Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se le principali circostanze siano il perché e le cose in cui si estrinseca l'operazione

In 4 Sent., d. 16, q. 3, a. 2, sol. 2; In 3 Ethic., lect. 3

Pare che le principali circostanze non siano, come vorrebbe Aristotele [ Ethic. 3,1 ], il perché e le cose in cui si estrinseca l'operazione.

Infatti:

1. Le cose in cui si estrinseca l'operazione sembrano essere il luogo e il tempo: circostanze queste che non sembrano affatto principali, essendo le più estrinseche all'atto.

Quindi le cose in cui si estrinseca l'operazione non sono tra le principali circostanze.

2. Il fine è anch'esso estrinseco alla cosa.

Quindi non può essere una delle circostanze principali.

3. Ciò che è principalissimo in ogni genere di cose è la causa e la forma.

Ma la causa dell'atto è la persona che agisce, mentre la forma di un'azione è il modo di essa.

Quindi queste due ultime [ chi, in che modo ] sembrano essere le circostanze principali. In contrario: S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 31 ] scrive che « le principali circostanze sono il fine per cui si agisce, e ciò che si fa ».

Dimostrazione:

Gli atti sono detti propriamente umani in quanto sono volontari, come si è visto [ q. 1, a. 1 ].

Ora, il movente e l'oggetto della volontà è il fine.

Quindi la principale fra tutte le circostanze è quella che riguarda l'atto in rapporto al fine, cioè il perché, e al secondo posto c'è la circostanza che riguarda l'essenza stessa dell'atto, cioè il che cosa.

Le altre circostanze poi sono più o meno importanti secondo che si avvicinano più o meno a queste.

Analisi delle obiezioni:

1. Le cose in cui si estrinseca l'operazione per il Filosofo non sono il tempo e il luogo, ma le circostanze annesse all'atto medesimo.

Infatti S. Gregorio Nisseno [ l. cit. ], quasi commentando questa espressione del Filosofo, parla di « ciò che viene fatto ».

2. Il fine, pur non appartenendo all'essenza dell'atto, ne è tuttavia la causa principalissima in quanto spinge ad agire.

Quindi l'atto deriva la sua specie morale soprattutto dal fine.

3. La persona che agisce è causa dell'azione perché mossa dal fine, e principalmente in forza di quest'ultimo è ordinata all'atto.

Invece le altre condizioni della persona non sono ordinate all'atto così direttamente.

- Il modo poi non è la forma costitutiva dell'atto - infatti la forma è data dall'oggetto e dal termine o fine -, ma piuttosto una qualità accidentale.

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