Summa Teologica - I-II |
III, q. 19, a. 2; De unione, a. 5
Pare che l'atto comandato non si identifichi con il comando.
1. Gli atti di potenze distinte sono distinti.
Ma il comando e l'atto comandato appartengono a potenze distinte, poiché la potenza che comanda è distinta da quella comandata.
Quindi l'atto comandato non si identifica con il comando.
2. Tutte le cose che possono separarsi sono distinte: infatti nessuna cosa può separarsi da se medesima.
Ma talora l'atto comandato si separa dal comando: a volte infatti il comando precede senza che segua l'atto comandato.
Quindi il comando è un atto distinto dall'atto comandato.
3. Le cose che si susseguono come antecedente e conseguente sono distinte.
Ma il comando per natura precede l'atto comandato.
Quindi se ne distingue.
Il Filosofo [ Top. 3,2 ] insegna che « dove una cosa è per l'altra, non ce n'è che una sola ».
Ma l'atto comandato non esiste che per il comando.
Quindi si tratta di una cosa sola.
Nulla impedisce che certe cose siano distinte sotto un certo aspetto, e sotto un altro siano una realtà unica.
Anzi, tutte le realtà molteplici, al dire di Dionigi [ De div. nom. 13 ], in qualche modo partecipano dell'unità.
Qui tuttavia bisogna tener presente una differenza, e cioè che alcune cose sono molteplici in senso assoluto e una cosa sola in senso relativo; altre invece al contrario.
Ora, parlare dell'uno è come parlare dell'ente.
Ma l'ente in senso assoluto [ simpliciter ] è la sostanza; invece l'accidente e gli enti di ragione sono enti in senso relativo [ secundum quid ].
Quindi tutto ciò che è sostanzialmente una cosa sola è tale assolutamente parlando, ed è molteplice in senso relativo.
Come un tutto nel genere della sostanza [ l'uomo, p. es. ], composto delle sue parti integrali o essenziali, è una cosa unica in senso assoluto: infatti il tutto è un ente e una sostanza in senso assoluto, mentre le parti sono enti e sostanze nel tutto.
Invece cose sostanzialmente distinte, ma che costituiscono un'unità accidentale, sono distinte in senso assoluto e una cosa sola in senso relativo: infatti l'unità nel genere o nella specie è un'unità di ragione.
Ora, come nel campo delle realtà naturali c'è un tutto composto di materia e forma - come l'uomo che è composto di anima e di corpo, il quale è un unico essere naturale, sebbene abbia una pluralità di parti -, così negli atti umani l'atto di una potenza inferiore sta a quello di una potenza superiore come la sua materia, in quanto la potenza inferiore agisce in virtù di quella superiore che la muove: infatti l'atto del primo motore è l'elemento formale nell'agire dello strumento.
È perciò evidente che il comando e l'atto comandato formano un unico atto umano: come un certo tutto è una cosa sola, ma è molteplice per le sue parti.
1. Se si trattasse di potenze diverse non ordinate l'una all'altra, i loro atti sarebbero distinti in senso assoluto.
Ma quando una potenza è il motore dell'altra, allora i loro atti sono in qualche modo uno solo: infatti, come dice Aristotele [ Phys. 3,3 ], « identico è l'atto del principio motore e del soggetto mosso ».
2. Per il fatto che il comando e l'atto comandato possono venire separati si dimostra [ soltanto ] che sono molteplici nelle loro parti.
Infatti le parti di un uomo possono essere separate tra loro, e tuttavia nel tutto formano un'unità.
3. Nulla impedisce che, tra cose che sono molteplici per le loro parti e formano un'unità nel tutto, l'una venga prima dell'altra.
Come l'anima è in qualche modo prima del corpo, e il cuore prima delle altre membra.
Indice |