Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 25, q. 1, a. 1, sol. 3
Pare che vi siano degli inconvenienti nel porre gli articoli di fede in un simbolo.
1. La Sacra Scrittura è una regola di fede a cui non è lecito aggiungere o togliere qualcosa, poiché sta scritto [ Dt 4,2 ]: « Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla ».
Perciò è illecita la compilazione di simboli come regole di fede, dopo la pubblicazione della Sacra Scrittura.
2. Come dice l'Apostolo [ Ef 4,5 ], « una sola è la fede ».
Ma un simbolo è una professione di fede.
Quindi non si giustifica la pluralità dei simboli.
3. La professione di fede contenuta nel simbolo conviene a tutti i fedeli.
Ora, non tutti i fedeli possono dire di credere « in Dio », ma solo quelli che hanno la fede formata [ dalla carità ].
Quindi non è giusta quella formula del simbolo: « Credo in un solo Dio ».
4. La discesa agli inferi è uno degli articoli di fede, come si è visto [ a. prec. ].
Ma nel simbolo dei Padri [ niceno-costantinopolitano ] non se ne parla.
Quindi questo simbolo è insufficiente.
5. S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 29 ], commentando quel passo evangelico [ Gv 14,1 ]: « Credete in Dio e credete anche in me », spiega che noi, pur credendo « a Pietro » o « a Paolo », diciamo di non credere che « in Dio ».
Ora, essendo la Chiesa Cattolica qualcosa di creato, non pare giusto che si dica: « Credo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica ».
6. Il simbolo viene dato come regola della fede.
Ma una regola di fede deve essere proposta a tutti pubblicamente.
Perciò tutti i simboli dovrebbero essere cantati nella messa, come il simbolo dei Padri [ niceni ].
Quindi non è giusta la pubblicazione degli articoli di fede fatta nel simbolo.
La Chiesa universale non può sbagliare, essendo guidata dallo Spirito Santo, che è lo Spirito di verità.
Così infatti suona la promessa del Signore [ Gv 16,13 ]: « Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera ».
Ma i simboli sono pubblicati dall'autorità della Chiesa universale.
Quindi in essi non ci sono incongruenze.
Come insegna l'Apostolo [ Eb 11,6 ], « chi si accosta a Dio deve credere ».
Ma uno non può credere se non gli viene proposta la verità da credere.
Fu quindi necessario raccogliere in un compendio le verità di fede per proporle più facilmente a tutti, e perché nessuno si allontanasse dalla verità della fede per ignoranza.
E questo compendio di sentenze della fede ha dato origine al termine simbolo.
1. Le verità della fede sono contenute nella Sacra Scrittura in maniera diffusa, varia e in certi casi oscura: cosicché per estrarre le verità di fede dalla Scrittura si richiede un lungo studio ed esercizio, il che non è alla portata di tutti coloro che hanno il dovere di conoscere queste verità, poiché molti di essi, occupati in altre cose, non possono attendere allo studio.
Da qui dunque la necessità di raccogliere dai testi della Sacra Scrittura un chiaro compendio, da proporre alla fede di tutti.
Esso però non è un'aggiunta che si fa alla Sacra Scrittura, ma ne è piuttosto un estratto.
2. In tutti i simboli viene insegnata la medesima verità di fede.
Tuttavia è necessario istruire il popolo più accuratamente su questa verità quando insorgono degli errori, perché la fede dei semplici non venga pervertita dagli eretici.
E fu questa la causa che costrinse a redigere simboli diversi.
Essi però differiscono tra loro solo per il fatto che le cose implicite nell'uno sono spiegate nell'altro con maggiore chiarezza, secondo quanto esigevano gli attacchi degli eretici.
3. La professione di fede è presentata nel simbolo a nome di tutta la Chiesa, che deve alla fede la sua unità.
Ma la fede della Chiesa è una fede formata [ dalla carità ]: tale infatti è la fede di coloro che appartengono alla Chiesa per numero e per merito.
E così nel simbolo viene presentata una professione di fede adatta alla fede formata, in modo che anche i fedeli eventualmente privi della fede formata cerchino di raggiungerla.
4. Presso gli eretici non era sorto alcun errore a proposito della discesa agli inferi, per cui non fu necessario aggiungere una spiegazione in proposito.
E così essa non viene ricordata nel simbolo dei Padri [ niceni ], ma si suppone la sua determinazione nel simbolo degli Apostoli.
Infatti un simbolo successivo non abolisce il precedente, bensì lo spiega, come si è detto [ ad 2 ].
5. Se si dice « nella santa Chiesa cattolica », ciò va inteso nel senso che la nostra fede si riferisce allo Spirito Santo il quale santifica la Chiesa, cioè in questo senso: « Credo nello Spirito Santo che santifica la Chiesa ».
Però, secondo l'uso più comune, è meglio non mettere la preposizione in, e dire semplicemente: « la santa Chiesa cattolica », come fa anche S. Leone Papa [ cf. Rufino, Comm. in Symb. Apost. ].
6. Il simbolo niceno è una spiegazione di quello apostolico, e inoltre fu compilato quando la fede era già divulgata e la Chiesa era in pace: per questo esso viene cantato pubblicamente nella messa.
Invece il simbolo apostolico, compilato in tempo di persecuzione, quando la fede non era ancora divulgata, viene recitato in silenzio a Prima e a Compieta, quasi contro le tenebre degli errori passati e futuri.
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