Summa Teologica - I-II |
15 - Pur ammirando la profondità e l'organicità del trattato delle passioni elaborato nella Somma Teologica, dobbiamo riconoscerne i limiti e le deficienze, che accompagnano fatalmente qualsiasi opera dell'uomo.
Siamo dinanzi a un trattato medioevale, pur appartenendo esso a un uomo di genio, o d'avanguardia, come si suol dire. S. Tommaso ha avuto il merito di affermare con chiarezza non solo l'aspetto psicologico, ma anche quello fisiologico delle passioni; però la fisiologia cui poteva appellarsi era quella di Ippocrate e di Avicenna.
Ora, codesta fisiologia è del tutto insufficiente per noi.
Per fortuna il Dottore Angelico ha avuto il buon senso di fermarsi a descrivere l'elemento formale e psicologico della passione, accennando appena alle sue nozioni di fisiologia.
E quindi le sue dottrine risultano ancora oggi sostanzialmente valide.
Ma per uno studioso moderno, che ha la possibilità di utilizzare le ricerche feconde di due secoli di progressi sbalorditivi nel campo della fisiologia, sarebbe imperdonabile fermarsi alla descrizione archeologica di certi fenomeni, cui accenna a suo modo S. Tommaso.
Anzi, noi siamo tenuti a integrare l'aspetto psicologico con quello fisiologico di qualsiasi moto passionale.
Le scienze positive ci offrono la possibilità di studiare codesto sustrato materiale delle passioni.
Amore e odio, desiderio e ripugnanza, speranza e disperazione, timore e audacia, ira, dolore e piacere sono accompagnati da trasmutazioni fisiologiche ben diverse, secondo la materia cui si applicano.
La fisiologia dell'istinto di nutrizione è ben diversa nelle sue fasi appetitive dalla fisiologia dell'istinto sessuale.
La conoscenza di codesti processi aiuta immensamente l'uomo nell'acquisto del dominio effettivo sulle passioni.
La medicina può e deve intervenire in questo campo, per contribuire efficacemente a sanare situazioni particolarmente delicate.
Questa conoscenza e questi interventi sono anche più necessari, quando si sconfina addirittura nelle forme patologiche.
S. Tommaso ha solo vaghi accenni a queste degenerazioni; ma il teologo moralista del secolo XX non può ignorare le ricerche positive sulle forme patologiche più comuni: isterismo, paranoia, schizofrenia, ecc.
16 - Si è molto discusso intorno al valore teorico e pratico della psicanalisi freudiana, e se ne discuterà ancora.
In codeste discussioni non deve mancare la parola autorevole del teologo, entro certi limiti.
Ma perché un teologo possa intervenire, è necessario che conosca i termini esatti delle questioni discusse.
Un buon tomista non sdegnerà di esaminare le varie teorie di Freud e dei suoi discepoli, per il solo fatto che partono dall'inconscio, mentre per S. Tommaso la passione muove sempre da un fatto conoscitivo.
Abbiamo già notato che il dizionario dei moderni studiosi spesso è infelice; o per lo meno è assai diverso da quello logico e perspicuo dell'Aquinate.
Ma qui non è il caso di formalizzarsi sulle parole.
Esiste anche per S. Tommaso una vasta zona d'ombra nell'anima umana.
Le passioni, ricordiamolo, sconfinano nelle abitudini, nei vizi, nella memoria.
E codesti stati « abituali » sono soltanto potenzialmente coscienti.
Chi non vede quanto ricche potrebbero essere le prospettive di uno studio accurato di queste complesse sedimentazioni dei moti passionali e degli stati emotivi?
Notiamo inoltre l'accenno tomistico all'influsso dell'atavismo sulle passioni: l'Aquinate si limita a rilevarne la presenza a proposito dell' ira ( q. 46, a. 5 ).
Ma è facile comprendere l'importanza delle predisposizioni remote in tutte le passioni psicologiche.
E anche in questo campo la psicologia sperimentale più aggiornata è in grado di integrare, nonostante le sue incertezze e i suoi errori, la psicologia razionale del Dottore Angelico.
Bastano questi accenni per mostrare quali prospettive si aprano allo psicologo e al moralista cristiano, il quale, senza rinnegare le dottrine del'Aquinate, voglia affrontare lo studio dei problemi più discussi della nostra epoca.
Questo contatto tra la teoria più organica e più logica dell'antichità, con i dati più sicuri dell'esperienza scientifica contemporanea, non può essere che vantaggioso, così per la teologia morale, come per le scienze positive.
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