Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se tutti i precetti morali dell'antica legge si riducano ai dieci precetti del decalogo

Infra, a. 11; II-II, q. 122, a. 6, ad 2; In 3 Sent., d. 37, q. 1, a. 3; De Malo, q. 14, a. 2, ad 14; Quodl., 7, q. 7, a. 1, ad 8

Pare che non tutti i precetti morali dell'antica legge si riducano ai dieci precetti del decalogo.

Infatti:

1. I precetti primi e principali della legge sono i seguenti [ Mt 22,37.39 ]: « Amerai il Signore Dio tuo » e « Amerai il prossimo tuo ».

Ma essi non si trovano nel decalogo.

Quindi non tutti i precetti morali sono contenuti nel decalogo.

2. I precetti morali non si riducono a quelli cerimoniali, ma è vero piuttosto il contrario.

Ora, tra i precetti del decalogo uno è cerimoniale, cioè: « Ricordati del giorno di sabato per santificarlo » [ Es 20,8; Dt 5,12 ].

Perciò i precetti morali non si riducono ai precetti del decalogo.

3. I precetti morali riguardano gli atti di tutte le virtù.

Ma nel decalogo troviamo soltanto dei precetti riguardanti atti di giustizia, come risulta evidente se li esaminiamo uno per uno.

Quindi i precetti del decalogo non contengono tutti i precetti morali.

In contrario:

La Glossa [ ord. ], nel commentare la frase evangelica [ Mt 5,11 ]: « Beati voi, quando vi insulteranno », ecc., nota che « Mosè, dopo aver presentato i dieci comandamenti, passa poi a spiegarli nelle loro parti ».

Quindi tutti i precetti della legge non sono che parti dei precetti del decalogo.

Dimostrazione:

I precetti del decalogo differiscono dagli altri precetti per il fatto che furono dati al popolo direttamente da Dio, mentre gli altri furono dati per mezzo di Mosè.

Perciò al decalogo appartengono quei precetti di cui l'uomo riceve la conoscenza direttamente da Dio.

E tali sono quelle norme che si possono subito apprendere in base ai primi princìpi universali con una breve riflessione; oppure quelle che vengono subito apprese dopo l'infusione della fede.

E così tra i precetti del decalogo sono omesse due categorie di precetti: i precetti primari e comuni - che non hanno bisogno di altre promulgazioni, essendo scritti nella ragione naturale quasi come cose di per sé evidenti: p. es. che non si deve fare del male a nessuno -, e quelli che vengono riscontrati conformi alla ragione in seguito a un'indagine accurata dei sapienti.

Questi ultimi precetti infatti passano da Dio al popolo mediante l'insegnamento dei savi.

Tuttavia sia gli uni che gli altri sono contenuti nei precetti del decalogo, sia pure in maniera diversa.

Poiché le norme primarie e comuni vi sono contenute come i princìpi nelle conclusioni prossime, mentre le norme conosciute attraverso i sapienti vi sono contenute come le conclusioni nei princìpi.

Analisi delle obiezioni:

1. Questi due comandamenti sono i precetti primari e universali della legge naturale, che la ragione umana conosce immediatamente, o per natura o per fede.

Per cui tutti i precetti del decalogo stanno ad essi come le conclusioni ai princìpi.

2. Il precetto dell'osservanza del sabato in parte è di ordine morale, cioè in quanto comanda all'uomo di attendere per un certo tempo alle cose di Dio, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 46,11 ]: « Fermatevi e sappiate che io sono Dio ».

E in questo senso è computato fra i precetti del decalogo.

Non invece per la determinazione del tempo: poiché in questo senso è un precetto cerimoniale.

3. Nelle altre virtù il carattere di debito è più nascosto che nella giustizia.

Quindi i precetti riguardanti gli atti delle altre virtù non sono così noti al popolo come i precetti riguardanti gli atti della giustizia.

Ed è per questo motivo che gli atti della giustizia ricadono in maniera speciale sotto i precetti del decalogo, che sono i primi elementi della legge.

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