Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se il consiglio riguardi soltanto le nostre azioni

In 3 Ethic., lect. 7

Pare che il consiglio non si limiti soltanto alle nostre azioni.

Infatti:

1. Il consiglio implica il concetto di confronto.

Ma si può tenere un confronto tra varie persone anche su realtà immutabili che sfuggono alla nostra azione: p. es. sulla natura delle cose.

Quindi il consiglio, o deliberazione, non si limita alle azioni che noi possiamo compiere.

2. Talora gli uomini si consultano su cose stabilite dalla legge: e abbiamo così i giureconsulti.

Tuttavia quelli che discutono tali consigli o deliberazioni non hanno il potere di fare delle leggi.

Quindi il consiglio non si limita alle nostre azioni.

3. Si dice che alcuni si consultano sugli eventi futuri, che certo non dipendono da noi.

Quindi la deliberazione o consiglio non si interessa esclusivamente delle nostre azioni.

4. Se il consiglio si limitasse alle nostre azioni, nessuno potrebbe deliberare sulle azioni altrui.

Ma ciò è evidentemente falso.

Quindi il consiglio non riguarda solo le nostre azioni.

In contrario:

S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 34 ] scrive: « Ci consigliamo sulle cose esistenti in noi, e che noi possiamo eseguire ».

Dimostrazione:

Il consiglio propriamente implica l'idea di confronto tra diverse persone.

E lo indica il nome stesso: infatti consiglio è come dire consesso, poiché più persone si siedono insieme per discutere.

Ma c'è da osservare che nei fatti particolari e contingenti, per conoscere con certezza una cosa, è necessario considerare molte condizioni o circostanze, che uno non può facilmente considerare da solo, mentre è più difficile che possano sfuggire a molti, poiché uno osserva ciò che sfugge a un altro; nelle cose necessarie e universali, invece, si ha una considerazione più assoluta e più semplice, e quindi in una simile indagine è più facile per uno solo bastare a se stesso.

Quindi la ricerca deliberativa, o consiglio, propriamente riguarda le cose singolari e contingenti.

Ora, la conoscenza della verità non ha in questo campo una grande importanza, così da essere di per sé appetibile come lo è invece quella delle realtà universali e necessarie, ma viene a essere appetibile nella misura in cui serve all'operazione, poiché le azioni hanno per oggetto il singolare contingente.

Quindi dobbiamo concludere che il consiglio, propriamente parlando, ha per oggetto le nostre azioni.

Analisi delle obiezioni:

1. Il consiglio implica l'idea di confronto, però non di un confronto qualsiasi, ma di un confronto sulle azioni da compiere, come si è spiegato [ nel corpo ].

2. Le disposizioni della legge, sebbene non dipendano dall'operazione di chi si consulta per una deliberazione o consiglio, tuttavia sono per lui norme direttive nell'operare: poiché uno dei criteri per agire è il precetto della legge.

3. Il consiglio non riguarda soltanto gli atti da compiere, ma anche ciò che è ordinato a quegli atti.

E così vengono fatte delle consultazioni sugli eventi futuri inquantoché l'uomo, conoscendo tali futuri, si regola se fare o evitare qualcosa.

4. Cerchiamo consiglio sui fatti degli altri in quanto questi formano una sola cosa con noi: o per un vincolo di affetto, come l'amico si preoccupa delle cose che interessano l'amico come delle proprie; oppure al modo di uno strumento: infatti l'agente principale e quello strumentale formano come una causa unica, poiché l'uno agisce mediante l'altro; e così il padrone si consiglia sulle cose che dovrà compiere il servo.

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