Summa Teologica - I-II |
C. G., III, c. 130; Quodl., 5, q. 10, a. 1
Pare non giusto che nella legge nuova vengano proposti determinati consigli.
1. Trattando del consiglio, si è detto [ q. 14, a. 2 ] che esso riguarda i mezzi adatti al raggiungimento del fine.
Ma non a tutti sono adatte le medesime cose.
Quindi non è il caso di proporre a tutti determinati consigli.
2. I consigli hanno per oggetto il meglio, ma nel meglio non ci sono gradi determinati.
Perciò non si devono proporre dei consigli determinati.
3. I consigli appartengono alla perfezione spirituale.
Ma a questa perfezione appartiene pure l'obbedienza.
Quindi è ingiustificabile che nel Vangelo essa non sia stata consigliata.
4. Molte cose che rientrano nella perfezione spirituale sono poste tra i precetti: p. es. il comando: « Amate i vostri nemici » [ Mt 5,44; Lc 6,27 ], e tutte le norme date dal Signore agli Apostoli nel capitolo 10 di S. Matteo.
Perciò i consigli non sono dati convenientemente nella legge nuova: sia perché non ci sono tutti, sia perché non sono distinti dai precetti.
I consigli di un amico sapiente offrono grandi vantaggi, secondo le parole della Scrittura [ Pr 27,9 ]: « Il profumo e l'incenso allietano il cuore, i buoni consigli di un amico rassicurano l'anima ».
Ma Cristo è sommamente sapiente e amico.
Quindi i suoi consigli portano il massimo vantaggio e sono quanto mai convenienti.
La differenza tra il consiglio e il precetto sta nel fatto che il precetto implica una necessità, mentre il consiglio è lasciato all'opzione di chi lo riceve.
Era quindi giusto che nella nuova legge di libertà, oltre ai precetti, venissero proposti dei consigli: non così invece nella legge antica, che era una legge di schiavitù.
Perciò si deve concludere che i precetti della legge nuova riguardano le cose necessarie per conseguire il fine della beatitudine eterna, nel quale la legge nuova introduce immediatamente.
I consigli invece devono avere per oggetto quei mezzi che servono all'uomo per raggiungere meglio e più speditamente tale fine.
Ora, l'uomo è posto fra le realtà di questo mondo e i beni spirituali, che costituiscono la beatitudine eterna: cosicché più aderisce alle une e più si allontana dagli altri, e viceversa.
Chi dunque aderisce totalmente alle realtà di questo mondo ponendo in esse il proprio fine e regolando su di esse la propria condotta, decade totalmente dai beni spirituali.
Perciò questo disordine viene eliminato dai precetti.
- Tuttavia per raggiungere il fine suddetto non è necessario che l'uomo abbandoni del tutto le realtà del mondo: poiché un uomo che usa le cose di questo mondo senza mettere in esse il proprio fine può arrivare anch'egli alla beatitudine eterna.
Vi giungerebbe però più speditamente rinunziando del tutto ai beni del mondo.
E di ciò appunto trattano i consigli evangelici.
Ora, i beni terreni che servono alla vita umana consistono, come afferma S. Giovanni [ 1 Gv 2,16 ], in queste tre cose: nelle ricchezze esteriori, che si richiamano alla « concupiscenza degli occhi »; nei piaceri della carne, che si richiamano alla « concupiscenza della carne »; negli onori, che si richiamano alla « superbia della vita ».
Ora, l'abbandono totale di queste tre cose, nei limiti del possibile, è oggetto dei consigli evangelici.
E su di essi si fonda ogni istituto religioso, che professa lo stato di perfezione: infatti si rinunzia alle ricchezze con la povertà, ai piaceri della carne con la castità perpetua e alla superbia della vita con la sottomissione dell'obbedienza.
Ora, l'osservanza assoluta di queste cose appartiene ai consigli suddetti puramente e semplicemente.
Invece l'osservanza dell'una o dell'altra in qualche caso particolare appartiene anch'essa ai consigli, ma solo sotto un certo aspetto, cioè relativamente a quel particolare caso.
Quando uno, p. es., dà a un povero un'elemosina che non è tenuto a dare, segue il consiglio relativamente a tale atto.
E così pure quando uno si astiene per un dato tempo dai piaceri della carne per attendere alla preghiera, segue il consiglio per quel dato tempo.
E così ancora quando uno non segue la propria volontà in una data azione che pure potrebbe lecitamente compiere, segue il consiglio in quel dato caso: come quando uno fa del bene ai nemici senza esservi tenuto, o perdona un'offesa di cui potrebbe esigere la giusta riparazione.
Perciò anche gli altri consigli particolari si riducono tutti a quei tre, che sono generali e perfetti.
1. I consigli ricordati sono di per sé utili a tutti, ma per le contrarie disposizioni di certuni capita che non siano utili per loro, poiché il loro affetto non è ad essi inclinato.
Perciò il Signore, nel proporre i consigli evangelici, accenna sempre all'attitudine degli uomini a osservarli.
Infatti nel dare il consiglio della povertà assoluta fece questa premessa [ Mt 19,21 ]: « Se vuoi essere perfetto », e poi aggiunse: « Va' e vendi quello che possiedi ».
E così pure nel dare il consiglio della castità perpetua, dopo aver detto [ Mt 19,12 ]: « Vi sono degli eunuchi che si sono resi tali per il regno dei cieli », subito continuò: « Chi può capire, capisca ».
E anche l'Apostolo, dopo aver premesso il consiglio della verginità, aggiunge [ 1 Cor 7,35 ]: « Questo lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio ».
2. Il meglio nei casi particolari è indeterminato.
Però sono determinate le cose che sono universalmente migliori in senso assoluto.
E ad esse si riduce anche il meglio nei casi particolari, come si è spiegato [ nel corpo ].
3. Si deve ritenere che il Signore diede il consiglio dell'obbedienza con quelle parole: « E mi segua »: poiché noi lo seguiamo non soltanto imitandone le opere, ma anche obbedendo ai suoi comandi, secondo l'affermazione evangelica [ Gv 10,27 ]: « Le mie pecore ascoltano la mia voce, e mi seguono ».
4. Quanto il Signore disse a proposito dell'amore dei nemici nel capitolo 5 di S. Matteo e nel capitolo 6 di S. Luca , se viene inteso come disposizione d'animo, è una norma strettamente necessaria alla salvezza: l'uomo cioè deve essere disposto a fare del bene ai nemici, e altre cose del genere, quando la necessità lo richiede.
E così questa norma è posta tra i precetti.
Che invece uno compia attualmente questo bene con prontezza quando non vi è una speciale necessità è materia particolare di un consiglio, come si è detto [ nel corpo ].
- Quanto poi alle raccomandazioni contenute nel capitolo 10 di S. Matteo e nei capitoli 9 e 10 di S. Luca, esse erano norme disciplinari limitate a quel tempo, oppure concessioni, come si è visto sopra [ a. 2, ad 3 ].
Perciò non vengono ricordate fra i consigli.
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