.

Il secondo difetto sta nel fatto, notato anche dal Filosofo [ De gen. et corr. 1,5 ], che una sostanza generata da una materia estranea mediante l'aggregazione a un corpo umido preesistente debilita la virtù attiva della specie: aggiungendo, p. es., l'acqua al vino, dapprima l'acqua prende il sapore del vino, ma poi via via che viene aggiunta fa diminuire la forza del vino, e alla fine il vino diventa acquoso.

Così dunque vediamo che da principio la virtù attiva della specie è così forte da assimilare non solo l'alimento necessario a riparare le perdite, ma anche quello che serve alla crescita.

In seguito invece l'alimento assimilato non è più sufficiente per la crescita, ma basta appena a riparare le perdite.

Finalmente nella vecchiaia non basta neppure a questo: perciò si ha un decadimento fino alla dissolvimento del corpo.

- E precisamente contro questa deficienza l'uomo veniva immunizzato dall'albero della vita, che possedeva la capacità di rinvigorire la virtù della specie contro la debilitazione causata dall'assimilazione di sostanze estranee.

Quindi S. Agostino [ De civ. Dei 14,26 ] afferma che « l'uomo aveva il cibo per sfamarsi, la bevanda per dissetarsi e l'albero della vita per non essere disfatto dalla vecchiaia ».

E altrove [ De quaest. Vet. et Novi Test. 19 ] dichiara che « l'albero della vita era come una medicina che impediva la dissoluzione dell'uomo ».

Però l'albero della vita non causava l'immortalità in senso assoluto.

Infatti la virtù stessa esistente nell'anima per conservare il corpo non era causata dall'albero della vita; e neppure poteva comunicare al corpo una disposizione all'immortalità tale da preservarlo per sempre.

E questo perché evidentemente la virtù di ogni corpo è limitata.

Quindi la virtù dell'albero della vita non poteva giungere a dare al corpo la capacità di durare per un tempo indefinito, ma solo per un tempo limitato.

È evidente infatti che la durata degli effetti dipende dall'efficacia di una data virtù.

Ora, essendo la virtù dell'albero della vita limitata, una volta che se ne mangiava il frutto questo poteva preservare dalla corruzione fino a un dato tempo, trascorso il quale l'uomo sarebbe passato alla vita beata, oppure avrebbe avuto nuovamente bisogno di mangiare dell'albero della vita.

Analisi delle obiezioni:

Restano così sciolti gli argomenti iniziali.

Infatti le prime obiezioni portano a concludere che l'albero della vita non causava l'incorruttibilità in senso assoluto.

Le altre invece portano a concludere che le causava solo con l'impedire la corruzione, nel modo che abbiamo indicato [ nel corpo ].

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