Summa Teologica - I-II |
Pare che non ci siano virtù morali diverse per le diverse passioni.
1. Le cose che hanno in comune il principio e la fine devono avere un unico abito: come è evidente per le scienze.
Ora, tutte le passioni hanno un unico principio, cioè l'amore, e un unico termine conclusivo, cioè il piacere o la tristezza, secondo le spiegazioni date in precedenza [ q. 25, aa. 1,2,4; q. 27, a. 4 ].
Quindi per tutte le passioni non c'è che un'unica virtù morale.
2. Se per passioni diverse ci fossero virtù morali diverse, le virtù morali verrebbero a essere tante quante sono le passioni.
Ma ciò è falso in maniera evidente, poiché passioni contrarie hanno un'unica e identica virtù morale: la fortezza, p. es., abbraccia il timore e l'audacia, e la temperanza il piacere e la tristezza.
Perciò non si richiede che ci siano virtù morali diverse per passioni diverse.
3. L'amore, la concupiscenza e il piacere sono passioni specificamente distinte, come si è visto [ q. 23, a. 4 ].
Ma per esse non c'è che un'unica virtù, cioè la temperanza.
Quindi le virtù morali non sono diverse per passioni diverse.
Come insegna Aristotele [ Ethic. 3, cc. 5,10; 4,5 ], la fortezza ha per oggetto il timore e l'audacia; la temperanza le concupiscenze o desideri; la mansuetudine l'ira.
Non è ammissibile che per tutte le passioni ci sia una sola virtù morale: esse infatti appartengono a potenze distinte, poiché alcune appartengono all'irascibile e altre al concupiscibile, secondo le spiegazioni date [ q. 23, a. 1 ].
E tuttavia non è necessario che ogni diversità fra le passioni basti a produrre una diversità fra le virtù morali.
In primo luogo perché certe passioni hanno tra loro un'opposizione di contrarietà: come la gioia e la tristezza, il timore e l'audacia, e altre consimili.
Ora, per queste passioni contrarie è necessario che ci sia un'unica virtù.
Consistendo infatti la virtù morale nel giusto mezzo, tale mezzo tra passioni contrarie viene determinato in base allo stesso criterio: come anche fra entità di ordine fisico è identica la qualità intermedia fra due contrari, p. es. fra il bianco e il nero.
Secondo, perché ci sono passioni distinte che si oppongono alla ragione sotto il medesimo aspetto: o perché dipendenti da un unico impulso verso cose contrarie alla ragione, o perché parti di un'unica ripugnanza verso cose conformi alla ragione.
Di conseguenza le diverse passioni del concupiscibile non appartengono a virtù morali distinte: proprio perché i loro impulsi si susseguono in un'unica direzione, essendo ordinati a un unico oggetto, cioè al conseguimento di un bene o alla fuga di un male: dall'amore, p. es., nasce la concupiscenza o desiderio, e dal desiderio si giunge al piacere.
E lo stesso si dica per le passioni contrarie: poiché dall'odio segue la fuga, o la ripulsa, e questa porta alla tristezza.
Invece le passioni dell'irascibile non formano un'unica catena, ma sono indirizzate a oggetti diversi: infatti l'audacia e il timore hanno per oggetto un grave pericolo, la speranza e la disperazione un bene arduo, mentre l'ira spinge ad affrontare qualcosa di contrario da cui si è ricevuto un danno.
Così per queste passioni si richiedono virtù diverse: cioè la temperanza per le passioni del concupiscibile, la fortezza per il timore e l'audacia, la magnanimità per la speranza e la disperazione, la mansuetudine per l'ira.
1. Tutte le passioni hanno in comune un unico principio e un unico fine, ma non si tratta di un principio e di un fine propri.
Ciò quindi non basta per l'unità della virtù morale.
2. Nelle entità di ordine fisico è identico il principio o causa per cui si abbandona un termine e ci si avvicina al suo contrario, e in campo speculativo è identica la ragione o nozione dei contrari: perciò anche la virtù morale, che è consona alla ragione come una seconda natura, è unica nel caso di passioni contrarie.
3. Le tre passioni indicate sono indirizzate secondo un certo ordine a un medesimo oggetto, come si è visto [ nel corpo ].
Perciò appartengono a un'unica virtù morale.
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