Summa Teologica - I-II |
Infra, q. 10, a. 3; q. 77, a. 1; De Verit., q. 22, a. 9, ad 6
Pare che la volontà non possa essere mossa dall'appetito sensitivo.
1. Come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,16 ], « il movente, o agente, è superiore al paziente ».
Ma l'appetito sensitivo è inferiore alla volontà, che è un appetito intellettivo, come il senso è inferiore all'intelletto.
Quindi l'appetito sensitivo non muove la volontà.
2. Nessuna potenza particolare può causare un effetto universale.
Ma l'appetito sensitivo è una potenza particolare: infatti segue l'apprensione dei singolari.
Quindi non può causare il moto della volontà, che è universale, in quanto derivante dall'apprensione intellettiva degli universali.
3. Come Aristotele [ Phys. 8,5 ] dimostra, chi muove non può essere mosso da ciò che esso muove, determinando così una mozione reciproca.
Ma la volontà muove l'appetito sensitivo, in quanto l'appetito sensitivo obbedisce alla ragione.
Quindi l'appetito sensitivo non muove la volontà.
S. Giacomo [ Gc 1,14 ] scrive: « Ciascuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce ».
Ma nessuno sarebbe attratto dalla concupiscenza se la sua volontà non fosse mossa dall'appetito sensitivo, in cui la concupiscenza risiede.
Quindi l'appetito sensitivo muove la volontà.
Come si è detto [ a. prec. ], quanto viene appreso sotto la ragione di cosa buona e conveniente muove la volontà come suo oggetto.
Ora, tale bontà e convenienza può dipendere da due cose, cioè dalla disposizione dell'oggetto e da quella del soggetto a cui esso viene presentato.
Infatti il termine conveniente sta a indicare una relazione: per cui dipende dai due termini correlativi.
E da ciò deriva che il gusto, in situazioni diverse, non apprende allo stesso modo una cosa come conveniente o non conveniente.
Quindi, come dice il Filosofo [ Ethic. 3,5 ], « quale ciascuno è, tale è il fine che gli appare ».
Ora, è chiaro che l'uomo viene a subire un cambiamento nelle sue disposizioni secondo l'alterazione dell'appetito sensitivo.
Infatti un uomo sotto l'influsso di una data passione considera conveniente ciò che, libero dalla passione, mai considererebbe tale: come a uno che è adirato sembra conveniente ciò che gli ripugna quando è calmo.
E in questo modo, dalla parte dell'oggetto, l'appetito sensitivo muove la volontà.
1. Nulla impedisce che quanto assolutamente parlando è superiore sia dipendente sotto un certo aspetto.
E così la volontà, assolutamente parlando, è superiore all'appetito sensitivo, ma per quel tanto che in un dato soggetto viene a dominare la passione l'appetito sensitivo ottiene una certa preminenza su di essa.
2. Gli atti e le deliberazioni degli uomini riguardano i singolari.
Essendo quindi l'appetito sensitivo una potenza particolare, esso ottiene una grande efficacia nel predisporre l'uomo a giudicare in una maniera o in un'altra intorno ai singolari stessi.
3. Il Filosofo [ Polit. 1,2 ] fa osservare che la ragione, in cui è inclusa la volontà, muove col suo comando l'irascibile e il concupiscibile non « con un dominio dispotico », come fa il padrone con lo schiavo, ma « con un dominio regale e politico », cioè simile al governo di uomini liberi, che conservano la facoltà di muoversi in senso contrario.
Quindi l'irascibile e il concupiscibile possono muovere in senso contrario alla volontà.
E così nulla impedisce che talora la volontà sia mossa da questi appetiti.
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