Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 29, q. 1, a. 5; Comp. Theol., c. 187
Pare che il Paradiso non fosse un luogo adatto alla dimora dell'uomo.
1. L'uomo e l'angelo sono ordinati alla beatitudine nella stessa maniera.
Ma l'angelo venne posto fin da principio ad abitare il luogo dei beati, che è il cielo empireo.
Anche l'uomo dunque doveva avere in quel luogo la sua dimora.
2. Se all'uomo spetta un luogo determinato, gli spetta o a motivo dell'anima o a motivo del corpo.
Ma a motivo dell'anima l'uomo non dovrebbe avere altro luogo che il cielo, il quale pare costituire il luogo naturale dell'anima, essendo istintivo in tutti il desiderio del cielo.
A motivo del corpo, invece, all'uomo non è dovuto un luogo diverso da quello degli altri animali.
Quindi in nessun modo il Paradiso terrestre poteva essere un luogo adatto alla dimora dell'uomo.
3. Un luogo che non contiene le cose che deve contenere non ha ragione di essere.
Ma dopo il peccato il Paradiso terrestre non è più il luogo della dimora umana.
Quindi, se esso è un luogo adatto a questa dimora, pare che Dio l'abbia creato inutilmente.
4. Avendo l'uomo una complessione temperata, gli conviene una località che sia temperata.
Ma tale non è il luogo del Paradiso terrestre, poiché si dice che sia posto sotto la linea equinoziale; e questa è una zona caldissima, per il fatto che due volte all'anno il sole passa a piombo sulle teste di coloro che vi abitano.
Quindi il Paradiso terrestre non è una dimora adatta all'uomo.
Il Damasceno [ De fide orth. 2,11 ] scrive che il Paradiso terrestre « è una regione divina, e degna dimora di colui che era a immagine di Dio ».
Come abbiamo già detto [ q. 97, a. 1 ], l'uomo era incorruttibile e immortale non perché il suo corpo possedesse la disposizione all'incorruttibilità, ma perché vi era nell'anima una virtù che preservava il corpo dalla corruzione.
Ora, il corpo umano può corrompersi per cause intrinseche o estrinseche.
Si corrompe intrinsecamente per l'esaurirsi dell'elemento umido e per la vecchiaia, come si è visto sopra [ q. 97. a. 4 ]: e l'uomo primitivo poteva rimediarvi mediante il cibo.
Tra gli agenti che lo guastano dall'esterno pare invece che i principali siano i rigori del clima: e a tale opera di disgregazione si ripara specialmente col clima temperato.
Ora, nel Paradiso terrestre si riscontravano le due condizioni: poiché al dire del Damasceno [ l. cit. ] esso è un luogo « rifulgente di aria temperata, sottilissima e purissima, ornato di alberi sempre fiorenti ».
Quindi è evidente che il Paradiso terrestre è un luogo adatto alla dimora dell'uomo nel suo stato primitivo di immortalità.
1. Il cielo empireo è il più alto luogo nello spazio materiale ed è immune da qualsiasi mutamento.
A motivo della prima condizione, quindi, è adatto alla natura angelica, per la ragione indicata da S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ] con quelle parole: « Dio regge la creatura materiale per mezzo di quella spirituale »; è giusto infatti che la natura spirituale sia posta al disopra di tutto il mondo materiale, come per governarlo.
Per la seconda condizione poi è adatto allo stato di beatitudine, che è fondato su una stabilità somma.
- Così dunque il luogo della beatitudine si addiceva bene all'angelo, in forza della sua natura: e infatti egli fu creato in esso.
Non si addiceva invece all'uomo, sempre avuto riguardo alla sua natura, perché l'uomo non presiede e non governa tutto il mondo materiale: gli spetta dunque soltanto in forza della beatitudine.
Quindi l'uomo non fu posto da principio nel cielo empireo, ma doveva esservi trasportato nello stato dell'ultima beatitudine.
2. È ridicolo affermare che le anime e le altre sostanze spirituali abbiano un loro luogo naturale; tuttavia per una certa congruenza anche alla creatura incorporea viene assegnato un luogo particolare.
Il Paradiso terrestre, dunque, era un luogo conveniente per l'uomo, avuto riguardo tanto all'anima quanto al corpo, per il fatto che nell'anima vi era una virtù atta a preservare il corpo umano dalla corruzione.
Cosa che non si trovava negli altri animali.
Quindi, come dice il Damasceno [ l. cit. ], « nel Paradiso non vi erano animali irrazionali »; sebbene per una disposizione divina siano stati condotti ad Adamo gli animali, e il serpente vi sia entrato per opera del diavolo.
3. Quel luogo non è inutile, sebbene non serva come dimora dell'uomo dopo il peccato; allo stesso modo in cui non fu conferita inutilmente all'uomo una certa immortalità, che pure egli non doveva conservare.
Ciò infatti manifesta la benignità di Dio verso l'uomo, e ciò che l'uomo ha perduto col peccato.
- Si noti però che, secondo alcuni, anche adesso il Paradiso terrestre sarebbe abitato da Enoch e da Elia.
4. Coloro che pongono il Paradiso sulla linea dell'equatore pensano che su quella linea la regione sia temperatissima a causa dell'uguaglianza fra il giorno e la notte in tutto l'anno; e anche perché il sole non si allontana mai troppo, così da causare un eccesso di freddo; inoltre non vi è, come essi dicono, eccesso di caldo: poiché il sole, pur passando a piombo sulla testa degli abitanti, rimane in tale posizione per poco tempo.
- Aristotele [ Meteor. 2,5 ] invece dichiara espressamente che quella zona è inabitabile per il calore.
E la cosa pare più probabile: poiché le regioni più vicine al sole, in cui tuttavia il sole non passa mai a piombo, sono già caldissime per la sola vicinanza del sole.
- Ma comunque stiano le cose, dobbiamo ritenere che il Paradiso terrestre è situato in un luogo temperatissimo, o all'equatore o altrove.
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