La Genesi alla lettera |
Anche se è difficile capire quanto ho detto, dobbiamo credere non solo che la creatura spirituale muove il corpo attraverso lo spazio senza muoversi attraverso lo spazio, ma altresì che Dio muove la creatura spirituale attraverso il tempo senza muovere se stesso attraverso il tempo.
Qualcuno forse rifiuta di ammettere questa proprietà nell'anima; senza dubbio però - a dire il vero - non solo l'ammetterebbe ma la comprenderebbe anche, se riuscisse a pensarla incorporea com'è in realtà.
Chi infatti non capirebbe facilmente che non può muoversi nello spazio ciò che non ha estensione nello spazio?
Ora, tutto ciò che è esteso nello spazio è un corpo; per conseguenza non può pensarsi che l'anima si muova attraverso lo spazio se si ammette ch'essa non è un corpo.
Ma, come avevo incominciato a dire, se uno rifiuta di ammettere questa proprietà nell'anima, non dev'essere spinto ad ammetterlo con eccessiva insistenza; se al contrario non ammette che la sostanza di Dio non si muove né attraverso il tempo né attraverso lo spazio, non crede ancora che Dio è completamente immutabile.
Ma la natura della Trinità è completamente immutabile e perciò tanto perfettamente eterna che non ci può essere nulla di coeterno ad essa.
La Trinità, pur restando intrinsecamente identica in se stessa fuori del tempo e dello spazio, muove nel tempo e nello spazio le creature che le sono soggette.
La Trinità crea gli esseri mossa dalla sua bontà e, in virtù del suo potere, ordina la volontà in modo che tra gli esseri non ce ne sia alcuno che non abbia l'essere da essa e tra le volontà non ce ne sia alcuna buona a cui essa non giovi, né alcuna cattiva di cui non possa servirsi per il bene.
Ma poiché Dio non ha dato a tutti gli esseri il libero arbitrio, e quelli a cui l'ha dato sono più potenti e più eccellenti, quelli che ne sono privi sono necessariamente soggetti a quelli che lo posseggono.
Tutto ciò avviene grazie all'ordine stabilito dal Creatore che non punisce mai le volontà perverse fino al punto d'annientare la dignità della loro natura.
Poiché dunque tutti i corpi e tutte le anime irrazionali sono privi del libero arbitrio, questi esseri sono soggetti agli esseri dotati del libero arbitrio, anche se non tutti quelli a tutti questi altri, ma conforme a quanto stabilito dalla giustizia del Creatore.
La provvidenza di Dio, dunque, guida e governa tutte quante le creature, sia le nature che le volontà; le nature per farle esistere e le volontà perché non siano prive del premio quelle buone e non siano immuni dal castigo quelle cattive: egli anzitutto assoggetta a sé tutte le creature, poi le creature corporali a quelle spirituali, le irrazionali alle razionali, le terrestri alle celesti, le femminili alle maschili, le meno potenti alle più potenti, le più povere alle più ricche.
Per quanto poi riguarda le volontà, Dio assoggetta a sé quelle buone, tutte le altre invece le assoggetta a quelle che gli ubbidiscono, di modo che le volontà perverse soffrano ciò che per ordine di Dio faranno le volontà buone, sia che agiscano da se stesse, sia che agiscano per mezzo di volontà cattive; ma ciò accade solo nell'ambito delle cose che per natura sono sotto il dominio anche delle volontà cattive, vale a dire nell'ambito dei corpi.
Le volontà cattive infatti hanno il loro castigo interiore, cioè la loro stessa malvagità.
Per conseguenza ogni essere corporeo, ogni vita irrazionale, ogni volontà debole o perversa è soggetta agli angeli del cielo che godono del possesso di Dio stando a lui sottomessi e lo servono nella beatitudine e, negli esseri loro sottomessi o con loro, hanno lo scopo di compiere ciò che da tutti esige l'ordine della natura conforme al comando di Colui al quale sono soggette tutte le cose.
Gli angeli pertanto vedono in Dio la verità immutabile e su di essa regolano la loro volontà.
In tal modo essi diventano partecipi dell'eternità, della verità e della volontà di Dio, essendo di là dai limiti del tempo e dello spazio.
Essi, tuttavia, sono mossi dai comandi di Dio anche nel tempo, sebbene in Dio non esista alcun movimento temporale; così agiscono senza allontanarsi o distrarsi dalla contemplazione di Dio, ma nello stesso tempo non solo contemplano Dio senza limiti di spazio e di tempo, ma eseguono anche i suoi ordini riguardanti le creature loro soggette, movendo se stessi nel tempo e i corpi nel tempo e nello spazio secondo quanto è conveniente alla loro attività.
In tal modo Dio, mediante la duplice azione della sua Provvidenza, dirige tutte le creature: le nature perché abbiano l'esistenza, e le volontà perché non facciano nulla senza il suo ordine o il suo permesso.
La natura dell'universo materiale è dunque aiutata esteriormente da una forza materiale, poiché fuori di essa non c'è alcun essere materiale, altrimenti non sarebbe più l'universo.
Essa invece è aiutata da una forza incorporea poiché è Dio a far sì che la natura esista effettivamente, poiché da lui, per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose. ( Rm 11,36 )
Per contro le parti del medesimo universo non solo sono intrinsecamente aiutate - o piuttosto dovrei dire fatte - da una forza incorporea perché siano nature sussistenti, ma anche esternamente da una forza corporea con cui possano avere uno sviluppo più vigoroso, per esempio per mezzo degli alimenti, [ dei prodotti ] dell'agricoltura, della medicina e da tutto ciò che può servire al loro ornamento, in modo che non siano solo sane e più feconde, ma anche più belle.
Quanto poi alle creature spirituali in quanto sono perfette e beate, come lo sono i santi angeli, esse ricevono solo un aiuto interiore e incorporeo per quanto le riguarda, vale a dire per esistere ed essere sagge.
Dio infatti parla ad esse interiormente in modo misterioso ed ineffabile, senza servirsi né di scrittura fissata con strumenti materiali né di parole risonanti a orecchi del corpo né per mezzo di sembianze prodotte dall'immaginazione nello spirito, come avviene nei sogni o in qualche rapimento dello spirito, chiamato in greco estasi ( έκστασις ), termine ormai usato anche da noi invece di quello latino.
Le visioni di questa specie, benché siano più interiori di quelle trasmesse all'anima tramite il messaggio dei sensi fisici, tuttavia sono simili a quelle altre, sicché quando si formano non possono affatto o, al massimo, solo a stento, distinguersi da quelle.
Esse inoltre sono più esteriori di quelle che hanno luogo quando l'anima razionale e intellettiva contempla [ l'oggetto visto ] nella verità immutabile, nella cui luce giudica tutte le cose e perciò, a mio avviso, devono ascriversi tra le visioni prodotte da una causa esterna.
Per conseguenza le creature spirituali e intellettuali, perfette e beate come sono gli angeli, per ciò che le riguarda, cioè per poter esistere, esser sapienti e beate, sono aiutate - come ho già detto - solo interiormente dall'eternità, verità e carità del Creatore.
Se al contrario si deve dire che esse ricevono un aiuto esteriore, forse lo ricevono solo per il fatto che gli angeli si vedono gli uni gli altri e godono in Dio della società che formano, per il fatto che vedono anche tutte le creature dappertutto nei loro compagni, e per questo ringraziano e lodano il Creatore.
Per quanto invece riguarda l'attività delle creature angeliche, con la quale la provvidenza di Dio si prende cura d'ogni genere di creature e specialmente del genere umano, essa apporta loro un aiuto intrinseco sia mediante le visioni che rappresentano realtà corporali, sia mediante gli stessi corpi che sono soggetti al potere degli angeli.
Stando così le cose, Dio onnipotente e mantenente tutto, che è sempre lo stesso nella sua immutabile eternità, verità e volontà, senza muoversi attraverso il tempo e lo spazio, muove le sue creature spirituali attraverso il tempo e muove anche le creature corporali attraverso il tempo e lo spazio.
Per conseguenza, grazie a questo movimento di esseri da lui costituiti, con la sua azione intrinseca, li governa altresì con la sua azione estrinseca, sia mediante le volontà che gli sono soggette e da lui mosse attraverso il tempo, sia mediante i corpi soggetti a lui e a quelle volontà, e da lui mossi attraverso il tempo e lo spazio ma nel tempo e nello spazio, la cui ragione causale è vita in Dio stesso di là dai limiti di tempo e di spazio.
Allorché dunque Dio interviene così con la sua azione, non dobbiamo pensare che la sua sostanza, per la quale egli è Dio, sia mutevole attraverso il tempo e lo spazio, ma dobbiamo riconoscere queste cose come opere della divina Provvidenza e non come risultato dell'attività con cui egli crea gli esseri, ma dell'attività con cui governa, mediante il suo intervento estrinseco, gli esseri creati da lui intrinsecamente.
Poiché grazie alla sua immutabile e trascendente potenza non limitata per nulla quanto a distanza ed estensione spaziale, egli è allo stesso tempo interiore a tutte le cose, poiché sono tutte in lui, ed esteriore a tutte le cose poiché è al di sopra di ogni cosa.
Così pure, senza alcun intervallo o spazio di tempi, a causa della sua eternità, è allo stesso tempo più antico di tutte le cose in quanto è l'Essere più antico di tutte le cose, ed è più nuovo di tutte le cose in quanto è sempre il medesimo dopo tutte le cose.
Ecco perché, quando sentiamo la Scrittura che dice: Il Signore Iddio inoltre diede il seguente ordine ad Adamo dicendo: D'ogni albero del paradiso tu potrai mangiare sicuramente, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non dovrai mangiarne, poiché il giorno che ne mangerete, morrete sicuramente, ( Gen 2,16-17 ) se cerchiamo di sapere in che modo Iddio disse queste parole, ci è impossibile capirlo esattamente.
Dobbiamo tuttavia ritenere con assoluta certezza che Dio parla in due modi: o mediante la propria sostanza o mediante una creatura a lui soggetta; mediante la propria sostanza parla a tutte le nature dell'universo solo per crearle; al contrario parla alle nature spirituali e intelligenti non solo per crearle ma anche per illuminarle poiché sono già capaci d'intendere la sua parola che è nel suo Verbo, il quale era in principio con Dio e il Verbo era Dio e per mezzo di lui è stata fatta ogni cosa. ( Gv 1,1-3 )
Quando invece Dio parla agli esseri che non sono capaci d'intendere la sua parola, non parla se non mediante una creatura, o solo mediante una creatura spirituale sia in sogno che in estasi per mezzo di sembianze rappresentanti cose corporali o anche una creatura corporale quando ai sensi del corpo appare qualche immagine o si fanno sentire delle voci.
Se dunque Adamo era in grado di poter capire la parola che Dio comunica agli spiriti angelici mediante la propria sostanza, non si può dubitare che Dio movesse lo spirito di Adamo in modo misterioso e ineffabile senza muoversi attraverso il tempo e gli inculcasse un precetto utile e salutare della Verità e nella stessa Verità quale castigo sarebbe dovuto toccare al trasgressore; in tal modo vengono intesi o visti tutti i precetti salutari nell'immutabile Sapienza che in determinati momenti si comunica alle anime ( Sap 7,27 ) sante pur senza muoversi affatto nel tempo.
Se invece Adamo era giusto solo nella misura che aveva ancora bisogno dell'autorità di un'altra creatura più santa e più saggia mediante la quale arrivare a conoscere la volontà e il comando di Dio - come noi abbiamo avuto bisogno dei Profeti e questi hanno avuto bisogno degli angeli -, per qual motivo dovremmo dubitare che Dio gli parlasse mediante una creatura di tal genere con un linguaggio che Adamo potesse capire?
Quando infatti la Scrittura in seguito narra che i nostri progenitori, dopo aver commesso il peccato, sentirono la voce di Dio che passeggiava nel paradiso, nessuno, che crede alla fede cattolica, dubita affatto che Dio parlò non mediante la propria sostanza ma per mezzo d'una creatura a lui soggetta.
Su questo argomento ho voluto discorrere un po' più a lungo perché certi eretici pensano che la sostanza del Figlio di Dio era visibile per se stessa prima che assumesse un corpo e che perciò fu visto dai Patriarchi prima di prendere il corpo dalla Vergine, come se la Scrittura solo di Dio Padre dicesse: che nessuno degli uomini ha visto né può vedere. ( 1 Tm 6,16 )
Secondo loro il Figlio fu visto proprio nella sua sostanza, prima di assumere la natura di schiavo, ( Fil 2,7 ) dottrina empia questa, che deve essere respinta dalla mente dei cattolici.
Se dunque piacerà al Signore, tratteremo più a fondo questo argomento un'altra volta.
Per ora, terminato questo libro, si deve sperare [ di poter spiegare ] nel libro seguente la continuazione del racconto biblico, in che modo cioè la donna fu creata venendo tratta da una costola del proprio marito.
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