Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 11, q. 1, a. 1
Pare che l'uomo non sia custodito dagli angeli.
1. Si assegnano dei custodi alle persone che, o per ignoranza o per impotenza, non sono in grado di custodire se stesse, quali sono p. es. i bambini e gli invalidi.
Ma l'uomo è in grado di custodire se stesso col suo libero arbitrio; e sa anche farlo, per la conoscenza che ha della legge naturale.
Quindi l'uomo non è custodito dagli angeli.
2. Dove c'è un custode più forte è superfluo quello più debole.
Ma l'uomo ha Dio per custode, secondo le parole del Salmo [ Sal 121,4 ]: « Non si addormenta, non prende sonno il custode di Israele ».
Quindi non c'è bisogno che l'uomo sia custodito dagli angeli.
3. La rovina della persona custodita ricade sulla negligenza di chi la custodisce, per cui sta scritto [ 1 Re 20,39 ]: « Custodisci quest'uomo: se egli cadrà, la tua vita pagherà per la sua ».
Ma molti uomini giornalmente periscono cadendo nel peccato, mentre gli angeli potrebbero aiutarli o apparendo loro visibilmente, o facendo miracoli, o in altri modi consimili.
Se quindi gli uomini fossero davvero affidati alla custodia degli angeli, questi sarebbero negligenti, il che evidentemente è falso.
Quindi gli angeli non sono custodi degli uomini.
Si legge nei Salmi [ Sal 91,11 ]: « Egli ha dato ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi ».
Nel creato, secondo il piano della divina provvidenza, si riscontra questa legge, che gli esseri mobili e mutevoli sono mossi e regolati dagli esseri immobili e immutabili: cioè tutti gli esseri corporei dalle sostanze spirituali immobili, e i corpi inferiori dai corpi superiori, che sono immutabili nella loro essenza.
Anche noi, del resto, giudichiamo le conclusioni, intorno alle quali c'è variabilità di opinioni, guidati da princìpi che teniamo con certezza immutabile.
- Ora, è evidente che la conoscenza e gli affetti dell'uomo, nell'attività pratica, possono variare e deviare in più modi dal bene.
Era perciò necessario che all'uomo fossero assegnati degli angeli quali suoi custodi, affinché lo guidassero e lo muovessero al bene.
1. L'uomo, col suo libero arbitrio, è in grado di evitare il male in parte, ma non del tutto: poiché egli è reso debole, nel suo amore per il bene, dalle molte passioni dell'anima.
E così anche la conoscenza che egli possiede della legge naturale, che è a lui congenita, può in parte dirigerlo al bene, ma non in maniera adeguata: poiché nell'applicare i princìpi generali del diritto alle azioni particolari l'uomo più volte si inganna.
Per cui sta scritto [ Sap 9,14 ]: « I ragionamenti dei mortali sono timidi, e incerte le nostre riflessioni ».
Era quindi necessaria all'uomo la custodia degli angeli.
2. Per operare il bene si richiedono due cose.
Primo, che l'affetto sia inclinato al bene: e in noi ciò si compie mediante l'abito delle virtù morali.
Secondo, che la ragione trovi la via giusta per operare l'atto virtuoso: e questo è il compito che il Filosofo [ Ethic. 6,12 ] assegna alla prudenza
Per quanto dunque riguarda la prima cosa, Dio custodisce l'uomo direttamente, infondendogli la grazia e le virtù.
Per quanto invece riguarda la seconda, Dio custodisce l'uomo quale supremo maestro, ma il suo insegnamento, come si è visto [ q. 111, a. 1 ], perviene all'uomo attraverso gli angeli.
3. Come l'uomo si discosta dalla naturale inclinazione verso il bene a causa delle passioni che spingono al peccato, così si discosta pure dall'ispirazione degli angeli buoni, prodotta da questi invisibilmente in quanto illuminano gli uomini affinché agiscano bene.
Quindi il fatto che gli uomini periscano non va imputato alla negligenza degli angeli, ma alla malizia degli uomini.
- Che poi gli angeli in casi straordinari appaiano talora visibilmente agli uomini proviene da una grazia speciale di Dio: come quando avvengono dei miracoli fuori dell'ordine della natura.