Summa Teologica - I-II |
10 - Il trattato tomistico delle passioni, sebbene fosse considerato esauriente da non pochi commentatori, non è del tutto completo, perché è inserito anch'esso nella sintesi generale di un'opera sistematica.
Che cosa manca alla sua completezza?
Mancano principalmente due cose:
1) la dottrina relativa alle facoltà appetitive della « sensualità » ( I, q. 81 );
2) le pericopi riguardanti l'influsso del volere sulle potenze inferiori ( I-II, qq. 17,18 ).
Potremmo aggiungere una terza cosa, di cui non è facile indicare un riferimento bibliografico: la degenerazione della passione nel vizio corrispondente, che l'Autore affronterà nello studio particolare di ciascuno di essi nella II-II.
Dobbiamo soffermarci sul primo di codesti argomenti, se vogliamo capire il perché della classificazione tomistica.
Questa infatti deriva dalla pluralità degli appetiti di ordine sensitivo.
Nella parte superiore dell'anima esiste un solo appetito intellettivo: la volontà.
Ma nella « sensualità », ossia nella parte animale, esistono i due appetiti del concupiscibile e dell'irascibile.
Codesta divisione, che suona così strana al nostro orecchio, giunse all'Aquinate attraverso gli scritti del Damasceno e dello Pseudo-Nisseno.
Essa però è di origine platonica; e, come accenna Io stesso Aristotele ( 3 De Anima, c. 9; cfr. lect. 14 ), deriva dalla celebre tricotomia dell'anima escogitata dal grande filosofo ateniese.
S. Tommaso ha avvertito chiaramente che si trattava di un elemento più platonico che aristotelico ( cfr. I Ethic., Iect. 19, n. 230 ).
Ma nella costruzione della sua sintesi egli non badava molto alla provenienza del materiale, bensì alle qualità intrinseche del medesimo.
Senza badare all'affermazione dei maestri contemporanei che di codeste due facoltà facevano rispettivamente l'appetito delle cose vantaggiose ( concupiscibile ) e l'appetito di quelle nocive ( irascibile ), egli se ne servirà in tutt'altro significato.
Dell'irascibile egli farà oggetto specifico l'arduo, mentre il concupiscibile è volto « ad bonum et malum simpliciter ».
I due appetiti, così originalmente interpretati, quadravano in pieno con le sue idee.
O meglio: la distinzione s'imponeva per la manifesta incompatibilità di certi moti affettivi.
Ben diverso infatti è l'atteggiamento dell'uomo e dell'animale di fronte a un bene di facile acquisizione, e a un bene di acquisizione difficile e rischiosa.
L'appetito che si erge a contrastare, non può identificarsi con l'appetito che si lascia conquistare dall'oggetto e che ne attende il possesso pacifico, per distendersi e quietarsi in esso ( cfr. De Verit., q. 25, a. 2 ).
L'Aquinate non dirà mai con Platone che l'irascibile è nel cuore e il concupiscibile è nel fegato; ma li distinguerà sempre nettamente come due facoltà irriducibili.
Di qui parte la sua classificazione delle passioni.
11 - Indubbiamente in codesta impresa si è ispirato ad Aristotele, il quale nell'Etica Nicomachea nomina undici passioni: « Chiamo passioni la concupiscenza, l'ira, il timore, l'audacia, l'invidia, il piacere, l'amore, l'odio, il desiderio, lo zelo, la misericordia, e tutte quelle cose cui segue piacere o dolore » ( 2 Ethic., c. 5, n. 2 ).
Ma un confronto sommario tra codeste undici passioni, che secondo il compositore dell'elenco non sarebbero neppure esaurienti, e le undici della classificazione di S. Tommaso, mostra considerevoli differenze.
Questi nel suo commento non insiste affatto per ottenere una sostanziale concordanza; ma riprende in mano la questione, riquadrando tutto secondo il suo schema:
CONCUPISCIBILE: | IRASCIBILE: |
amore – odio | speranza - disperazione |
desiderio - fuga | audacia - timore |
piacere - tristezza | ira ( ibid., lect. 5 ) |
Ripetiamo che codesta classificazione è in sostanza opera originale dell'Aquinate e ci sorprende per la sua semplicità, e per la chiarezza dei criteri ai quali s'ispira: distinzione delle facoltà, e distinzione tra bene e male d'ordine « fisico » e psicologico.
12 - Rimane da vedere che valore essa abbia.
Si è parlato di divisione specifica: vale a dire si tratterebbe di undici specie distinte del genere passione.
Così sembra esprimersi S. Tommaso stesso ( cfr. q. 23, a. 1 ).
D'altra parte egli ci parla delle varie specie della tristezza ( q. 35, a. 8 ).
Se la tristezza ha delle specie, evidentemente essa è un genere.
E se è un genere la tristezza, Io è pure il piacere l'amore, il desiderio e ogni altro membro della divisione suddetta.
Per capire la sua posizione dobbiamo ricordare che per l'Aquinate i moti passionali sono legati strettamente a un tipo di conoscenza: quelli dell'irascibile sonò connessi con l'aestimativa, quelli del concupiscibile si articolano come riflessi appetitivi della fantasia.
Si tratta di due facoltà sensitive, indubbiamente; ma non di due facoltà periferiche.
Sono entrambe facoltà centrali, che raccolgono in una percezione unitaria, le impressioni dei sensi esterni particolari.
Ebbene, anche nell'ordine appetitivo le facoltà di cui parliamo sono da concepirsi come centralizzate.
La sensazione dolorifica periferica non è vera passione, finché dal centro non è percepita come tale, cioè come motivo di tristezza.
Cosicché qualora un soggetto la subisse come incentivo di piacere, codesto dolore periferico sarebbe l'elemento materiale della passione opposta, cioè del piacere.
E questa la classica involuzione del masochismo.
I moderni psicologi puntano troppo su questo elemento materiale e fisiologico nelle loro classificazioni.
Ma esso non divide mai così bene e così nettamente come l'elemento formale.
L'esempio addotto è sufficiente a dimostrarlo.
Perciò il Dottore Angelico imposta la sua classificazione sul comportamento psicologico cosciente, al livello della fantasia e dell'istinto superiore che egli chiama aestimativa.
A codesto livello la distinzione delle undici passioni si presenta come divisione specifica.
I complessi periferici cui esse si applicano, e le stesse funzioni biologiche con le loro esigenze, possono creare delle suddivisioni; ma sono suddivisioni più materiali che formali.
Si tratta di specificazioni di ordine fisiologico più che di ordine psicologico.
Ecco perché nel trattato delle passioni S. Tommaso non parla ex professo dell'istinto sessuale, che tanto preoccupa la psicologia moderna.
13 - Come abbiamo visto, parlando degli atti umani in genere ( vol. VIII, pp. 167 ss. ), l'Autore della Somma distingue i vari atteggiamenti che noi siamo capaci di prendere, qualunque sia la materia concreta che ci determina ad agire.
Poco importa che si tratti di un bicchier d'acqua o di un regno.
Invece gli psicologi moderni son portati a fermare la loro attenzione sul dato concreto, specialmente se implica nel soggetto delle variazioni fisiologiche, e soddisfa particolari esigenze.
Perciò la psicologia moderna ci offre delle classificazioni di un genere diverso.
Invece di descriverci, attraverso vari gradi dalla complessità progressiva, gli atteggiamenti dell'appetito, che passa dalla prima attrattiva al pieno godimento, o dalla prima ripulsa alla disperazione e allo spasimo della tristezza, ci descrive i diversi centri motori di codeste attrattive, classificando i vari bisogni o stimoli fisiologici o psicologici: istinto di conservazione, appetito del bere e del mangiare, appetito sessuale ….
E inutile dire che codeste attrattive e tendenze sono indefinite, come indefiniti sono sempre gli oggetti materiali delle nostre facoltà.
Quindi, sebbene codeste analisi possano servire a meglio conoscere il comportamento umano, non possono essere considerate il sistema migliore per giungere a una classificazione formalmente completa e razionale delle passioni.
14 - I moderni psicologi sono abituati a distinguere tra passioni elementari e passioni miste.
Le prime sarebbero espresse in un sentimento unico e semplice; le seconde invece sarebbero composte di sentimenti molteplici.
Nasce allora spontanea la domanda: le undici passioni della classificazione tomistica sono elementari o miste?
Non c' è il minimo dubbio che l'amore iniziale è un'passione elementare in codesto senso.
Ma fuori dell'amore tutte le passioni son miste, per il semplice motivo che l'amore, almeno l'amore è implicito come principio movente in tutte le altre.
Questa non è una condizione speciale della misericordia ( « ex amore et tristitia proveniens » ) o di altre passioni consimili, come vorrebbe, p. es., Dom J. Gredt ( cfr. Elementa Phil., n. 953 ); ma è la condizione di tutti i moti passionali, a eccezione dell'amore.
A proposito dell'ira, p. es., S. Tommaso nota che « essa è composta di audacia, di tristezza e di speranza » ( 3 Sent., d. 26, q. 1, a. 3, ad, 5 ).
Le passioni sono certamente diverse tra loro in base alla diversità del loro oggetto formale; ma codesto oggetto non determina una distinzione materiale o generica, bensì formale e specifica.
Ora, la distinzione specifica, a differenza di quella materiale, può implicare un ordine gerarchico.
Vale a dire: la passione che precede in ordine genetico, o intenzionale, entra come principio in quella successiva.
Possiamo dire che si tratta di una distinzione per addizione ( cfr. I, q. 47, a. 2 ).
Perciò le undici passioni non sono tra loro distinte come sezioni di una linea; ma sono interdipendenti come parti di un organismo sempre più complesso.
Ecco perché codesti moti non si possono considerare elementari o semplici, così come intendono codesti aggettivi certi psicologi moderni.
Sotto quest'aspetto la classificazione dei moti passionali ha una grande analogia con quella degli atti umani, di cui si è parlato nel volume precedente ( pp. 166 ss. ).
Perciò diremo, meglio, che le undici passioni sono le passioni fondamentali, alle quali si riducono formalmente tutte le altre.
La misericordia e l'invidia non sono che variazioni della tristezza; la libidine non è che una variazione della concupiscenza, o desiderio.
S. Tommaso ha escluso dall'elenco le passioni già moralmente o materialmente specificate, restando rigorosamente nel generico.
L'unica specificazione che per il momento lo interessa è la specificazione psicologica.
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