Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se il consiglio abbia per oggetto il fine, o soltanto i mezzi

In 3 Sent., d. 35, q. 2, a. 4, sol. 1; In 3 Ethic., lect. 8

Pare che il consiglio non abbia per oggetto soltanto i mezzi, ma anche il fine.

Infatti:

1. Si può fare una ricerca su qualsiasi cosa dubbia.

Ma nell'agire umano può presentarsi il dubbio non solo sui mezzi, ma anche sul fine.

Essendo quindi il consiglio una ricerca sull'agire umano, sembra che il consiglio possa avere per oggetto il fine.

2. Materia del consiglio sono le azioni umane.

Ma alcune di queste azioni, come insegna Aristotele [ Ethic. 1,1 ], sono dei fini.

Quindi il consiglio può riguardare il fine.

In contrario:

S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 34 ] scrive che « il consiglio non ha per oggetto il fine, ma i mezzi ».

Dimostrazione:

In campo pratico il fine ha funzione di principio: e questo perché dal fine derivano i motivi per la scelta dei mezzi.

Ora, il principio non è mai oggetto di ricerca, ma in ogni ricerca i princìpi devono essere presupposti.

Quindi, essendo il consiglio, o deliberazione, una ricerca, non può avere per oggetto il fine, ma soltanto i mezzi.

- Può accadere però che una cosa che in rapporto a certe altre è un fine, sia ordinata a un fine più remoto: come accade che il principio di una data dimostrazione sia la conclusione di un'altra.

E così ciò che è preso come fine in una ricerca può essere considerato come mezzo in un'altra.

E in questo caso può essere oggetto di consiglio.

Analisi delle obiezioni:

1. Ciò che viene preso come fine è già determinato.

Finché dunque è considerato come cosa dubbia non è considerato come fine.

Se quindi è oggetto di deliberazione o di consiglio non si tratterà di una deliberazione sul fine, ma su un mezzo ordinato al fine.

2. Il consiglio ha per oggetto le azioni umane in quanto sono ordinate a un fine.

Se quindi un'operazione umana è un fine, come tale non è oggetto di consiglio.

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