Summa Teologica - I-II |
Pare che la passione del desiderio non sia infinita.
1. Oggetto del desiderio è il bene, il quale ha natura di fine.
Ora, chi ammette l'infinito esclude il fine, come insegna Aristotele [ Met. 2,2 ].
Quindi la passione del desiderio non può essere infinita.
2. La passione del desiderio, procedendo dall'amore, ha per oggetto il bene conveniente.
Ma l'infinito, essendo del tutto sproporzionato, non può essere conveniente.
Quindi il desiderio non può essere infinito.
3. L'infinito è invalicabile, per cui non si arriva mai al termine.
Invece il piacere di chi desidera nasce dal raggiungimento dell'ultimo termine.
Se quindi il desiderio fosse infinito non si raggiungerebbe mai il piacere.
Il Filosofo [ Polit. 1,3 ] scrive che, « essendo la concupiscenza volta verso l'infinito, gli uomini desiderano infinite cose ».
Come si è detto sopra [ a. prec. ], ci sono due tipi di desiderio: naturale e non naturale.
Il desiderio naturale non può certamente essere infinito in atto.
Ha infatti per oggetto quanto la natura richiede, e la natura persegue sempre qualcosa di finito e di determinato.
Per cui l'uomo non desidera all'infinito il cibo o la bevanda.
- Tuttavia, come in natura si trova un infinito potenziale per successione, così per successione ci può essere anche un desiderio infinito: dopo aver mangiato, p. es., si desidera ancora di mangiare un'altra volta, e così per tutto ciò che la natura richiede; poiché questi beni materiali, una volta acquisiti, non rimangono in perpetuo, ma si esauriscono.
Per cui il Signore disse alla Samaritana [ Gv 4,13 ]: « Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete ».
Invece il desiderio non naturale è del tutto infinito.
Esso infatti, come si è detto [ a. prec. ], accompagna la ragione, ed è proprio della ragione procedere all'infinito.
Perciò chi desidera le ricchezze può desiderarle senza stabilire una misura, e volere essere ricco puramente e semplicemente, per quanto gli è possibile.
Secondo il Filosofo [ l. cit. ] si può dare anche un'altra spiegazione del fatto che alcuni desideri sono finiti e altri infiniti.
Ed è che il desiderio del fine è infinito: poiché il fine, la salute ad es., è desiderato per se stesso; per cui ciò che determina una salute migliore è desiderato di più, e così all'infinito; come [ pure si verifica che ], avendo il bianco la proprietà di dilatare la pupilla, un bianco più intenso la dilata maggiormente.
Invece il desiderio che ha per oggetto i mezzi non è infinito, ma questi sono desiderati nella misura che giova al raggiungimento del fine.
Quindi coloro che ripongono il fine nelle ricchezze hanno di esse un desiderio senza fine; quelli invece che le desiderano per le necessità della vita desiderano ricchezze limitate, cioè sufficienti per vivere, come osserva il Filosofo [ ib. ].
E lo stesso si dica per il desiderio di qualsiasi altra cosa.
1. Tutto ciò che viene desiderato è preso come finito: o perché è realmente finito, quale oggetto attuale di un determinato desiderio, oppure perché è finito quale oggetto di conoscenza. Infatti non è possibile conoscere una cosa in quanto infinita poiché, secondo Aristotele [ Phys. 3,6 ], « l'infinito è ciò la cui quantità, per quanta se ne prenda, lascia sempre fuori di sé altre parti ».
2. La ragione è una facoltà infinita nel senso che può considerare una cosa all'indefinito, come è evidente nell'addizione dei numeri e delle linee.
Quindi l'infinito, preso in un certo senso, è proporzionato alla ragione.
Infatti anche l'universale, che la ragione apprende, è in qualche modo infinito, contenendo potenzialmente infiniti singolari.
3. Non si richiede che per gustare il piacere uno raggiunga tutto ciò che desidera, ma egli prova piacere nel conseguire ciascuna delle cose desiderate.
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