Summa Teologica - I |
Infra, q. 107, a. 2; De Verit., q. 9, a. 2
Pare che un angelo inferiore possa illuminare un angelo superiore.
1. La gerarchia ecclesiastica deriva dalla celeste e la rappresenta: per questo infatti la Gerusalemme superna è chiamata « nostra madre » [ Gal 4,26 ].
Ma nella Chiesa anche i superiori sono illuminati e ammaestrati dagli inferiori, conformemente al detto dell'Apostolo [ 1 Cor 14,31 ]: « Tutti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati ».
Quindi anche nella gerarchia celeste i superiori possono essere illuminati dagli inferiori.
2. L'ordinamento delle sostanze materiali e quello delle sostanze spirituali dipendono ugualmente dalla volontà di Dio.
Ma Dio, come si è provato [ q. 105, a. 6 ], opera a volte al di fuori dell'ordine stabilito nelle sostanze materiali.
Quindi qualche volta opera pure al di fuori dell'ordine stabilito nelle sostanze spirituali, illuminando le inferiori senza il tramite delle superiori.
Così dunque, illuminati da Dio, gli angeli inferiori possono a loro volta illuminare i superiori.
3. Si è dimostrato [ a. 1 ] che un angelo illumina l'altro volgendosi verso di lui.
Ma siccome un tale volgersi verso l'altro è volontario, un angelo supremo potrà volgersi verso un angelo di grado infimo senza volgersi a quelli che stanno in mezzo.
Potrà dunque illuminarlo direttamente: e così questi potrà illuminare quelli di grado superiore.
Afferma Dionigi [ De cael. hier. 4,3 ]: « Questa è la legge perentoria della Divinità: che gli esseri inferiori siano ricondotti a Dio per mezzo dei superiori ».
Gli angeli inferiori non illuminano mai quelli superiori, ma sono sempre illuminati da essi.
Ed eccone la ragione.
Secondo quanto si è detto [ q. 105, a. 6 ], un ordine è contenuto sotto un altro ordine come una causa è contenuta sotto un'altra.
Quindi un ordine è subordinato all'altro come le cause corrispondenti.
E così non vi è nulla di sconveniente se qualche volta si producono dei fatti fuori dell'ordine di una causa inferiore in riferimento a una causa superiore: come p. es. nelle cose umane si passa sopra a un'ordinazione del capo della città per obbedire al capo dello stato.
E in questo modo si verifica che Dio compie opere miracolose al di fuori dell'ordine delle cause fisiche per condurre gli uomini alla conoscenza di se stesso.
Ma una deroga all'ordine proprio delle sostanze spirituali non può servire in alcun modo a indirizzare gli uomini verso Dio: poiché le azioni degli angeli non sono a noi manifeste come quelle degli esseri corporei visibili.
Quindi da parte di Dio non si deroga mai all'ordine che è proprio delle sostanze spirituali, e sempre tra esse si verifica che le inferiori sono mosse dalle superiori, e non viceversa.
1. La gerarchia ecclesiastica imita in qualche modo quella celeste, ma non giunge a una perfetta rassomiglianza con essa.
Infatti nella gerarchia celeste il principio dell'ordine è dato unicamente dalla vicinanza a Dio.
Quindi quegli spiriti che sono più vicini a Dio sono anche più elevati di grado e più luminosi per scienza: ragione per cui i superiori non sono mai illuminati dagli inferiori.
Nella gerarchia ecclesiastica, invece, coloro che sono più vicini a Dio per santità si trovano a volte nel grado più basso, e non emergono per scienza; e anche nella scienza alcuni emergono in un dato campo del sapere e sono invece sprovveduti in un altro.
E così i superiori possono essere ammaestrati dagli inferiori.
2. Come abbiamo spiegato [ nel corpo ], non esiste un motivo per cui Dio debba agire fuori dell'ordine spirituale come agisce fuori dell'ordine materiale.
Quindi l'argomento non regge.
3. L'angelo si volge a un altro angelo per illuminarlo con un atto volontario, ma la volontà dell'angelo è regolata sempre dalla legge divina, che ha stabilito un ordine tra gli angeli.
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