Summa Teologica - I-II |
Pare che gli amici siano necessari per la beatitudine.
1. Nelle Scritture la beatitudine futura viene spesso designata col nome di gloria.
Ma la gloria consiste nel fatto che la bontà di un uomo viene portata a conoscenza di molti.
Quindi per la beatitudine si richiede la compagnia degli amici.
2. Boezio [ Seneca, Epist. 6 ] scrive che « il possesso di un bene è senza godimento se non è partecipato ».
Ma per la beatitudine si richiede il godimento.
Quindi si richiede anche la compagnia degli amici.
3. Nella beatitudine si ha la perfezione della carità.
Ma la carità abbraccia l'amore di Dio e del prossimo.
Quindi per la beatitudine si richiede la compagnia degli amici.
Sta scritto [ Sap. 7,11 ]: « Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni », cioè insieme con la divina sapienza, che consiste nella contemplazione di Dio.
Quindi per la beatitudine non si richiede altro.
Se parliamo della felicità della vita presente allora l'uomo felice, come insegna Aristotele [ Ethic. 9,9 ], ha bisogno degli amici: ma non per utilità propria, essendo egli già sufficiente a se stesso, e neppure per il godimento, avendo in se stesso la gioia perfetta negli atti della virtù, bensì per il bene della sua azione, e cioè per beneficarli, per godere vedendo il bene che essi compiono, e anche per essere da loro aiutato nel fare del bene.
Infatti l'uomo ha bisogno di amici sia nelle opere della vita attiva che in quelle della vita contemplativa.
Se invece parliamo della beatitudine perfetta, che ci attende nella patria, allora non si richiede necessariamente per la beatitudine la compagnia degli amici, poiché l'uomo ha in Dio la pienezza della sua perfezione.
Tuttavia la compagnia degli amici dà completezza alla beatitudine.
Per cui S. Agostino [ De Gen. ad litt. 8,25.46 ] scrive che « le creature spirituali per essere beate non trovano soccorso che dall'interno, nell'eternità, verità e carità del Creatore.
Se però si dicesse che sono aiutate dall'esterno, forse si dovrà ridurre l'aiuto al fatto che esse si vedono reciprocamente, e che godono in Dio di tale compagnia ».
1. La gloria essenziale alla beatitudine non è quella che si riscuote presso gli uomini, ma quella che si riscuote presso Dio.
2. L'affermazione è esatta quando il bene posseduto non ha in se stesso la piena capacità di saziare.
E ciò nel nostro caso non si può dire, poiché l'uomo trova in Dio la pienezza di ogni bene.
3. La perfezione della carità è essenziale alla beatitudine quanto all'amore di Dio, non quanto all'amore del prossimo.
Per cui se esistesse un'anima sola ammessa a godere della visione di Dio, essa sarebbe beata anche senza avere il prossimo da amare.
Supposto però il prossimo, l'amore verso di esso deriva dal perfetto amore di Dio.
E così l'amicizia è quasi un elemento concomitante della beatitudine perfetta.
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