Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se i doni siano necessari all'uomo per salvarsi

Pare che i doni non siano necessari all'uomo per salvarsi.

Infatti:

1. I doni sono ordinati a una perfezione superiore alla comune perfezione delle virtù.

Ora, per salvarsi non è necessario all'uomo il conseguimento di una simile perfezione, che sorpassa lo stato comune delle virtù, poiché tale perfezione non è di precetto, ma solo di consiglio.

Quindi i doni non sono necessari all'uomo per salvarsi.

2. Per la salvezza basta che un uomo sia ben disposto rispetto alle cose divine e a quelle umane.

Ma l'uomo è ben disposto rispetto alle cose divine mediante le virtù teologali, e rispetto a quelle umane mediante le virtù morali.

Perciò i doni non sono necessari all'uomo per la salvezza.

3. S. Gregorio [ Mor. 2,49 ] insegna che « lo Spirito Santo dona la sapienza contro la stoltezza, l'intelletto contro l'ottusità, il consiglio contro la precipitazione, la fortezza contro il timore, la scienza contro l'ignoranza, la pietà contro la durezza, il timore contro la superbia ».

Ma a togliere tutti questi mali bastano le virtù.

Quindi i doni non sono necessari all'uomo per salvarsi.

In contrario:

Tra i doni il più alto è la sapienza e il più basso il timore.

Ora, sia l'uno che l'altro sono necessari per salvarsi, poiché della sapienza sta scritto [ Sap 7,28 ]: « Dio non ama se non chi vive con la sapienza »; e del timore [ Sir 1,19 Vg ]: « Chi è senza timore non potrà essere giustificato ».

Perciò anche gli altri doni intermedi sono necessari per salvarsi.

Dimostrazione:

Come si è detto [ a. prec. ], i doni sono perfezioni mediante le quali l'uomo viene predisposto ad assecondare l'ispirazione divina.

Perciò nelle cose in cui non bastano i suggerimenti della ragione, ma si richiedono quelli dello Spirito Santo, i doni sono indispensabili.

Ora, la ragione umana viene condotta da Dio alla perfezione in due modi: primo, con una perfezione naturale, cioè mediante la luce naturale della ragione; secondo, con una perfezione soprannaturale, mediante le virtù teologali, come sopra [ q. 62, a. 1 ] si è spiegato.

E sebbene questa seconda perfezione sia superiore alla prima, tuttavia la prima è posseduta dall'uomo più perfettamente della seconda: poiché della prima egli ha come il pieno possesso, della seconda invece ha un possesso imperfetto: infatti noi conosciamo e amiamo Dio imperfettamente.

Ora, è evidente che ogni essere che possieda perfettamente una natura, o una forma, o una virtù, può agire da se stesso in conformità con essa: senza escludere però l'azione di Dio, il quale opera interiormente in ogni natura e volontà.

Invece l'essere che possiede imperfettamente una natura o una forma o una virtù non può agire da se stesso senza una mozione esterna.

Come il sole, essendo perfettamente luminoso, può illuminare da se stesso, mentre la luna, in cui la luce è in uno stato imperfetto, non illumina se non è illuminata.

E così pure il medico che conosce perfettamente l'arte medica può agire da se stesso, mentre un suo allievo che non è pienamente istruito non può agire da se stesso se non è guidato da lui.

Così dunque, rispetto alle cose soggette alla ragione umana, cioè in ordine al suo fine connaturale, l'uomo può agire mediante il giudizio della ragione.

Che se poi anche in questo ambito un uomo viene aiutato da Dio con un'ispirazione speciale, ciò è dovuto a una sovrabbondanza della bontà divina: infatti, secondo i filosofi [ cf. Arist., Ethic. 7,1 ], non tutti quelli che hanno le virtù morali acquisite hanno le virtù eroiche o divine.

- In ordine al fine soprannaturale invece, verso cui muove la ragione in quanto è in certo qual modo e imperfettamente formata dalle virtù teologali, non basta la mozione della ragione stessa senza l'ispirazione e la mozione dello Spirito Santo, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 8,14.17 ]: « Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio; … e se figli anche eredi »; e secondo l'espressione del Salmo [ Sal 143,10 ]: « Il tuo Spirito buono mi guidi in terra piana »: poiché nessuno può conseguire l'eredità di quella terra dei beati senza la mozione e la guida dello Spirito Santo.

E così per conseguire quel fine è necessario che l'uomo abbia i doni dello Spirito Santo.

Analisi delle obiezioni:

1. I doni sorpassano la comune perfezione delle virtù non per il genere delle opere, cioè non come i consigli sorpassano i precetti, ma per il modo di agire, il quale deriva da un principio più alto.

2. Per la ragione già data [ nel corpo ], le virtù teologali e morali non possono mai portare l'uomo a una perfezione in ordine all'ultimo fine tale per cui non vi sia più bisogno di un'ispirazione dello Spirito Santo.

3. La ragione umana non è in grado né di conoscere né di compiere tutte le cose, sia che la si consideri perfetta secondo la perfezione naturale, sia che la si consideri perfetta secondo le virtù teologali.

Essa quindi non è in grado di respingere sempre la stoltezza e gli altri difetti ricordati da S. Gregorio.

Dio invece, alla cui scienza e al cui potere tutte le cose sono soggette, con la sua mozione ci rende immuni da ogni stoltezza, ignoranza, ottusità, durezza, e da tutti gli altri difetti.

Perciò si dice che i doni dello Spirito Santo, i quali ci rendono pronti ad assecondare i suoi impulsi, sono dati contro questi difetti.

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