Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 8, q. 1, a. 5; De Malo, q. 3, a. 4; q. 16, a. 11
Pare che gli angeli non possano influire sull'immaginativa dell'uomo.
1. Il fenomeno della fantasia, dice Aristotele [ De anima 3,3 ], « è un moto causato dal senso in atto ».
Ma se avvenisse per un mutamento prodotto dagli angeli non sarebbe più causato dal senso in atto.
Quindi è contro la natura del fenomeno fantastico, che è l'atto dell'immaginativa, l'essere causato da un influsso degli angeli.
2. Le forme che stanno nell'immaginativa, essendo spirituali, sono più nobili delle forme che stanno nella materia sensibile.
Ma gli angeli non possono imprimere le forme nella materia sensibile, come si è visto [ q. 110, a. 2 ].
Quindi tanto meno possono imprimere le forme nell'immaginativa.
E così non possono influire su di essa.
3. Secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,12.25 ], « l'unione di uno spirito con l'altro fa sì che l'uno possa mediante tali immagini mostrare all'altro le cose che egli conosce, sia che questi sia capace di intenderle, sia che esse gli vengano mostrate come conosciute da altri ».
Ma non si vede come uno spirito angelico possa unirsi all'immaginativa umana, né come l'immaginativa possa comprendere ciò che l'angelo conosce.
Quindi l'angelo non può influire sull'immaginativa.
4. Nelle visioni immaginarie l'uomo aderisce alle parvenze delle cose come se fossero le cose stesse.
Ma in ciò vi è una specie di inganno.
Quindi, poiché gli angeli buoni non possono essere causa di inganno, pare che essi non possano causare le visioni immaginarie, alterando l'immaginativa.
Le cose che appaiono in sogno sono viste in una visione immaginaria.
Ma gli angeli fanno alcune rivelazioni nel sogno, come fece l'angelo che apparve a S. Giuseppe [ Mt 1,20; Mt 2,13.19 ].
Quindi gli angeli possono influire sull'immaginativa.
Tanto gli angeli buoni quanto quelli cattivi possono, in forza del potere della loro natura, influire sull'immaginativa dell'uomo.
E la cosa si può spiegare così.
Si è detto [ q. 110, a. 3 ] che la natura corporea obbedisce agli angeli quanto al moto locale.
Quindi tutti i fenomeni derivanti dal moto locale dei corpi rientrano nel potere naturale degli angeli.
Ora, è chiaro che le immagini della fantasia sono talvolta causate in noi dagli spostamenti degli spiriti [ vitali ] e degli umori.
Infatti Aristotele [ De somno et vig. 3 ], nell'assegnare la causa dei sogni, afferma che « quando l'animale dorme, affluendo copiosamente il sangue al principio [ o radice ] della sensibilità, vi affluiscono insieme i moti », cioè le impressioni lasciate dalle mozioni degli oggetti sensibili, che si conservano negli spiriti vitali, « e muovono il principio della sensibilità » in modo da produrvi delle apparizioni, come se allora tale principio fosse stimolato dagli oggetti esterni.
E l'agitazione degli spiriti e degli umori può essere tanto forte da produrre tali apparizioni anche nello stato di veglia: come accade ai pazzi e ad altri alienati.
Quindi, come siffatti fenomeni possono verificarsi per un turbamento naturale degli umori, e talvolta per mezzo della stessa volontà dell'uomo, che volontariamente riproduce con l'immaginazione quanto aveva percepito con i sensi, così possono anche verificarsi per influsso di un angelo buono o cattivo, a volte con astrazione dai sensi corporei, a volte senza tale astrazione.
1. Il principio primo del fenomeno fantastico è il senso in atto: infatti noi non possiamo immaginare ciò che non abbiamo in alcun modo percepito, in tutto o in parte, con i sensi; come un cieco nato non riesce a formarsi un'immagine dei colori.
Talvolta però, come si è detto [ nel corpo ], l'immaginativa viene disposta a produrre delle fantasie dalle impressioni conservate internamente.
2. L'angelo muove l'immaginativa non imprimendo immagini mai viste attraverso i sensi ( infatti non potrebbe fare immaginare i colori a un cieco nato ), ma mediante il moto locale degli spiriti e degli umori, come si è spiegato [ q. 110, a. 3 ].
3. L'unione che avviene tra lo spirito angelico e l'immaginativa umana non è essenziale, ma riguarda soltanto gli effetti che l'angelo produce, nel modo predetto, nell'immaginativa, alla quale mostra ciò che egli conosce, ma non nel modo in cui egli lo conosce.
4. L'angelo che causa una visione immaginaria talvolta illumina anche l'intelletto affinché comprenda ciò che tali immagini vogliono significare: e allora non vi è alcun inganno.
Altre volte invece, per opera dell'angelo, appaiono nell'immaginativa solo le immagini delle cose: ma neppure allora l'angelo è il responsabile dell'inganno, bensì la poca intelligenza di colui al quale sono apparse le visioni.
Come neppure Cristo fu causa di inganno alle turbe per il fatto che propose loro molte verità per mezzo di parabole senza darne la spiegazione.