Summa Teologica - I-II |
In Coloss., c. 2, lect. 4
Pare che le cerimonie dell'antica legge non siano ben divise in sacrifici, cose sacre, sacramenti e osservanze.
1. Le cerimonie dell'antica legge prefiguravano Cristo.
Ma per questo bastavano i sacrifici, che prefiguravano il sacrificio con cui Cristo offrì se stesso « in sacrificio di soave odore », come dice S. Paolo [ Ef 5,2 ].
Perciò soltanto i sacrifici erano cerimoniali.
2. La legge antica era ordinata a quella nuova.
Ma nella nuova legge il sacrificio dell'altare è anche sacramento.
Perciò nell'antica legge i sacramenti non dovevano essere contraddistinti dai sacrifici.
3. Si dice sacro quanto è dedicato a Dio: per cui si parlava di consacrazione a Dio del tabernacolo e dei vasi relativi.
Ora, tutto ciò che era di ordine cerimoniale era ordinato al culto di Dio, come si è visto [ a. 1 ].
Quindi tutto era sacro.
Perciò non bisogna denominare sacra solo una parte delle realtà cerimoniali.
4. Le osservanze vengono da osservare.
Ora, dovevano essere osservati tutti i precetti della legge, poiché sta scritto [ Dt 8,11 ]: « Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio, così da non osservare i suoi comandi, le sue norme e le sue cerimonie ».
Quindi le osservanze non devono essere inserite fra le cerimonie.
5. Tra le cerimonie rientrano anche le feste: poiché esse, come afferma S. Paolo [ Col 2,16s ], erano ombra del futuro.
E lo stesso vale per le oblazioni e per le offerte [ cf. Eb 9,9 ].
Ora, queste cose non sembra che rientrino in nessuna delle quattro indicate.
Perciò questa divisione delle cerimonie non è adeguata.
Nell'antica legge le singole cose ricordate sono chiamate cerimonie.
Così infatti sta scritto per i sacrifici [ Nm 15,24 ]: « Offrirà un giovenco con la sua oblazione e la sua libazione, come le cerimonie prescrivono ».
E anche per il sacramento dell'ordine si legge [ Lv 7,35 ]: « Questa è l'unzione di Aronne e dei suoi figli nelle cerimonie ».
E sulle cose sacre si legge [ Es 38,21 ]: « Questi sono gli strumenti del tabernacolo della testimonianza nelle cerimonie dei leviti ».
E a proposito delle osservanze [ 1 Re 9,6 ]: « Se vi allontanerete da me e non seguirete me, non osservando le cerimonie che vi ho imposto ».
Come si è già detto [ aa. 1,2 ], i precetti cerimoniali sono ordinati al culto di Dio, nel quale si possono considerare: il culto stesso, gli adoratori e gli strumenti del culto.
Ora, il culto consiste specialmente nei sacrifici, offerti in omaggio a Dio.
- Gli strumenti del culto erano invece le cose sacre: il tabernacolo, gli arredi e altro del genere.
- Riguardo agli adoratori poi si possono considerare due cose, cioè la loro iniziazione al culto divino, che avviene mediante una certa consacrazione, sia del popolo che dei ministri: e allora abbiamo i sacramenti.
Oppure il loro particolare modo di vivere, che li distingue da quelli che non adorano Dio: e allora abbiamo le osservanze, p. es. a proposito dei cibi, delle vesti e di altre simili cose.
1. I sacrifici dovevano essere offerti in determinati luoghi, e mediante uomini determinati: e tutto ciò rientrava nel culto di Dio.
Come quindi i sacrifici prefiguravano il Cristo immolato, così i sacramenti e le cose sacre prefiguravano i sacramenti e le cose sacre della nuova legge; e le osservanze di quei tempi prefiguravano il genere di vita proprio della nuova legge.
Tutte cose che si riferiscono a Cristo.
2. Il sacrificio della nuova legge, cioè l'Eucaristia, contiene Cristo medesimo, che è l'artefice della santificazione: come infatti dice S. Paolo [ Eb 13,12 ], « egli santificò il popolo con il proprio sangue ».
E così questo sacrificio è anche un sacramento.
Invece i sacrifici dell'antica legge non contenevano Cristo, ma lo prefiguravano: per cui non sono chiamati sacramenti.
Per indicare tuttavia questo aspetto vi erano nell'antica legge alcuni sacramenti, figure della futura consacrazione.
Sebbene a certe consacrazioni fossero annessi anche dei sacrifici.
3. I sacrifici e i sacramenti erano certamente delle cose sacre.
Vi erano tuttavia delle cose sacre, in quanto dedicate al culto di Dio, che tuttavia non erano né sacrifici, né sacramenti: esse perciò ritenevano il nome generico di cose sacre.
4. Quanto riguardava la vita del popolo di Dio, essendo al disotto degli elementi precedenti, conservava il nome generico di osservanze.
Infatti tali usi non potevano dirsi cose sacre, poiché non avevano un rapporto immediato col culto di Dio, come invece avevano il tabernacolo e i suoi arredi.
Erano però cerimoniali in quanto servivano a preparare il popolo al culto di Dio.
5. I sacrifici, come erano offerti in determinati luoghi, così venivano offerti in determinati tempi: perciò anche le feste vanno computate fra le cose sacre.
- Le oblazioni e le offerte, invece, vanno computate fra i sacrifici, poiché erano presentate a Dio: così infatti si esprime l'Apostolo [ Eb 5,1 ]: « Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici ».
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