Summa Teologica - I-II |
In 4 Sent., d. 17, q. 1, a. 3, sol. 3; De Verit., q. 28, a. 4; In Ephes., c. 11, lect. 3
Pare che per la giustificazione dell'empio non si richieda un atto di fede.
1. L'uomo è giustificato dalla fede come da altri moti virtuosi.
Cioè dal timore, di cui sta scritto [ Sir 1,27 Vg ]: « Il timore di Dio scaccia il peccato; chi è senza timore non potrà essere giustificato ».
Dalla carità, di cui fu detto [ Lc 7,47 ]: « Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché molto ha amato ».
Dall'umiltà, poiché sta scritto [ Gc 4,6 ]: « Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia ».
E infine dalla misericordia, secondo le parole dei Proverbi [ Pr 15,27 Vg ]: « Per la misericordia e per la fede vengono cancellati i peccati ».
Perciò nella giustificazione il moto della fede non è richiesto più di quelli delle virtù ricordate.
2. L'atto di fede non è richiesto nella giustificazione se non perché con la fede l'uomo conosce Dio.
Ma l'uomo può conoscere Dio anche in altri modi: cioè con una conoscenza naturale, oppure con il dono della sapienza.
Quindi per la giustificazione dell'empio non si richiede un atto di fede.
3. Gli articoli della fede sono molteplici.
Se quindi per la giustificazione del peccatore fosse necessario un atto di fede, bisognerebbe che l'uomo nella sua prima giustificazione pensasse a tutti questi articoli.
Ma ciò è inammissibile, poiché tale riflessione esigerebbe lungo tempo.
Quindi per la giustificazione non è richiesto alcun atto di fede.
Sta scritto [ Rm 5,1 ]: « Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio ».
Abbiamo già visto [ a. prec. ] che per la giustificazione è richiesto un atto del libero arbitrio in quanto l'anima dell'uomo viene mossa da Dio.
Ora, Dio muove l'anima dell'uomo convertendola verso se stesso, secondo le parole che riscontriamo in una versione del Salmo [ Sal 85,7 ]: « O Dio, convertendoci a te tornerai a darci vita ».
Quindi per la giustificazione dei peccatori si richiede un moto di conversione della mente a Dio.
Ma la prima conversione verso Dio avviene mediante la fede, come insegna S. Paolo [ Eb 11,6 ]: « Chi si accosta a Dio deve credere che egli esiste ».
Quindi per la giustificazione è richiesto un atto di fede.
1. Un atto di fede non è perfetto se non è informato dalla carità: quindi nella giustificazione dell'empio l'atto di fede è accompagnato da un atto di carità.
Inoltre il libero arbitrio si muove verso Dio per sottomettersi a lui, e quindi vi concorre un atto di timore filiale, come pure un atto di umiltà.
Infatti non si esclude che un medesimo atto del libero arbitrio possa appartenere a diverse virtù in quanto l'una è imperante e l'altra esecutrice: cioè in quanto un atto è ordinabile a diversi fini.
L'atto di misericordia, poi, può agire contro il peccato o come soddisfazione, e allora è successivo alla giustificazione, oppure come preparazione, in quanto « i misericordiosi troveranno misericordia » [ Mt 5,7 ], e allora può anche precederla; e può anche concorrere alla giustificazione assieme alle virtù sopra ricordate, in quanto la misericordia è inclusa nella carità verso il prossimo.
2. Con la conoscenza naturale l'uomo non si rivolge a Dio in quanto è oggetto della beatitudine e causa della giustificazione: perciò tale conoscenza non basta per giustificare un'anima.
Il dono della sapienza poi presuppone, come si è visto [ q. 68, a. 2; a. 4, ad 3 ], la conoscenza della fede.
3. Come scrive l'Apostolo [ Rm 4,5 ], « a chi crede in colui che giustifica l'empio la fede viene accreditata come giustizia, secondo il proposito della grazia di Dio ».
Dal che risulta evidente che nella giustificazione dell'empio l'atto di fede è richiesto nel senso che l'uomo creda che Dio giustifica gli uomini mediante il mistero di Cristo.
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