Summa Teologica - I-II |
C. G., III, c. 29
Pare che la beatitudine dell'uomo consista nella gloria.
1. La beatitudine pare che debba consistere nella ricompensa che ricevono i Santi per le tribolazioni sofferte nel mondo.
Ma questa ricompensa è la gloria: scrive infatti l'Apostolo [ Rm 8,18 ]: « Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che deve essere rivelata in noi ».
Quindi la felicità consiste nella gloria.
2. Il bene tende a diffondesi, come dimostra Dionigi [ De div. nom. 4 ].
Ma il bene di un uomo viene diffuso nella conoscenza degli altri mediante la gloria: poiché la gloria, come scrive S. Ambrogio [ Agost., Contra Maxim. 2,13 ], non è altro che « una notorietà lodata ».
Quindi la beatitudine umana consiste nella gloria.
3. La beatitudine è il più stabile dei beni.
Tale però sembra essere la fama, ossia la gloria: in forza di essa, infatti, gli uomini acquistano una specie di eternità.
Per cui Boezio [ De consol. 2, pr. 7 ] poteva scrivere: « Voi sembrate dei conquistatori dell'immortalità, quando pensate alla fama delle età future ».
Quindi la beatitudine dell'uomo consiste nella fama, ossia nella gloria.
La felicità è il vero bene dell'uomo.
La fama invece, o la gloria, spesso è falsa: e Boezio [ De consol. 3, pr. 6 ] scrive che « non pochi spesso acquistarono una grande rinomanza per i falsi apprezzamenti del volgo.
E che cosa ci può essere di più indegno?
Coloro infatti che vengono falsamente celebrati devono vergognarsi dinanzi a se stessi delle lodi loro rivolte ».
Quindi la felicità umana non può consistere nella fama, ossia nella gloria.
È impossibile che la beatitudine dell'uomo consista nella fama, ossia nella gloria umana.
Infatti la gloria non è altro che « una notorietà lodata », come dice S. Ambrogio [ Agost., Contra Maxim. 2,13 ].
Ora, un oggetto ha dei rapporti diversi con la conoscenza umana e con la conoscenza divina: poiché la conoscenza umana viene causata dagli oggetti conosciuti, mentre la conoscenza divina ne è la causa.
Quindi la perfezione del bene umano, cioè la beatitudine, non può essere causata dalla conoscenza degli uomini, ma piuttosto questa deriva dalla beatitudine di un dato soggetto, e in qualche modo è causata dalla stessa beatitudine umana, iniziale o perfetta.
E così la beatitudine dell'uomo non può consistere nella fama o nella gloria. Il bene dell'uomo invece ha la sua causa nella conoscenza divina.
Quindi la beatitudine umana ha una dipendenza causale dalla gloria esistente presso Dio; e così sta scritto [ Sal 91,15s ]: « Lo salverò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza»
Si deve anche considerare il fatto che la conoscenza umana spesso si inganna, specialmente nei singolari contingenti, tra i quali rientrano le azioni umane.
Quindi spesso la gloria umana è fallace.
La gloria di Dio, invece, è sempre vera, poiché Dio non può ingannarsi.
Per cui S. Paolo [ 2 Cor 10,18 ] dichiara: « Non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda ».
1. In quel testo l'Apostolo non parla della gloria dovuta agli uomini, ma di quella che viene da Dio al cospetto dei suoi Angeli.
Quindi sta scritto [ Mc 8,38 ]: « Il Figlio dell'uomo lo onorerà nella gloria del Padre suo, al cospetto dei suoi Angeli ».
2. Il bene di un uomo conosciuto da molti mediante la fama, o la gloria, dovrà dipendere da un bene già esistente in lui, se si tratta di conoscenza vera: e allora presuppone la beatitudine, o perfetta o iniziale.
Se invece tale conoscenza è falsa, allora non concorda con la realtà: e così nella persona celebre e famosa non c'è il bene.
Quindi in nessun caso la fama può rendere un uomo felice.
3. La fama è priva di stabilità, anzi, facilmente viene perduta per una falsa diceria.
E se talora persevera stabilmente, ciò avviene per caso.
La beatitudine invece deve avere una stabilità intrinseca e perenne.
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