Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 19, q. 1, a. 2, ad 2, 3; C. G., IV, c. 83; De Malo, q. 5, ad 8; Comp. Theol., c. 156
Pare che nello stato di innocenza l'uomo non avesse bisogno di cibo.
1. Il cibo è necessario all'uomo per riparare le perdite.
Ma pare che nel corpo di Adamo non ci fossero perdite di sorta, essendo egli incorruttibile.
Quindi egli non aveva bisogno di mangiare.
2. Il cibo è necessario per nutrirsi.
Ma non c'è nutrizione senza una vera passione.
Essendo dunque il corpo dell'uomo impassibile, non si vede come potesse aver bisogno di cibo.
3. Il cibo è necessario a noi per la conservazione della vita.
Ma Adamo poteva conservare la vita in altra maniera: poiché se non avesse peccato non sarebbe morto.
Quindi egli non aveva bisogno di mangiare.
4. Alla nutrizione segue l'eliminazione del superfluo, che è un atto indecoroso per la nobiltà dello stato primitivo.
Quindi pare che l'uomo nello stato primitivo non dovesse mangiare.
Sta scritto [ Gen 2,16 ]: « Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino ».
Nello stato di innocenza l'uomo aveva una vita animale, che necessitava di alimento; invece dopo la risurrezione avrà una vita spirituale, senza questa necessità.
Per vederlo chiaramente dobbiamo considerare che l'anima razionale è insieme anima e spirito.
È anima in rapporto a ciò che ha in comune con le altre anime, vale a dire in quanto dà vita al corpo: per cui sta scritto [ Gen 2,7 ]: « L'uomo fu creato come anima vivente », cioè come anima che dà vita al corpo.
L'anima razionale è invece spirito in rapporto alle sue proprietà esclusive, non comuni agli altri animali, e cioè in quanto possiede le facoltà intellettive e immateriali.
Ora, nello stato primitivo l'anima razionale comunicava al corpo ciò che le appartiene in quanto anima: perciò il corpo umano fu detto giustamente animale, proprio perché aveva ricevuto la vita dall'anima.
D'altra parte il primo principio vitale degli esseri inferiori, come dice Aristotele [ De anima 2,4; 3,9 ], è l'anima vegetativa, le cui funzioni sono la nutrizione, la generazione e la crescita.
Quindi tali funzioni competevano all'uomo nello stato primitivo.
- Invece nella vita futura, dopo la risurrezione, l'anima trasfonderà al corpo in qualche modo le sue proprietà in quanto spirito: cioè l'immortalità in tutti e l'impassibilità, la gloria e la potenza nei soli buoni, i cui corpi saranno denominati spirituali.
Perciò dopo la risurrezione gli uomini non avranno bisogno di cibarsi, mentre ne avevano bisogno nello stato di innocenza.
1. Scrive S. Agostino [ De quaest. Vet. et Novi Test. 19 ]: « Come era possibile che un corpo immortale fosse sostentato dal cibo?
Perché un essere immortale non ha bisogno né di cibo, né di bevanda ».
Ma abbiamo già notato che l'immortalità dello stato primitivo derivava da una virtù soprannaturale presente nell'anima, e non da una disposizione fisica del corpo.
Quindi l'azione del calore poteva causare nel corpo la perdita di una certa quantità dell'elemento umido, per cui si rendeva necessaria la nutrizione, per impedire che esso si esaurisse del tutto.
2. Nella nutrizione si ha una vera passione o alterazione, ma negli alimenti, i quali si trasformano nella sostanza di chi si nutre.
Quindi non è lecito concludere che il corpo dell'uomo era passibile: era invece passibile il cibo assimilato.
Sebbene anche una tale passività sarebbe stata ordinata alla perfezione della natura.
3. Se l'uomo non si fosse sostentato col cibo avrebbe peccato, come peccò mangiando il cibo proibito.
Infatti gli era stato ordinato contemporaneamente di astenersi dall'albero della scienza del bene e del male e di cibarsi di ogni altro albero del Paradiso.
4. Alcuni ritengono che l'uomo nello stato di innocenza avrebbe preso solo il cibo strettamente necessario, per cui non ci sarebbe stata l'eliminazione del superfluo.
- Ma non pare ammissibile che nel cibo ingerito dovesse mancare del tutto qualsiasi materia fecale, non fatta per trasmutarsi in nutrimento dell'uomo.
Quindi doveva esserci l'eliminazione dei rifiuti.
Dio però avrebbe provveduto a togliere a quell'atto ogni aspetto indecoroso.
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