Summa Teologica - I |
III, q. 8, a. 4; In 2 Sent., d. 9, q. 1, a. 3; In 4 Sent., d. 24, q. 2, a. 1, sol. 2, ad 4; In Ephes., c. 1, lect. 7
Pare che tutti gli angeli costituiscano una sola gerarchia.
1. Essendo gli angeli le creature supreme, bisogna ritenere che il loro ordinamento sia ottimo.
Ma ottimo è l'ordinamento della moltitudine che sottostà a un principato unico, come dimostra il Filosofo [ Met. 12,10; Polit. 3,4 ].
Non essendo dunque la gerarchia altro che un sacro principato, pare evidente che tutti gli angeli costituiscano una sola gerarchia.
2. Dionigi [ De cael. hier. 3,1 ] insegna che « la gerarchia è un ordinamento, una conoscenza e un atto ».
Ma tutti gli angeli convengono nell'essere ordinati a Dio, che essi conoscono e da cui sono regolati nelle loro azioni.
Quindi tutti gli angeli appartengono a una sola gerarchia.
3. Il sacro principato, chiamato gerarchia, si trova ugualmente negli uomini come negli angeli.
Ma tutti gli uomini appartengono a una sola gerarchia.
Quindi anche gli angeli appartengono a una sola gerarchia.
Dionigi [ De cael. hier. 6,2 ] distingue tre gerarchie di angeli.
La gerarchia, come si è detto [ ob. 1 ], è un sacro principato.
Ma il termine principato sta a indicare sia il principe, sia la moltitudine ordinata sotto di lui.
Poiché dunque l'unico principe è Dio, il quale è il capo non solamente di tutti gli angeli, ma altresì degli uomini e di tutto il creato, ne segue che una sola è pure la gerarchia non solo di tutti gli angeli, ma anche di tutte le creature razionali, atte a partecipare le cose sante, come si può capire dalle espressioni di S. Agostino [ De civ. Dei 12,1 ], che parla di « due città o società, l'una degli angeli e degli uomini buoni, l'altra dei cattivi ».
- Se invece consideriamo il principato in rapporto alla moltitudine ordinata sotto il principe, allora si può parlare di un solo principato quando la moltitudine può essere governata con un unico e identico regime.
Le cose invece che non possono sottostare a un unico e identico regime appartengono a principati distinti: infatti sotto un medesimo re si possono trovare città diverse, governate da leggi e da magistrati differenti.
Ora, è evidente che gli uomini percepiscono le illuminazioni divine in maniera differente dagli angeli: mentre infatti gli angeli le percepiscono nella loro pura intelligibilità, gli uomini le percepiscono attraverso immagini sensibili, come insegna Dionigi [ De cael. hier. 1,2 ].
Quindi era bene distinguere la gerarchia umana da quella angelica.
E in base allo stesso criterio anche negli angeli si distinguono tre gerarchie.
Nel trattare infatti della conoscenza degli angeli si disse [ q. 55, a. 3 ] che i superiori hanno una conoscenza della verità più universale di quella degli angeli inferiori.
Ora, una tale universalità di conoscenza può essere distinta in tre gradi.
Infatti le nozioni delle cose intorno a cui gli angeli vengono illuminati possono essere considerate da tre punti di vista.
Primo, in quanto emanano dal primo principio universale che è Dio: e questo modo di conoscere compete alla prima gerarchia che si trova a contatto immediato con Dio, e « quasi dimora nei vestiboli della Divinità », come dice Dionigi [ De cael. hier. 7,2 ].
Secondo, in quanto tali nozioni dipendono dalle cause universali create, che includono già una certa molteplicità: e questo modo di conoscere conviene alla seconda gerarchia.
Terzo, in quanto tali nozioni vengono applicate alle singole cose, e in quanto dipendono dalle loro cause particolari: e questo modo di conoscere conviene alla gerarchia infima.
Ma tutto ciò sarà messo in piena luce quando tratteremo dei singoli ordini [ a. 6 ].
Così dunque si distinguono le gerarchie in rapporto alla moltitudine governata.
Sbagliano perciò manifestamente, e vanno contro il pensiero di Dionigi, quanti pongono nelle Persone divine una gerarchia da essi denominata sopraceleste.
Infatti tra le Persone divine vi è ordine di natura, ma non di gerarchia.
Secondo l'insegnamento di Dionigi infatti [ De cael. hier. 3,2 ] « l'ordine di gerarchia fa sì che mentre gli uni sono purificati, illuminati e perfezionati, gli altri invece purifichino, illuminino e perfezionino ».
Ma non sia mai che si pensi tutto ciò delle Persone divine.
1. L'argomento vale per il principato considerato in rapporto al principe: infatti, come intende provare il Filosofo nei passi citati, è cosa ottima per la moltitudine essere governata da un unico principe.
2. In rapporto alla conoscenza immediata di Dio, che tutti vedono allo stesso modo, cioè per essenza, non si distinguono gerarchie negli angeli: queste invece si distinguono, come è stato detto [ nel corpo ], in rapporto alle nozioni delle realtà create.
3. Gli uomini appartengono tutti alla medesima specie, e una sola è la maniera di conoscere ad essi connaturale; non così invece negli angeli.
Quindi il confronto non regge.
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