Summa Teologica - I-II |
In 2 Sent., d. 24, q. 3, a. 5; De Verit., q. 15, a. 5; De Malo, q. 7, a. 5
Pare che nella ragione superiore, in quanto regola le potenze inferiori, ossia in quanto acconsente all'atto peccaminoso, non ci possano essere dei peccati veniali.
1. S. Agostino [ De Trin. 12,7.10 ] afferma che la ragione superiore « attende alle ragioni eterne ».
Ora, staccandosi dalle ragioni eterne si pecca mortalmente.
Quindi nella ragione superiore non ci può essere altro peccato che quello mortale.
2. Nella vita spirituale la ragione superiore ha funzione di principio, come il cuore nella vita del corpo.
Ma le infermità del cuore sono mortali.
Quindi anche i peccati della ragione superiore sono mortali.
3. Un peccato veniale diviene mortale se è compiuto per disprezzo.
Ora, non è senza disprezzo il fatto che uno pecchi anche venialmente con deliberazione.
Poiché dunque il consenso della ragione superiore implica sempre una deliberazione rispetto alla legge divina, sembra che esso non possa eludere il peccato mortale, dato il disprezzo di tale legge.
Il consenso all'atto del peccato appartiene alla ragione superiore, come si è detto [ a. 8 ].
Ma acconsentire all'atto di un peccato veniale è peccato veniale.
Quindi nella ragione superiore ci può essere il peccato veniale.
S. Agostino [ De Trin. 12,7.10 ] insegna che la ragione superiore « attende a contemplare e a consultare le ragioni eterne »: a contemplarle meditandone la verità e a consultarle giudicando e disponendo delle altre cose in base ad esse.
E a quest'ultima funzione si riduce l'acconsentire a un atto, o dissentire da esso, deliberando in base alle ragioni eterne.
Ora, il disordine dell'atto a cui essa acconsente non sempre è in contrasto con le ragioni eterne come nell'atto del peccato mortale, potendo non esserci un distacco o allontanamento dal fine ultimo, ma può essere solo estraneo ad esse, come nell'atto del peccato veniale.
Quando dunque la ragione superiore acconsente all'atto del peccato veniale non si distacca dalle ragioni eterne.
Quindi il suo peccato non è mortale, ma veniale.
1. È così risolta anche la prima obiezioni.
2. Il cuore può avere due tipi di malattie.
Le une ne colpiscono la sostanza, alterandone la complessione naturale: e queste malattie sono sempre mortali.
Le altre invece sono malattie del cuore in quanto provocano un disordine nei suoi moti, o negli organi vicini: e queste malattie non sempre sono mortali.
Parimenti, quando nella ragione superiore si altera il suo stesso ordine al proprio oggetto, cioè alle ragioni eterne, si ha sempre un peccato mortale.
Quando invece si ha solo del disordine su questo punto, allora il peccato non è mortale, ma veniale.
3. Il consenso deliberato all'atto peccaminoso non corrisponde a un disprezzo della legge di Dio in ogni caso, ma solo quando contrasta con essa.
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